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La notte di Taranto dal 11/11/1940 al 12/11/1940

La nave da battaglia Conte di Cavour danneggiata dopo la Notte di Taranto dell’11 novembre 1940 (Wikipedia)

Con l’espressione notte di Taranto si fa riferimento all’attacco aereo inglese avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale, nella notte tra l’11 e il 12 novembre 1940, ai danni della flotta navale della Regia Marina Italiana, dislocata nel porto di Taranto.

La sera dell’11 novembre 1940 l’Ammiraglio Andrew Cunningham, Comandante in Capo della Flotta Mediterranea della Royal Navy inglese, diede il via all’Operazione Judgement: 20 aerei – di cui 11 aerosiluranti Swordfish – decollarono dalla portaerei Illustrious e affondarono nel porto di Taranto la grande corazzata Littorio e le due rimodernate Duilio e Cavour. La forte difesa contraerea di Taranto, costituita da un centinaio di cannoni, duecento mitragliere e oltre cento palloni frenati, riuscì ad abbattere solo due degli aerei inglesi che attaccavano a bassa quota.

Contemporaneamente all’attacco di Taranto, la sera dell’11 novembre alcuni incrociatori e cacciatorpediniere inglesi si staccarono dalla flotta principale per dirigersi verso il Canale d’Otranto ed intercettare così il traffico italiano verso l’Albania. La formazione britannica, costituita dagli incrociatori leggeri Orion, Ajax e Sidney, con la scorta dei cacciatorpediniere della Classe Tribal Nubian e Mohawk, intercettò un convoglio diretto a Valona e affondò i piroscafi italiani Antonio Locatelli, Premuda, Capo Vado e Catalani.

L’esito dell’incursione nel porto di Taranto dimostrò quanto fosse sbagliata la convinzione della Regia Marina Italiana secondo cui gli aerosiluranti non avrebbero potuto colpire le navi all’interno delle basi, a causa di bassi fondali. Di contro, furono proprio i bassi fondali a limitare i danni per la Marina Italiana in quanto impedirono l’inabissamento delle tre corazzate: la Littorio e la Duilio furono recuperate dopo mesi di lavoro, mentre la Cavour non rientrò più in servizio sebbene i lavori per il suo recupero continuarono per espresso volere di Mussolini, a scapito di costruzioni più importanti. La flotta rimanente, invece, fu spostata a Napoli.

La notte di Taranto segnò anche e soprattutto un punto di svolta nelle strategie sulla guerra del mare, affidando all’aviazione e quindi alle portaerei un ruolo fondamentale nei futuri combattimenti.

Dopo l’incursione, a Taranto si recò anche l’addetto militare presso l’ambasciata giapponese a Roma con l’incarico di raccogliere maggiori informazioni possibili sul raid, in quanto segretamente stavano già pianificando per l’anno seguente un attacco simile da effettuare su Pearl Harbour.

Bibliografia e approfondimenti:

Brian Bethan Schofield, La notte di Taranto: 11 novembre 1940, Mursia, Milano 1991;
Arrigo Petacco, Le battaglie navali nel Mediterraneo nella Seconda Guerra Mondiale, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1996;
Nino Bixio Lo Martire, La notte di Taranto (11 novembre 1940), Schena Editore, Taranto 2000;
Giorgio Rochat, Le guerre italiane 1935-1943. Dall’impero d’Etiopia alla disfatta, G. Einaudi Editore, Torino 2005.

fonte: memorieincammino.it

 

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