Una singolare e originalissima figura apparsa nella locale antica scena musicale (e anche cronachistica, poiché in epoca in cui i media stampati erano poco utilizzati la diffusione della cronaca era affidata ai cantori), è quella del cantastorie Leonardo Schifone detto “Nardu lu sciarpu”.
E’ straordinaria la capacità e l’abilità nello scrivere versi in questo personaggio della Sava di fine ‘800 – inizi ‘900 (era nato nel 1856, e morì nel 1935), considerando anche il fatto che non aveva nessuna istruzione: sorprendentemente, però, la sua era poesia pura! Per guadagnarsi da vivere cavava il tufo dalle “tajàte” (le antiche cave), ed è suggestivo a questo proposito il quadro che ce ne fa il compianto storico locale Gaetano Pichierri, quando, descrivendo la figura dello Schifone, immagina che “nel silenzio della cava di tufo rotto solo dai colpi cadenzati del “pico”, i versi affluivano nella sua mente e si modellavano alla musica del suo lavoro”. Ma forniremo alla fine di questo scritto la descrizione completa del personaggio ricostruita dal Pichierri.
“Nardu” fu autore di diversi componimenti, che descrivevano fatti particolari ed eclatanti della vita dei luoghi. In perfetto stile cantastoriale, si occupava di fatti di cronaca, di tragedie, di episodi e avvenimenti singolari ed eclatanti che avevano caratterizzato la vita della comunità. Scrisse dell’omicidio Marotta, che ebbe ampia eco anche sui giornali dell’epoca. Il 28 febbraio del 1902, due coniugi vengono rapinati e uccisi da un loro compare. La coppia, secondo quanto riportato dalle cronache, viene assassinata a colpi di scure da quell’uomo e da suoi complici, che volevano impossessarsi di un tesoretto di monete che incautamente i coniugi gli avevano mostrato Così, “Nardu”, toccato da questo episodio, lo mette in versi in un lunghissimo componimento, le cui strofe iniziali sono: “Il ventotto di febbraio segnalato, a pensarci ti viene il pianto: a Sava è successo uno spavento! Per tutto il mondo è nominata! in via Immacolata, c’era una famiglia che era vantata, e nessuno del popolo credeva, che tante monete possedeva…”
Si occupò poi della faida tra “Milampi e Spuntuni”, le due fazioni politiche che tra fine ‘800 e inizi ‘900 si contendevano le sorti del paese di Sava. La storia della lunga contesa tra questi due schieramenti, sfociata poi in un triste fatto di sangue, diede continua ispirazione a questo cantastorie, che a più riprese mise in versi episodi ad essa riferiti. La saga cantata e musicata da Nardu ripercorre varie fasi della faida: e così il poeta-musicista mette in versi la storia di Niculinu e Michilina, due giovani che si accendono di passione tra loro e il cui amore diviene motivo di ulteriori rancori tra le due fazioni. Il giovane “sinsali” Niculino, sposato e con figli, con la scusa dei rapporti commerciali in corso con il padre di Michelina ,”con la sua menti fina, scì parlava cu Michilina“, ci racconta Nardu nel suo componimento. E’ così che i due giovani intraprendono una relazione amorosa: Michelina fugg con il suo compagno abbandonando la casa paterna: “la sera ti Santu Marcu si lu feci nu gran curaggiu: quant’era ‘ffizziunata d’amori, ca abbandunòu li suoi genitori“, racconta il cantastorie).
Probabilmente anche la Canzone de li Spuntuni è un suo componimento (una sorta di “inno” di uno dei due schieramenti i cui versi iniziali recitano: “cu canti nci oli pascienza, ca li Milampi nò tennu criànza: lu Spuntoni sla venci, e s’avanza, la partita è fatta cussì!”).
La tensione tra Milampi e Spuntuni raggiungerà un tragico apice il giorno del primo marzo del 1908, in occasione dei festeggiamenti per la Madonna di Pasano, presso il Santuario omonimo. In quella occasione, complice forse anche qualche bicchiere di vino di troppo, consumato nei banchetti adibiti per la grande festa che si teneva nel piazzale esterno al santuario, esponenti delle due fazioni giungono allo scontro, che inizialmente è verbale ma ben presto dai motteggi si passa agli insulti, poi al lancio di sassi, e infine ai coltelli. “Alla prima ti lu marzu è successu nu’ fracassu: quantu fuei forti e ‘nfamu, pi la Vergini ti Pasanu …”, si aprono così i versi della lunghissima composizione. Nella ricostruzione del cantastorie è il gruppetto degli “Spuntuni” che provoca i “Milampi”, rivolgendo ad essi la frase: “E’ sgarratu Archignanu“. La risposta dei Milampi:”ci è sgarratu Archignanu simu bueni cu lu mpizzamu”. A seguito di queste frasi la tensione tra i due gruppi si scalda sempre di più sino a degenerare nello scontro fisico e armato.
Tra i protagonisti “principali” di questa tragedia, Michele Lomartire, Luigi Melle e Arcangelo Fabbiano dei Milampi, i fratelli Vitale (Nicolino, Cosimo e Antonio), Giuseppe Sabelli e altri per gli Spuntuni. Luigi Melle viene ripetutamente colpito da lanci di pesanti sassi fino a riportare laceranti e sanguinose ferite al cranio (“… e allu povuru Luisci Melli fuèra rotti li suoi cervelli“, racconta il cantastorie), mentre Michele Lomartire, giunto in soccorso di Arcangelo Fabbiano che è alle prese con Nicolino Vitale, intraprenderà con costui un duello a suon di coltelli che terminerà con l’uccisione del Vitale. Altri esponenti delle rispettive fazioni si scontreranno e si feriranno vicendevolmente, mentre le guardie municipali invano tenteranno di tenere sotto controllo la sanguinosa rissa: soltanto l’ Arciprete Orazio Schifone riuscirà, innalzando il Crocefisso dinanzi ai contendenti e urlando di fermarsi in nome di Dio, a ottenere l’effetto di placare gli animi dopo che, tuttavia, il peggio era avvenuto (“l’Arcipreti a chianu a chianu assìu cu lu Crucifissu a manu: e puru iu n’azzai la manu, alla Vergini ti Pasanu“, racconterà ancora il cantastorie). Nicolino Vitale giace esanime; Michele Lomartire, raggiunto da Antonio, il fratello di Nicolino, viene pugnalato a sua volta ma si salverà con un espediente (fingerà di essere morto per poi lanciarsi in una fuga nella campagne con lo stomaco grondante di sangue); Luigi Melle nel frattempo è stato raggiunto e ulteriormente ferito presso l’ Altare della chiesa, dove si era rifugiato già sanguinante (morirà un giorno dopo a seguito delle numerose ferite riportate). Il bilancio è perciò di due morti (uno per fazione) e diversi feriti. Nardu lu Sciarpu concluderà la sua epica narrazione con questi versi: “e Diu no’ si lu scorda mai, ca pì na piccola occasioni, s’ona persi due liòni” (i “due leoni” sono Luigi Melle e Nicolino Vitale, morti nell’aspro combattimento).
La chiesa di Pasano nei primi del Novecento, foto tratta dal libro di P. Coco “Cenni storici di Sava”
L’infaticabile storico locale Gaetano Pichierri, nel 1981 ci trasmette su un foglio dattiloscritto e riprodotto in più copie, la vita del cantastorie, che qui riporto trascrivendo dal testo originale del Pichierri:
“Leonardo Schifone è nato a Sava il 9 dicembre 1856 da Raffaele Schifone e da Cosima Lombardi, alla via della Niviera (l’attuale via Schiavo). Nei registri dello stato civile è chiaramente riportato il mestiere esercitato: “zuccatore” il padre, “cavatore” il figlio. Non appena il giovane Leonardo fu in grado di reggere l’arnese di quello che doveva essere il suo lavoro quotidiano, incominciò a tagliare il tufo nelle “tajate” insieme al padre. Presto si rivelò di animo sensibile. La sera aveva paura dell’oscurità ed il giorno incappava facilmente negli scherzi che i ragazzini gli tendevano. Una volta, in una giornata di sole, mentre tutto solo era intento a tagliare i tufi in una cava, alcuni ragazzini, di nascosto, proiettarono l’ombra delle loro braccia sul fondo della cava. Leonardo, viste quelle figure oscure che si agitavano, alzava gli occhi pensando che fosse arrivato qualcuno, ma non vedeva mai alcuno poiché i ragazzi si nascondevano. Lo scherzo si ripetè diverse volte fin quando, preso dalla paura, si mise a gridare: “il diavolo, il diavolo!”.
Ad un animo così sensibile la Provvidenza, però, aveva fatto il dono della poesia, benchè fosse analfabeta. Nel silenzio della cava di tufo rotto solo dai colpi cadenzati del “pico”, i versi affluivano nella sua mente e si modellavano alla musica del suo lavoro. Era sempre in continuo fervore di composizione dialettale, per cui la sua produzione di poesia fu vastissima: personaggi umili o di rilievo del paese, erano tutti oggetto delle sue composizioni.
Alcune erano di carattere satirico ai nuovi costumi dei suoi tempi.
Grande dolore provò quando gli morì la sua diletta figlia Maria. Il triste fatto avvenne all’improvviso poiché questa morì di parto quando nacque il quarto figlio. L’animo del poeta grandemente provato dall’inaspettato avvenimento, ebbe modo di vibrare ancora in una delicata composizione dedicata alla figlia. Questa poesia non la recitava per le strade o per le piazze in cambio di un bicchiere di vino, ma nell’intimità dell’ambiente familiare composto dai suoi nipoti, i quali lo vedevano spesso commuoversi ai suoi stessi versi.
Leonardo Schifone è autore dell’epica Alla prima ti lu marzu, giorno del fatto di sangue di Pasano. In questo componimento egli narra l’accaduto di quella tragica giornata. Il poeta “sente” il tragico fatto e lo fa sentire agli altri con parole sobrie ed efficaci. Il popolo ha “sentito” ed ha conservato tramandandocela […]. Leonardo Schifone morì povero all’età di anni 79, l’11 ottobre 1935”.
Concludo la biografia di questo singolare personaggio, i cui versi sono di vera bellezza poetica e vanno perciò, a mio avviso, conosciuti e rivalutati, con una nota informativa proprio in merito alla riproposizione e al riascolto delle sue composizioni. Nel 2016 abbiamo dato vita, nell’ ambito del “Giugno Savese”, ad uno spettacolo musicale nel quale erano inseriti antichi canti locali. Il 9 giugno di questo 2019, riproporremo nella stessa rassegna una serie di vecchi e antichi componimenti locali, tra i quali anche un paio di brani scritti da Leonardo Schifone, dei quali abbiamo potuto conservare i testi ma non le melodie, che sono state perciò ricostruite ex novo, adattandovi melodie rapportabili agli stili e al linguaggio musicale dell’epoca, e cercando di immaginare come quei versi potevano essere stati concepiti in musica da “Nardu”.
Gianfranco Mele
BIBLIOGRAFIA
Gaetano Pichierri, Questioni di politica nella Sava di fine ottocento e inizio novecento – la faida tra Milampi e Spuntuni, in: Omaggio a Sava (opera postuma a cura di V. Musardo Talò), Del Grifo Ed., Lecce, 1994, pp. 210-223
Gaetano Pichierri, Milampi e Spuntuni: la tragedia della faida – Corriere del Giorno, anno III n. 48, 26 febbraio 1986
Gianfranco Mele, Sava nei primi del ‘900: la faida tra “milampi” e “Spuntuni”: (con a margine ritagli da articoli originali della stampa d’epoca), in www.academia.edu, 2016
Gianfranco Mele, Milampi e Spuntuni Faida e Tragedia di Pasano, in www.belsalento.com
Gianfranco Mele, Sava – Milampi e Spuntuni: storia di una faida savese di fine ‘800 – inizi ’900 Manduriaoggi, marzo 2008
Gaetano Pichierri, la storia di Leonardo Schifone, dattiloscritto, 1981