La piazza, quel magico spazio dove ognuno di noi aveva incrociato lo sguardo generoso e benevolo di “Guglielmo la guardia”, era il nostro eterno ritrovo, il luogo comune degli adulti e lo spazio naturale di noi ragazzi. In quel luogo “immenso” e gioioso, antistante al castello e a ridosso delle pareti degli antichi palazzi del nostro Mezzogiorno d’Italia «sono sfilati numerosi attori come il sordomuto, lo sciancato, lo scemo del paese, l’epilettico, lo zoppo, il pazzo, il più povero dei poveri, il mafioso, il contadino cocciuto, il maestro severo e tanti altri che, per le loro personali qualità, hanno lasciato il segno nella memoria e sono ricordati come personaggi, come attori protagonisti.»
Quella piazza era un intreccio di passione, gioco e poesia. Era lo spazio ampio e libero della quotidianità profonda, graffiata, sofferta e festaiola dei nostri papà e dei nostri nonni. Quella piazza avvolgeva l’intero mio paese e con esso la sua coscienza. Quella piazza era come un libro aperto. Con le sue pieghe e le sue piaghe, perché accoglieva i sentimenti, i torti e le ragioni del suo popolo. Col passare del tempo, impietoso e inesorabile, quella piazza come luogo e dimensione esistenziale non sarebbe stata più la stessa.
Mentre scrivo mi domando se possiamo ancora sperare di recuperare la “nostra piazza”. Mi chiedo se un giorno o l’altro riusciremo ad allontanarci dalla “piazza virtuale” (Facebook) e ricominciare a contare gli Amici veri della “piazza reale”. Mi domando se il Profilo di ognuno di noi potrà essere più visibile, più autentico. Spero di sì.
(Brano tratto dal libro “L’infanzia perduta”, in vendita al prezzo di € 10,00 in Maruggio presso: Edicola Ciro e Marisa, Farmacia Dr. Calò, Pizzeria “Nuovo Millennio”).
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