Gli educatori, insieme ai ragazzi, sono partiti dallo slogan dell’anno “PRONTI A SCATTARE” e, unendolo al brano dell’icona biblica “TUTTO QUANTO AVEVA PER VIVERE”, hanno dato vita ad un presepe particolare.
Entrando nella cripta della Chiesa Madre lo spettatore si è trovato di fronte ad una lunga pellicola gigante, con delle immagini forti, che hanno lo scopo di colpire e sensibilizzare i visitatori. Si è scelto l’uso delle fotografie perché esse rivelano quello che l’occhio nudo e la mente non vedono o, molto spesso, non vogliono vedere.
Un barbone, come simbolo della solitudine; una bambina messa da parte, come emblema dell’emarginazione; quattro piedini impolverati che condividono un solo paio di scarpe, come segno della povertà; delle prostitute, come raffigurazione dello sfruttamento; un bambino di colore che, con le lacrime agli occhi, addenta un biscotto, come personificazione della fame: questi i cinque temi scottanti che sono stati affrontati. Ogni immagine è stata accompagnata da una breve didascalia che ha lo scopo di sottolineare -ancora di più- quanto gli uomini non facciano nulla per i propri simili. L’unico che c’è sempre e comunque è Gesù, che consola gli afflitti e non li abbandona mai.
A chiudere questa grande pellicola c’è un’ultima diapositiva, che è l’unica scena vivente: la Natività, in compagnia di Angeli e pastorelli, a sottolineare che Gesù nasce sempre e comunque per tutti.
Gesù, con la sua stessa vita, ci dimostra quanto tiene a questa umanità, ferita dalla sofferenza, dall’ingiustizia, dal dolore. Mentre Gesù diventa umano, l’umanità -al contrario- si fa disumana.
Proviamo ad essere più umani e solidali tra di noi e scopriremo che Gesù non se n’è mai andato, ma attende che ognuno renda il proprio cuore più umano: è il cuore il posto in cui far nascere Gesù Bambino.
Annarita Chiego
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