Quando l’uomo inizia ad abbandonare il nomadismo per diventare stanziale , intorno al 5.000 a.C.,comincia a dedicarsi alla coltivazione dei terreni, costringendolo a sperimentare tecniche conservare gli alimenti permettendogli di dilazionarli nel tempo e nello spazio. Le prime tracce sulla conservazione le troviamo sui documenti commerciali degli antichi egizi, greci, e romani. Catone, per esempio, nel II secolo a.C., spiega come usare sostanze chimiche naturali per conservare i cibi: “come dal cipresso e dal pino si ha la resina, dal cedro si ha l’olio di cedro che preserva gli oggetti su cui è spalmato anche i libri dalle tignole e dalla carie.” Marco Gavio, detto “Apicio, nel De Re Coquinaria, spiega come conservare le olive in olio e la carne con il miele, l’aceto, il sale e la mostarda. Un secolo dopo, Palladio, proprietario terriero e autore di diverse opere di agricoltura, racconta che è possibile conservare le olive posizionandole a strati e colmando i vuoti con miele, aceto o sale.
Ed ecco elencati alcuni esempi di tecniche di conservazione, scritte nel libro De Re Coquinaria:
- per eliminare l’odore cattivo basta capovolgere un vaso e far estrarre fumo di alloro bruciato, successivamente esporlo al sole;
- per conservare a lungo il pesce fritto: immergere il pesce appena fritto nell’aceto caldo;
- come conservate l’uva per lungo tempo: Far bollire l’acqua piovana fino a farla ridurre di un terzo, versare il liquido in un vaso impeciato e immergere l’uva. Chiudere con un coperchio sempre di terracotta e sigillarlo con il gesso. Conservare in luogo fresco lontano dai raggi del sole. Apicio assicura che in qualsiasi periodo aprendo il vaso troverete l’uva sempre fresca.
Non ci resta che prendere nota e sperimentare.
Katja Zaccheo