lunedì 23 Dicembre, 2024 - 9:23:47

La Tonnara di Maruggio a Torre dell’Ovo

Foto: Maria Grazia Destratis

Percorrendo la litoranea salentina Taranto-Gallipoli, «camminando poi altre miglia… » – scrive G. Marciano in “Descrizione, origini e successi della Provincia d’Otranto” (1656) – «s’incontra la Torre del monte dell’Ovo, la quale Torre è situata in un capo, dove s’innalza alquanto la terra (14 mt. s.l.m.), detto il capo o monte dell’Ovo, dalla figura ovale che ha, al quale viene per dirittura ingolfando la navigazione dalla città di Gallipoli. Tra l’occidente e tramontana della Torre forma il capo di un bellissimo e capacissimo porto, sulle rive del quale si vedono alcune rovine di grandi ed antichissimi edifici (…)».

Foto: Maria Grazia Destratis

A pochi passi da questa imponente e decadente torre anti corsara (costruita nel XVI secolo, forse nel 1568-69) e lungo questo tratto costiero, pianeggiante e roccioso, potrete notare, quasi a ridosso del mare dall’ “acqua splendente, luccicante chiara e blu, infiammata dal sole del mezzodì”, un vecchio e fatiscente edificio (vedi foto). Questo “conglomerato cretoso (casupole) proiettato entro la baia della vicina torre”, un tempo è stata la base operativa per i pescatori di tonni e perfino di squali. La tradizione orale ha voluto chiamarla “la Tunnara ti Torri Ovu”. La tonnara (o “tonnarella”) di Torre dell’Ovo fu attivata nell’immediato dopoguerra (1946-48) da una ventina di pescatori del luogo. Dopo un breve periodo di chiusura fu riattivata nel 1960-61 fino al 1966. E’ possibile, infatti, rinvenire nell’archivio del comando della Capitaneria di Porto di Taranto, la documentazione relativa alle concessioni di impianto della tonnarella date a Francesco D’Andria di Porto Cesareo (Lecce) dal 1961 al 31 gennaio 1965.

Foto: Maria Grazia Destratis

I tonni pescati, dopo una accurata selezione in base al loro peso, venivano inviati nel Canale di Sicilia (ove operava una fabbrica della lavorazione del tonno) o venduti sui mercati locali. In merito alla struttura della “nostra” piccola tonnara, va detto che al suo interno «c’era “lu trajellu” (corda di sostegno), “lu picciulu” (piccola camera ove i tonni venivano ricevuti), “la porta” (ingresso della tonnara), “la cammira ti la morti” (leva) e la “cammaredda”».

Dr.ssa Maria Grazia Destratis
Direttrice Osservatorio sui Beni Culturali Provincia di Taranto
(Sindacato Libero Scrittori Italiani)

Bibliografia:
B. Antonelli-T. Filomena “Il relitto della Madonnina”, 2004.
C. Demitri “Le tradizioni marinare di Maruggio”, 1983.

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