Donato Marti aveva 72 anni, e aveva un reddito da pensione molto basso, tale da costringerlo a lavorare ancora sui cantieri.
L’uomo, originario di Avetrana, è morto ieri a Lecce dove era impegnato in alcuni lavori di ristrutturazione di un immobile in via Parini, nei pressi del cuore commerciale della città.
“Sono arrabbiato.
Sono consapevole che in questi momenti bisogna fare solo silenzio e unirsi (per quello che è possibile) nel dolore dei familiari. Ma sono troppo arrabbiato per restare zitto“. Comincia così l’amaro sfogo di Alessandro Scarciglia ex-vice sindaco di Avetrana.
“La morte di Donato Marti (mesciu Donatu ad Avetrana) – continua Scarciglia – è la conferma di uno Stato che non c’è!
A 72 anni uno dovrebbe godersi la pensione, giocare con i nipoti e farsi qualche passeggiata con la propria moglie.
Invece no! In Italia tutto questo non è possibile!!!!
Non puoi vivere con una pensione che fa ridere solo il fatto stesso di chiamarla tale. Quattro soldi dopo una vita buttata nei cantieri, a caricare tufi dalla mattina alla sera.
Per sopravvivere, invece, nonostante l’età, – rimarca ex-vice sindaco – sei costretto a lavorare ancora. Per fare star bene la tua famiglia, i tuoi figli. E continui a sacrificare la tua vita!!!
Perché? Le chiamano morti bianche. No, cari amici. No.
A queste morti va assegnato il nome più appropriato: morti di Stato.
Si.
Quello Stato – conclude l’ex numero due di Avetrana – che continua ad applicare una politica di austerità solo nei confronti dei poveri cittadini.
Fai buon viaggio ora, maestro! Che Dio sia con te!“
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