Il concetto di Magna Grecia è un’isola soltanto? O è anche altro nella terra di Taranto moderna, contemporanea, profetica? È una dimensione mitico-storica chiaramente. È una visione geo-politica delle culture mediterranea, ma è anche un linguaggio che si caratterizza con la contaminazione delle parole.
Se non riusciamo più a leggere un tramonto o un’alba, un’aurora sulla “striscia” tra Mar Grande e Mar Piccolo, e le notti con le luci sulle onde vuol dire che questo nostro tempo ha perso la poesia. Poesie delle immagini e le immagini che sono la bellezza del presente radicato nella memoria.
Eppure Taranto ha avuto dei poeti importanti che hanno raccontato la grecità delle appartenenze attraverso i versi che sono diventati immaginari e costole delle eredità. È stato pubblicato recentissimamente un volume consistente, bello sul piano editoriale, e ricco di pagine e autori della Taranto del Novecento.
Un Novecento che eredita Giulio Cesare Viola e va oltre tra Raffaele Carrieri, Giacinto Spagnoletti, Cosimo Fornaro, Michele Pierri, Emanuele De Giorgio, Nerio Tebano sino a Angelo Lippo. Il punto centrale è che il lavoro, basato su una forte scientificità, si apre ad una singolare lettura di Leonida, e non solo. Leonida di Taranto letto anche da Salvatore Quasimodo. Il lavoro, coordinato Rosaria Scialpi, vede contributi forti di Marilena Cavallo, della stessa Scialpi e da Micol Bruni ed è stato pubblicato da Passerino editore sia in cartaceo che in ebook.
Dicevo scientifico: si arricchisce di note e indice dei nomi. C’è di più. Taranto anche dal punto di vista letterario ha un ruolo predominante all’interno della letteratura della Magna Grecia contemporanea, perché la ricerca contempla proprio autori di tutta l’area territoriale magno greca con le diverse personalità.
Letteratura e archeologia costituiscono due riferimenti che trovano in una lettura antropologica il sistema interpretativo. Taranto letteraria c’è tutta e viene mostrata con quel suo linguaggio che ha contaminato esperienze, testimonianze, espressioni tematiche. C’è di più. Nella complessità dell’idea magno greca c’è un percorso greco della Sicilia che non si trova quando si parla di archeologia convegnistica della Magna Grecia. Infatti le Regioni della Magna Grecia si legano letterariamente alla Sicilia.
Un lavoro inclusivo. Un esempio di come dovrebbe essere la cultura anche in termini scientifici archeologici. Ma escludere. Sempre confrontarsi.
Come si chiama questo lavoro – progetto? “Sulle sponde della Magna Grecia. Da Carrieri, Spagnoletti a Quasimodo…”. Un invito, ripeto, inclusivo senza inventarsi nulla, ma rispettando le biografie e soprattutto l’essere magno greci e mediterranei. Uno sguardo di elevato interesse metodologico per una nuova didattica dei linguaggi. Le scuole, soprattutto , dovrebbero farne un buon uso.
Pierfranco Bruni