martedì 05 Novembre, 2024 - 11:25:11

La Magna Grecia nella grecità. Quasimodo al di là del bene e del male

Il viaggio è una esistenza. La grecità conosce la tragedia e Zarathustra sciamano e mago.
Nella mediterranea voce del mito tutto è possibile nella visione di un onirico indelebile. Penso a Ibico e Quasimodo tra il viaggio e l’esilio.
La grecità ed eleganza lirica di Ibico è stata riproposta da Salvatore Quasimodo che ha fatto del suo verso lo scavo nella geometrica visione dei miti.
Ibico è il rappresentante di una grande poesia mediterranea della Magna Grecia. L’antico che è in noi. Il sentimento di antico è una profezia che va oltre la storia. C’è il mito.

Sulle rive del mito la Magna Grecia è un lungo racconto. La memoria attraversa i territori del Mediterraneo che sono dentro la nostra Storia.
Quasimodo ha attraversato con i lirici greci e della Magna Grecia il mistero delle concordanza mediterranee.
Un racconto che recita frammenti di tempo attraverso una riappropriazione di quei segni che si lasciano ascoltare tra i venti della nostalgia che recita attraverso il divino per conquistare la Bellezza.

La bellezza è il richiamo costante di una memoria che diventa mistero o profezia. Non può farsi storia. Perché la Bellezza nasce da un fulmine e bisogna catturarlo per farlo diventare trasparenza. È un dialogo incostante con gli dei.
Non tutti vedono la trasparenza. Non è il fatto di capirla o meno. È di vederla per percependola sentirla con l’occhio che è interiore e percepisce la sensazione dei due occhi visibili.
Gli dei non hanno mai dato ascolto alla ragione. Ma ad un invisibile che è immortale. Immortale come gli dei.
Il velo degli Dei o degli dei è un inevitabile incastro tra Saffo e Nietzsche.

Per metafore e per simboli si è sviluppato il percorso di una letteratura che ha radici. Nel Mediterraneo di Saffo di Ibico di Quasimodo.
Con i temi e le analogie. Si presentano nella loro interezza. Restano a vivere una memoria che, nonostante tutto, ci manca.
Perché ci manca quella poesia. Cosa recuperare? Cosa lasciare? Cosa segnare come tracciato di un destino? interrogativi che Quasimodo si è posto.
Gli echi che ci riportano a quel tempo, a quel tempo che è stato ma che continua a vivere nella nostra coscienza, sono le voci dei poeti tradotto da Quasimodo.
È la voce della poesia. Il Mediterraneo è un intreccio tra Occidente ed Oriente. Culture e civiltà sono vita nel tempo e nella storia. Da Ibico a Leonida.
Sulle rive della nostalgia il mito si intreccia nelle parole. C’è stata una Magna Grecia. La Magna Grecia di Ibico, di Nosside e poi la recita degli altri territori da Leonida a Stesicoro. C’è stata una Magna Grecia nella poesia latina. Orazio e “Le camene latine”.
C’è una Magna Grecia che ha percorso tutta la cultura moderna e contemporanea e continua a vivere nel nostro presente.
Questo nostro presente quasimodiano che si raccoglie come suono nella conchiglia del tempo e lo si vive come se vivessimo i giorni della memoria che sono fruscio nel nostro ascoltare .
Un ascoltare che è sogno. Che è vita. Che resta, appunto, nostalgia.

E la poesia è un andare tra i rivoli di una nostalgia che ha un suo senso anche in questo nostro tempo che è fatto di maree nei viaggi delle metafore e dei popoli che hanno richiami antichi.

Qui tra queste rive della Magna Grecia che si leggono come mito è nata la cultura occidentale. Quella cultura che ha eredità i miti e i simboli che provengono dall’Oriente e che disegnano il quadro di una nuova visione che si vive tra storia e poesia.
La Magna Grecia, in fondo, è in un tracciato che non è soltanto culturale, ma è un tracciato di consapevolezza, di radicamenti, di appartenenza che ha disegnato un quadro spirituale e testamentario in una linea che è geografica, ma è profondamente etica e filosofica. in Quasimodo la liricitá greca e grecità profonda.
Ci sono due strade che si completano in questo viaggio.
La leggenda e la tradizione. Non si può “vivere” la Magna Grecia senza porre come elemento di base la complementarità di questi due modelli che racchiudono il senso del mito nel passaggio tra l’antico e il moderno.
L’antico e il moderno delle eredità sono i due principi portanti per una consapevolezza della ragione dell’essere mediterranei e quindi profondamente dentro il vissuto della Magna Grecia.
Così in Quasimodo.
La Magna Grecia è il Mediterraneo. Non si possono disconoscere le indicazioni della poesia e più in generale e della letteratura.
Ieri e oggi.
I confini prestabiliti hanno due riferimenti.
La storia e il mito. La letteratura, o meglio la poesia, non è il tramite tra questi “pilastri”.
La poesia è la dimensione simbolica che già di per se vive nel mito. E il mito è indefinibile ma c’è. Si lascia ascoltare . E i poeti, quelli che restano, sono i “legislatori” del mito.

Sulla sponda del mito, allora, le eredità letterarie sono principalmente eredità esistenziali. Le quali lasciano segni particolari nella nostra contemporaneità.
Quella poesia si traduce in metafora. La metafora è nel tempo.

Ibico:
Ora non ho desiderio di cantare/Paride ingannatore di ospiti/né Cassandra dalle agili caviglie/e gli altri figli di Priamo e il giorno nefasto/della presa di Troia;/né la splendida virtù degli eroi /che le cave navi ben connesse portarono,/sventura per Troia, eroi gloriosi; (…) / e qual numero di navi da Aulideda/Argo attraverso il mare Egeo/andarono…”.

Sulla sponda del mito che i simboli richiamano quei tasselli di un mosaico che è un andare e un incontrare il tempo dell’essenza.
Forse è questo il tempo che ci manca. O forse vorremmo ritrovarci ancora sulla sponda dei mari a capire il senso della Magna Grecia recitando il gioco infinito di un sentimento che è quello del ritorno. Forse è quella dell’uomo del nostro tempo.
La grecità non è soltanto una forma simbolica. È l’essere che attraversa le nostre coscienze. Anzi è la nostra coscienza che diventa consapevolezza di un processo che è sì culturale ma che diviene profondamente etico ed esistenziale in un quadro di valori la cui eredità è nel rispetto delle appartenenze.
La nostra grecità è una dimensione non solo storica, ma resta principalmente visione onirica ed esistenziale che trova nella poesia una chiave di lettura fondamentale.
Ibico, il poeta amato da Pavese, tradotto da Quasimodo, raccoglie storie e racconta storie ma queste storie si perdono nel tempo come fughe di una cronaca e restano con noi come immagini e segmenti di una antica metafora.
L’isola e il mare.
Un viaggio che Quasimodo ha reso con un Unico metafisico.
Vivo concordando la malinconia alla pazienza.
Mi dico spesso:
Se temi il diluvio pensa al nubifragio
se corri il rischio del vento d’altura non dimenticare che potresti naufragare
se pensi alla immortalità
cerca di diventare una conchiglia
se credi che ogni partenza potrebbe avere
un non ritorno
fermati al centro del labirinto ammesso
che abbia un centro
se ti senti sicuro di ciò che stai vivendo
attrezzati per convivere con il dubbio.
Non dimenticare mai che nell’arco potresti avere cento frecce una o addirittura nessuna e potresti non avere neppure l’arco.
Se ti accorgi di non averne osserva il cielo e osservati il tempo che hai inciso sulle mani.
Poi prova a inventarti l’arco e una freccia.
Non scoraggiarti finché convivi con la pazienza.
Leggo Quasimodo ma Nietzsche mi parla di Zarathustra.
Lo sciamano nella grecità.

Marilena Cavallo

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Notizie su Marilena Cavallo

Marilena Cavallo
Nata in Puglia, a Martina Franca provincia di Taranto. Docente di Lettere nei Licei. Studiosa di Pirandello, D’Annunzio e di problematiche relative alla letteratura italiana ed europea del Novecento. Ha condotto uno studio sistematico sul mondo della fantasia in G.B Vico filosofo e poeta. Ha sviluppato relazioni scientifiche in convegni dedicati a Sandro Penna nel Centenario della nascita (per conto del Comitato Nazionale Sandro Penna del MiBAC) e ha scritto saggi per riviste sulla figura e sull’opera di Cesare Pavese oltre ad aver contribuito ad incontri per la promozione della canzone d’autore e a convegni per la valorizzazione dell’arte di Emanuele De Giorgio. Ha partecipato a trasmissioni della Rai (Dieci minuti di…) su argomenti culturali che vanno da “ Pirandello e il Mediterraneo “ a “ Gabriele D’Annunzio e Corrado Alvaro tra i luoghi della Magna Grecia “ sino a portare sullo schermo la figura e l’opera di “ Raffaele Carrieri, i paesaggi e il mare “. Proprio su Raffaele Carrieri ha approfondito il tema poetico del mare e delle sirene. E’ inserita nelle attività delle manifestazioni “ Ottobre Piovono libri “ del Ministero per i Beni e le Attività Culturali con aspetti riguardanti la poesia meridionale : da Scotellaro ai poeti della Puglia, da Cesare Giulio Viola alla cultura contadina. Proprio in riferimento a ciò si è soffermata con i suoi studi sul tema del mare e dell’amore in Cesare Pavese. E’ componente di giurie e Premi alla cultura. E’ stata componente della Commissione Nazionale del Premio alla Cultura del Mediterraneo.

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