(…) I bambini «vestiti di nero» – dunque – sono pronti per andare a scuola stringendo forte il manico della cartella di cartone. La cartella, bella e tosta come una pala di baccalà, contiene due quaderni neri con il bordo rosso: uno a righe e l’altro a quadretti, la penna col pennino, un brandello di carta asciuga inchiostro, una matita appuntita. Nella cartella c’è posto pure per la merenda da consumare nella pausa di ricreazione: due robuste fette di pane con in mezzo un cespuglio di rape fritte infreddolite o due sarde ben salate. Non manca la frutta verde e secca: una grossa arancia e una legnosa còrnula (carruba). E’ inimmaginabile che il futuro avrebbe riservato ai loro figli, alunni di fine Novecento, una colazione ricca d’ogni ben di Dio.
(…) Si entra in fila per due salendo la scala senza ringhiera [l’abbattimento delle barriere architettoniche è rappresentato dal bidello Luigi Fusco, unica protezione che, dall’ottobre del ’52, provvede a far da scudo per tutti].
I locali della squola sono bui. I muri sono di un colore indefinibile, freddi e severi come quelli del carcere di Alcatraz. Nei lunghi e angusti corridoi si sente il lezzo dei cessi alla turca. Nelle piccole aule, sulle cui pareti campeggiano il crocifisso e la carta geografica, sale l’inesorabile odore dell’inchiostro racchiuso nei calamai di vetro ficcati nei mastodontici banchi di legno grezzo e irto con scomodi e piccoli sedili per culetti straripanti. Di solito i calamai si trasformano da serbatoi d’inchiostro a contenitori di rifiuti solidi e liquidi: palline di vetro colorate, carte, gessi, mosche, ragni, insetti d’ogni specie e, soprattutto, sputi.
I pochi maestri sulla soglia della pensione hanno un aspetto formale e solenne simile a quei “Signori di fine Ottocento”. I giovani insegnanti hanno, invece, un aspetto progressista, al passo con i tempi. Rappresentano il nuovo e costituiscono quasi tutti la nuova classe politica maruggese: Antonio Micelli (sindaco) e suo cognato Antonio Lomartire (sindaco), Fortino Marsella (sindaco) e suo fratello Isidoro (consigliere comunale), Peppino Depierro (sindaco) e Ottavio Cantoro (vicesindaco), Giacinto Santoro. La disciplina da questi impartita non scherza. L’affettuosa punizione emessa dal professore Lomartire consiste nelle fichècche. Uno, due o tre colpi del suo “pugno chiuso” (non perché comunista anche se lo è) sulla testolina del condannato (secondo il grado della sentenza emessa). Ha un’abilità tecnica per punire senza far male. Non c’è alcun genitore di alunno punito che ricorre al Telefono Azzurro. Anzi. (…)
Immagini e brani tratti dal libro di Tonino Filomena “Paese nostro povero ma bello – Gli anni Cinquanta”
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L’EDIFICIO !
COSTRUITO QUASI UN SECOLO ADDIETRO , ANCORA BELLO , AUTOREVOLE E STATICAMENTE INTEGRO , CHE PENA GUARDARE L’EDILIZIA PUBBLICA DEI GIORNI NOSTRI .