La Settimana Santa è nella civiltà cristiana un punto di sicuro riferimento in cui la Croce resta l’elemento centrale insieme alla Passione di Cristo, al tradimento di Giuda e alla Resurrezione – Rivelazione.
Un percorso che trova nella metafisica dei popoli un radicamento molto forte. Temi non solo teologici e filosofici, ma anche antropologici.
L’antropologia della Croce è una scavo nel cuore di una ontologia esistenziale che costantemente mette alla prova le culture. Non solo quelle cristiane. Sono coinvolte anche le civiltà musulmane, ebraiche, induiste.
La Croce è il simbolo non solo del dolore. È un simbolo nella metafora della rivelazione e quindi del sacrificio e della rinascita.
L’antropologia della fede tra Beni immateriali e paesaggi costituisce una interpretazione fondamentale per sottolineare l’importanza della cultura che vive di Tradizione.
Il sacro ha il suo rito e ogni liturgia resta nella vita dei popoli. Una civiltà di fede ha sempre una sua lettura antropologica tra i luoghi che restano memoria. Sia nei tessuti territoriali dell’Occidente che negli Orienti che partono da Gerusalemme a tutto il mondo Arabo, dal Merditerraneo greco a quello profondamente latina, la visione religiosa ha lo scavo esistenziale di una antropologia del “visivo”, dell’immaginario e del reale.
La memoria si lega alla Tradizione con un intreccio di rimandi sia di sguardi nell’immateriale sia di una materialità fatta di strutture e di “cose”.
La tradizione insiste anche quando non ci saremo più. La memoria è fatta di un immaginario che resiste al tempo perché il tempo non sgretola ciò che si tramanda.
La centralità dei popoli è il mito che diventa eredità. Così i beni culturali diventano chiave di lettura del patrimonio delle umanità. La Settimana Santa in una città come Taranto esprime modelli di eredità che hanno radici nel mondo del Mito che si trasferisce nel Sacro.
Taranto è dentro il Mediterraneo. Non solo in termini di geo – politica o di eredità greche e magno greche, ma anche in una lettura antropologica con le culture del Mediterraneo andaluso.
Siviglia ha una tradizione molto forte di intrecci rituali tra una problematicità pagana e una ritualità sacro – onirica il cui senso è proprio nel legame tra religiosità e antropologia.
Dalla processione ai canti, dalla preparazione del triduo alla notte di Pasqua la chiave di lettura è completamente accostabile. Luoghi del Mediterraneo che penetrano nelle tradizioni il cui incontro è proprio in una identità tra Occidente ed Oriente.
A Taranto dalla Chiesa di San Domenico comincia il percorso che diventa un percorso a cerchio. La circolarità è proprio nella singolarità di una antropologia della fede che supera il labirinto, ovvero il mito, per impossessarsi metaforicamente del centro. La centralità del Cristo tra umanità e santità.
Taranto ha il mare nel cuore e le civiltà divise e unite nell’anima. La metafora del labirinto che si chiude nella circolarità della processione diventa un vero e proprio segno metafisico del tempo.
La grecità tra Occidente ed Oriente, con i simboli e gli archetipi classici, in un Occidente religioso: una verità dei popoli che si raccontano nel destino di una geografia del paesaggio storico e umano.
Qui il bene culturale trova la sua trasparenza tra il bene immateriale con quello materiale.
Pierfranco Bruni