Ho appreso poco fa della scomparsa improvvisa di una persona a me cara, Girolamo Melis, l’ho conosciuto su Facebook. Un grande scrittore, un grande uomo con il suo pensiero libero. Più volte ci siamo confrontati sul tema della disabilità. Era un persona “speciale”, un grande uomo di cultura. Autore di ” Io mi prendo cura di te”, volume che raccoglie una serie di testimonianze-racconti (pubblicati a suo tempo sulla rivista Vincere – area disabilità) che illuminano tutto il variegato mondo della disabilità – handicap, visto dal punto di vista di chi soffre l’handicap stesso o di chi dedica la sua vita ad alleviarne le conseguenze (mi prendo cura di te, appunto). Una specie di manifesto che – attraverso le varie associazioni – si propone di mobilitare, sensibilizzare, scuotere l’intera società dei cosiddetti “normali”
Le persone non muoiono immediatamente, ma rimangono immerse in una sorta di aura di vita che non ha alcuna relazione con la vera immortalità, ma attraverso le quali continuano ad occupare i nostri pensieri nello stesso modo di quando erano vivi. (Marcel Proust)
Buon viaggio Giro!
Fernando Filomena
E ora?
E ora? Ora che les rencontres
sono memoria
Ora che ho avuto in dono
la vita senza storia, la vita libera
dal calendario delle date e degli eventi,
e il tempo è nominazione come fu dall’origine
e che contiene il tutto del passato e del presente
Ora che l’esserci ha il profumo dell’Essere
e non il lezzo di numeri di quanti e di misure
ora
in compagnia du regard
mi lascio immaginare dai passanti
dai visi illuminati
dai paesaggi di sorriso e di dolore
Ora – ora sto nel furore e non busso alle porte
spalancate ai richiami al calcolo errabondo.
Sto nel superfluo delle foglie cadute
che tornano sui rami.
Tutto è qui
Il suono parla e le parole suonano
La Saraghina ha il volto di Nastassja
Suor Teodorica ora lancia il suo corpo
Sull’organo e sul corpo del bambino
E scaccia la mitraglia dal cielo
Piovono gerani e girasoli
Fresco è il sapore dell’olio di Riguardo
E Riguardone e Poggio al Vento
La lingua spalàta e scrive in sé
Il decalogo il karma la rencontre
Che non è vero non si perderà dopo la prima Vita
E riaffiora e galleggia e navàgera
Nel canto sacro di Medea del Fratello Pierpaolo
E s’ingarbuglia e dà di matto
Nei Tre cartelli sui Cani che parlano dell’Uomo
E ritorna nell’epidramma al Papa Peccatore:
“Non ti si chiedeva di perdonare Marx …
un’onda immensa che si rifrange da millenni di vita
ti separava da lui, dalla sua religione:
ma la tua religione non parla di pietà?
………………………
Lo sapevi, peccare non significa fare il male:
non fare il bene, questo significa peccare.
Quanto bene potevi fare e non l’hai fatto.
Non c’è stato un peccatore più grande di te.”
Fiore giallo mamma accudente padre fedele
al compito di Yhavh parola di Dio
linguaggio dell’Arbia colorata in rosso
e dello sbarco sefardìta a Diamante
e degli zoccoli ritmati e liturgici
dei Cavaleris de Nuraddha
e dello scendere sulla strada incontrando Persone
e non città.
Nel Dono.
E nell’inafferabile sconfinato paesaggio del Dono
non mi vengono incontro doveri e richiami
È dentro me la chiamata la voce la provocazione
del restituire
è dentro me il riconoscere e talvolta mi affiora
ancora ancora il conoscere
e l’ignoto ha il sale delle lacrime
il sorriso del debole
la mano tesa dell’infermo
e nessuno e niente mi chiede
Il Dono continua e moltiplica le stelle
e le regard del cieco mi dà la vista
e il germoglio di riso m’invita a parlare
a rispondere al suono di vento e di campo
e i piccoli aironi si divertono alle mie spalle
e mi fanno tu-tu come dire… “sei scemo?”
E vivere e ascoltare e baciare e restare in attesa
e nuotare nella notte
e inondato di Sogni
non essere mai capace di raccontare un sogno
io sì io abitante e viandante nella Casa dei Sogni.
Il bambino mi fa il verso e lancia l’esile
dispettoso PA! che gli donai al primo regard
e lo rivuole e io cerco di spiegargli
“Non qui non qui… che se lo faccio
saremo circondati dai Carabinieri e…
no il bambino stradale vuole il PA!
la mamma si gira di là
e io lancio la proposta d’un vice-PA!
e mi fo dizionario mesopotamico, mi attrezzo
di fonemi e morfemi di lalìe di gutturalìe e
…….parindischzlerdini…. curstawerna… gandarangi-turdisghrewardik… papài…..bign…..
Bambino gode e s’appresta e s’ingegna
a rovinar la vita in famiglia e all’asilo
e insieme ci diamo di gomito e la mamma ci sta
e un giorno o l’altro questo o quel sentiero
ci renderà la rencontre dans le regard.
Lucciola lucciola vien da me
ti darò il pan del Re… e Maria Maddalena va
alla fontana… e ‘ndare ‘ndare ‘ndare
lu matate porta lu sane
e Paolo Osiride dagli scalini non si schioda
e sul trono della sua carrozzina paraplegica
aspetta
e tu non t’azzardare ad aiutarmi – dice son regard
e l’Ufficio Postale aspetterà – “e se chiude?”
“…chiuderà. Io aspetto domattina qui in fondo agli scalini…”
Arrivano gli amici i giornali i volontari i bari i democratici e bugiardi… e lo vogliono alzare e sollevare
Ci vorrebbe tre secondi a sormontar la scalinata…
Sto cazzo! fa il gigante ai vigili urbani.
Paolo Osiride aspetta
Aspetta da vent’anni e da vent’anni nessuno mai
ha steso una banale passerella sugli scalini.
Il sindaco in persona porta il geometra
E il geometra porta il permesso
E i lavoranti stendono la tavola
Lo stratega la fissa per non farla scivolare.
E a Paolo Osiride – mio compagno di guerra alla menzogna e all’ipocrisia – basta una manata alle ruote
E vài e vàaaaaaai! Eccolo su all’ufficio pensioni
e intasca la miseria poi ridiscende a razzo
e lancia un vaffanculo oh mica alle barriere architettoniche….. quelle si abbattono…
il vaffanculo va alle barriere dell’umanità.
E mi associo al suo canto “Trallallà!”.
……………….
E domani? Chissà.
Chi è amato dalla vita
non ha certo paura della morte.
Flash back.
Anche i tuoi Vecchi continuano a pagare
immersi nella non conoscenza
della libertà.
Li chiamano Anziani.
Caduti nella corsa all’onore al rispetto
riverente al silenzio conveniente al ridicolo
disprezzo del poeta e dell’anarchico
alla lapidazione della donna brutta
al tacere l’invidia della puttana e del pazzo
dello scemo del villaggio del quartiere
all’arrogante voce del bar ghetto.
Vellicati dal demonio dell’assoluzione
Imbalsamati nell’attesa della vita
– non hanno manco inventato una morte.
Hanno inventato il cibo e la paura
di non esserci quando il cibo ti mancherà.
Le regole benedette e spietate
che gli hanno imposto
le hanno imposte a te e tu
avevi già finito di ascoltare nuove regole
che già i nuovi orridi sistemi
t’avevano ficcato in corpo con mille nomi
da libertà a progresso a mondo nuovo
E già già eri diventato nuova Lingua
abbattendo i tuoi Vecchi a dire “mah”
sulla sedia nell’angolo in attesa
che lasciassero il posto al tuo diritto
di Morte – al tuo diritto di ubbidire al diktat
di bastonare il cane e celebrare l’aguzzino.
Né tu né loro – i tuoi Vecchi – scossi e illuminati
da un’estrema pulsione da un regard folgorante
che vi unisca le mani.
E nemmeno hai voluto ascoltare sentire sapere
(li hai mai interrogati?)
che han vissuto la vita cercando almeno di capire.
Chiami scienza il vedere
metodo il sopravvivere
e la tua bava mattutina incoraggia i tuoi figli
con la frase “fatti furbo” che li sbatte nel mondo
E finalmente vivere nell’Utile – libero di morire.
No tu non vuoi radici. I volti avvizziti dei Vecchi
abusivi accampati nel tuo postmoderno
ci provano ci provano sempre
questi spaccacoglioni – vogliono dirti
e magari vorrebbero dirlo anche ai tuoi figli…
che l’hanno capito, che sanno
che non ha ombre il Potere né misteri…
loro sanno d’aver succhiato dalle mammelle tattiche
della Storia il nutrimento dell’odio di classe
mescolato al sorriso alle strategie.
Sanno tutto? No ma sanno.
Tutti insieme saremmo una famiglia, un popolo.
Sapremmo di non dare più ascolto ai privilegi
delle puttane intelligenti e partire di nuovo
à la rencontre
Scappa…
Prendi il tuo Vecchio e scappa
Scappa di casa scappa di città scappa
dal gulag scappa dal cielo senza stelle
Non so come farai – lo imparerete
senza farvi vedere senza farvi scoprire.
I tuoi Vecchi lo sanno lo sanno da una vita
come si scappa inchiodati sulla sedia
in casa in gulag in città all’anagrafe
sotto la voce “esuberi”.
I vostri comuni cadaveri – figli dei Vecchi
e Genitori vostri – non se ne accorgeranno.
Scappate insieme nel regard delle mani
nel regard d’un panorama
senza confini senza direzioni
nel Labirinto che vi ama e vi dà casa
Basta un cenno di Ulisse
e sarà casa ogni vostro viaggio
sui sentieri di bosso che finiscono
in altri sentieri e sarà sempre casa
ogni scoperta e sarà regard l’ignoto.
Vi lascio in compagnia dei sacri volti
di Agostino e Lev Sestov
di Cioran e di Eliade…
Vi farete domande
sul vento e sui profumi e sulle voci
dell’ùpupa e delle chioccioline ma tra di voi
non v’interrogherete su “che cos’è il reale?”
Voi vivrete nell’essere nel mondo e l’essere
tutto può fare tranne interrogarsi su “cos’è l’essere?”
Perché l’essere è
…Mica (…….) puntini!
E non la legge non i tribunali non i democratici non i corpi-speciali non gli aventi-diritto
non i soviet non le procure non i no-tav non i buoni non le badanti non i governi non i beria non i corda-fratres non le trilateral
non le bundesbank non i violante non i caselli
possano più mai più fare riforme contro i poveri rubare soldi per la ricerca a colpi di telethon umiliare i malati di mattie curabili chiamandole incurabili investire del mezzogiorno stanziare fondi per le pensioni restituire alle madri i figli sottratti dal tribunale dei minori ridurre il debito a colpi in faccia ammanettare roma-capitale ridurre da un milione di euro a 800.000 euro la pensione di giuliano amato riportare in Italia il corpo stuprato di bettino craxi eliminare dal vocabolario le oscene parole di disabile non-vedente non-abbiente meno-fortunato finanziare una vera ricerca per le malattie che la mafia farmaceutica non vuole curare perché sono più redditizie se non curate sospendere la legge costituzionale democartica ed esporre in piazza draghi prodi monti napolitano ciampi visco tremonti arpe passera debenedetti letta renzi mattarella pisapia profumo scalfari bazoli mussari saccomanni etc lasciandoli nelle libere mani degli italiani affinché li giudichino con le loro mani e siano perfino liberi di lasciarli vivere in totale miseria sul ciglio di strade e torrenti.
E fare del mattatoio del vaticano una prima scuola di liberazione dalla più sacrilega e spietata cosca di delinquenti della storia del mondo detta chiesa-di-roma rendendo onore e amore ai milioni di vittime dei cardinali dei vescovi dei preti stupratori di bambini e esseri innocenti quali le chissà quante migliaia di emanuela orlandi E chiudere le chiese trasformandole in luoghi sacri per l’ospitalità e la formazione allo studio e al lavoro di milioni di poveri……………..
E ora ritroviamoci tra di noi. Chiediamo aiuto au regard et à la rencontre. Come si fa? lo sappiamo.
Ci guardiamo e ci riconosciamo.
Girolamo Melis
Alba, settembre 2018
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