La normalità della follia sta occupando tutto lo spazio che l’Uomo ha conquistato nel corso della sua storia di creatura padrona di quel mondo cui era stato destinato. Lo svilimento della natura umana sta producendo catastrofi ideologiche minando tutti i presupposti per la nostra evoluzione emotiva.
L’attualità in cui siamo calati e a cui assistiamo non è meno grave solo perché già vista in altri contesti ed in altre ere, ma conferma e amplifica la dolorosa impotenza di un rimedio prima della fine.
Quell’ “analfabetismo emotivo” di cui esperti sociologi e psicologi discutono, può essere l’unica causa di questa violenza gratuita da parte di coloro che hanno vite ormai svuotate da quelli che una volta venivano considerati “valori”?
La fa da padrona l’idea che non ci sono limiti, che tutto è possibile se finalizzato a procurare piacere, soddisfazione per colmare il vuoto di esistenze che sembrano scorrere tra i binari della normalità. L’incapacità di provare emozioni positive o negative, la noia e la solitudine travestite da indifferenza e strafottenza, sono gli unici stimoli che si accompagnano a queste vite dall’apparenza ordinate, pulite… vissute tra mura domestiche di famiglie come tante.
Ragazzi come tanti, figli come tanti, dinoccolati e distratti come tanti, minorenni cui sta per spuntare qualche segno di un’età che dovrebbe diventare adulta. Giovani vite a cui perdoniamo e concediamo tutto. Adolescenti cui facciamo sempre più spazio e che assecondiamo e anticipiamo nei desideri ancora inespressi . Miniature di uomini destinati a diventare un futuro che non siamo riusciti a disegnare per loro, inebetiti dal faceto di cui li circondiamo, delirio di una generazione che non ha saputo gestire e incanalare positivamente quell’eredità di valori che abbiamo barattato con percorsi più facili e comodi.
Mi chiedo se è possibile che, in quel pur angusto spazio concesso tra una buonanotte e un ciao distratto del mattino, tra un’imprecazione e un rimprovero, tra una carezza e un bacio, quelle madri e quei padri non abbiano mai notato un piccolo segnale, uno sguardo stranito, un pensiero che voleva sfuggire e nascondersi nel nulla della loro apatia.
Mi chiedo se mai educatori, amici, conoscenti, quel mondo insomma che si crea intorno a tutte le esistenze, hanno mai commentato, parlato, discusso, EDUCATO al rispetto, alla considerazione e all’empatia, al rigetto di tutto ciò che limita e viola la vita e la dignità dell’altro.
Mi meraviglia e mi spaventa questa rassegnazione all’incalzare della violenza, questo rintanarsi nel chiuso del proprio EGO e non accorgersi di quello che accade a chi vive a un passo da noi.
Come si può giustificare coloro che sicuramente sapevano, riferivano, conoscevano e non hanno insistito affinché quei penosi e mocciosi bulli venissero fermati in tempo!
L’indifferenza dilagante si scontra con la curiosità morbosa e devastante sdoganata sul web come un trofeo di onnipotenza, dove ogni azione è amplificata e legittimata dall’apparire e immortalare il momento, dove il gesto anche più efferato perde gravità ma diventa mezzo per “esserci”. Quei 14 ragazzini, ancora imberbi e ossuti, schermati e rassicurati dall’onnipotenza del branco che raccoglie le paure dei singoli per farne arma compatta, hanno mai sentito parlare di pietà di compassione di solidarietà, di rispetto, di paura e di dolore? Quella vita insultata, disprezzata e offesa, azzerata nella sua dignità e nella sua essenza, quelle grida non ascoltate e non riconosciute, quella solitudine abbandonata nell’indifferenza di chi sapeva e ha preferito tacere, spero possa scuotere e farsi finalmente sentire dalla coscienza di chi dovrà giudicare coloro che forse non sono ancora consapevoli della gravità del loro agire e che meriterebbero di rivivere anche solo nell’anima la disperazione e la paura che hanno procurato a una creatura senza possibilità di difesa.
Anna Marsella
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