Era un mercoledì , era il 10 giugno del 1981, erano le 7 di sera, un bambino di 6 anni giocava in una casa di campagna nei pressi della borgata romana “la Borghesiana” . Era il piccolo Alfredo Rampi, figlio di Ferdinando Rampi 41enne, romano, di professione impiegato. Il piccolo Alfredino, mentre giocava in un terreno vicino a Vermicino nei pressi di Frascati, cadde in un pozzo artesiano profondo oltre 60 metri. Io avevo 22 anni, ricordo ancora il dolore e le lacrime di mia madre incollata davanti a quella Tv di Stato ad ascoltare i drammatici momenti raccontati dal quel giovane giornalista della RAI Piero Badaloni. Quella diretta RAI, seguita oltre da 12 milioni di telespettatori, che portò, nelle case degli italiani, speranza, dolore, lacrime e morte.
Il piccolino cadde, in quel maledetto pozzo, scivolando a trentasei metri sotto terra. Era lì, al buio, sotto il fango. La prima preoccupazione di tutti i soccorritori fu quella di parlargli, avere informazioni sulla sua salute e fargli sapere che lassù tutti si stavano dando da fare per tirarlo fuori dal quel brutto buco. Ricordo ancora le parole di quel vigile del fuoco incaricato a parlare con Alfredino, tentava di tenerlo sveglio, gli promise un giro sull’autobotte dei pompieri e gli disse che a stavano arrivando Mazinga Z e Jeeg il robot d’acciaio a salvarlo. Ricordo, Angelo Licheri, fattorino di una tipografia, ribattezzato l’Uomo Ragno , si calò a testa in giù nel pozzo in una circonferenza di soli 25 cm dov’era Alfredino. Arrivò a toccarlo a pulirlo e tentò di portarlo fuori dal “buio”, era arrivato Manzinga Z ma, anche gli eroi in alcuni casi, non possono far nulla contro la fatalità, Alfredino scivolò ancora più giù fino ai 61 metri sotto terra. Ormai le speranze incominciarono a perdersi, il bambino era coperto di fango e respirava faticosamente.
Il sabato mattina 13 giugno, dal microfono calato nel pozzo, non si sentiva più alcun rumore. Il dr Fava, medico, ufficializzò la notizia che tutti ormai tragicamente avevano intuito e confermò che il bambino, Alfredino, non dava più segno di vita .
Il corpo inanimato di Alfredino fu portato alla luce circa un mese dopo, ma nelle orecchie di tanti italiani risuonava ancora “mamma” la vocina di Alfredino.
Il funerale di Alfredo Rampi fu celebrato il 17 luglio del 1981 a Roma nella Basilica di San Lorenzo Fuori Le Mura.
Dopo 40 anni chi era davanti a quel televisore, come me, chi era lì, e soprattutto la sua mamma la sua famiglia non dimenticherà mai quelle drammatiche e dolorose 72 ore di diretta televisiva.
Ciao, piccolo Alfredino, l’Italia è famosa per dimenticare, l’Italia del calcio è passata sopra a tutto. L’altra Italia, non si è scordata di te, della tua vocina. Purtroppo Mazinga Z non è riuscito a salvarti, in quel pozzo neppure i ‘’supereroi” hanno vinto ma, tu hai lasciato un ricordo indelebile nella vita di tanti italiani.
Fernando Filomena
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