In seguito al notevole successo della presentazione del libro “La bellezza dell’attimo” (Maruggio, 9 agosto u.s.) e ai poetici dipinti murali nel centro storico del nostro paese, si è aperto un confronto culturale tra i giovani (e non solo) sulla “Poesia Oggi”. Riceviamo e volentieri pubblichiamo un prezioso contributo della poetessa Maria Grazia Destratis.
Mi sono spesso domandata nel corso degli ultimi tempi, in particolare dopo aver lavorato sulla mia prima silloge poetica “Entropia Donna” e sul libro “La bellezza dell’attimo”, se oggi la poesia o la prosa, possono ancora sopravvivere nell’universo delle comunicazioni di massa. Viviamo in una società che se da un lato ha fatto progressi enormi nell’ambito tecnologico, dall’altro è inondata da una straripante superficialità e da una non più sopportabile indifferenza sociale. E’ una società in cui si insegue la libertà “a tutti i costi”, e che una volta raggiunta, si sostanzia in sterile retorica. Una società in cui leggere, scrivere o fare arte equivale a mostrare le proprie insicurezze e i propri dubbi. Perché in fondo fare poesia significa esprimere “in versi” la propria condizione interiore, denudare la propria anima. Non è facile, sopratutto per noi giovani, palesare le nostre incertezze, perché solo il più “forte” (che si ritiene tale) o colui che indossa una maschera di finta sicurezza, riesce a trovare “spazio” per sopravvivere.
Nietzsche insegna e mi conforta: “Che cos’è il sigillo della raggiunta libertà? Non provare più vergogna davanti a sé stessi.” Non aver vergogna verso se stessi! E’ questo il punto di partenza da cui ripartire, a prescindere se si è scrittori, poeti, narratori, menestrelli o meno. Bisogna avere il coraggio di andare contro corrente. Liberarsi da quella vergogna intesa come fobia sociale imposta dalle ideologie dominanti dal Sistema. Bisogna avere il coraggio di affermare le proprie idee nonostante le critiche a volte crudeli che si ricevono (quando dico che scrivo poesia, molto spesso mi sento dire che la poesia è pesante, noiosa, inutile…). La poesia sicuramente non cambierà il mondo ma può essere quella piccola cosa che ci permette di riflettere, di creare un ponte fra le anime, di capire quel quid, quel qualcosa che unisce.
Sappiamo bene quanto sia forte il potere che ha la “parola”. Con “La bellezza dell’attimo” abbiamo unito la parola alla fotografia. Cosicché l’arte fotografica ha dato “voce” alla Poesia e viceversa. E’ nata così la “Poesia parlante” e la “Fotografia Illuminante”. Perché la fotografia ci permette di catturare l’attimo fuggente ma soprattutto, in una società in cui l’Umano (poco umano) è sempre più proiettato verso il futuro, ci concede di “mettere a fuoco” il nostro presente e di recuperare la nostra memoria, il nostro passato, le nostre Origini. La vita, le emozioni sono dietro uno sguardo o sul volto rugoso di un vecchio, dietro gli angoli del mondo, lungo i vicoli del nostro amato paese. A tutti sarà capitato almeno una volta di recuperare una vecchia fotografia e di rivivere attraverso essa l’emozione di quel momento, la commozione nel guardare una persona cara magari non più presente.
Ecco perché dobbiamo recuperare il senso comune, il senso della riflessione per noi stessi e per la nostra comunità, recuperare l’onestà e l’autenticità (senza filtri) della propria Identità, e diciamolo una volta per tutte: la vita in fondo è breve, cogliamo perciò ogni singolo momento senza attendere il momento perfetto. Facciamo del tempo il nostro Tempo continuando ad emozionarci ancora. Nonostante la fobia sociale dilagante.
Maria Grazia Destratis, poetessa e fotografa
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