E non parlatemi di speranza per cortesia……almeno non per ora!!! La morte la fa da padrona…immensa e cupa come il cielo di questi interminabili giorni. Accade di nuovo e paradossalmente mentre ci avviamo alla Pasqua simbolo di vita non solo per i credenti. Un incalzare e susseguirsi di dolori diversi e incomprensibili, alcuni sconosciuti e mai rivelati ma non meno importanti, altri eclatanti e pubblici. E accade che trattieni il respiro e senza fare più domande invochi risposte, per questo ingarbuglio di terrore gratuito al quale l’uomo ancora non può abituarsi. Non ce la fai proprio a guardare avanti, aspettare di nuovo domani come hai fatto sempre e magari pensare che sei fortunato, che anche stavolta non è toccato a te, che lì non c’eri e non c’erano i tuoi cari, che sei nato dall’altra parte del mondo, che non hai bisogno di scappare di cercare altri mari altri luoghi a cui elemosinare la dignità che ti spetta per nascita. Ma poi la mente si sa, va dove vuole lei e si ferma proprio là dove non vorresti tornare. E allora percorri anche tu quell’autostrada nell’alba del primo giorno di primavera, su un pullman su cui viaggiano tutte insieme bellezza, giovinezza e intelligenza. Ed è proprio là che la morte ha deciso di fermarsi e colpire, quasi le avesse scelte accuratamente le sue prede, selezionate per fare più colpo sulla nostra percezione del dolore e sensibilità. Perché il dolore non è tutto uguale, fa male allo stesso modo ma ha colori e ragioni diverse. Difficile e impossibile non immedesimarsi in quella spensieratezza, in quei giovani pensieri , nei loro sogni di gloria, di onnipotenza e di futuro che solo quell’età possiede. Terribile scandagliare l’incoscienza e la serenità di quelle giovani vite che immagini addormentate prima dello schianto, quasi un modo beffardo del destino per risparmiare loro la consapevolezza del pericolo imminente . Più facile e per questo altrettanto straziante per noi , madri e padri orgogliosi di averli ricevuti in dono, vestire i panni di quei genitori che le hanno assecondate e accompagnate nei loro progetti, magari col cuore in gola, magari con l’ansia e la paura che accomuna noi genitori ma che confessiamo solo tra di noi! Perché a loro, ai nostri figli non possiamo tarpare le ali, a loro non possiamo trasmettere le nostre paure, i nostri sonni interrotti quando non li sentiamo tornare. Possiamo essere solo felici della loro voglia di andare e magari aspettare che tornino, anche se non ti dicono quando e quando lo faranno sarà solo per un attimo, per un saluto al volo, per rifare una valigia e darti un bacio come quando erano bambini. Perché la cosa terribile e meravigliosa allo stesso tempo è che a quell’età non si ha paura della paura, perché la paura non ti fa sognare, la paura ti blocca, ti toglie la curiosità, non ti fa pensare al futuro e a vent’anni non puoi rimanere chiuso in casa quando fuori è primavera!
Anna Marsella
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