Il capodoglio ritrovato spiaggiato il 27 dicembre scorso nella Baia d’argento di Leporano (Taranto) è stato avvolto con una rete per minimizzare la dispersione di materiale organico e inabissato.
Lo rende noto l’associazione Jonian Dolphin Conservation, precisando che “le dimensioni dell’animale e la difficoltà logistica legata alla complessità della costa rocciosa hanno reso impossibile lo smaltimento portando l’animale a secco. Gli enti intervenuti hanno optato per un affondamento controllato”.
Il capodoglio di circa 12 metri, era una femmina adulta, sicuramente matura considerata la presenza di latte nelle mammelle. I margini di resezione della lacerazione, netti e lineari, consentono di ascrivere verosimilmente l’evento ad una ressi traumatica acuta da elica di grossa imbarcazione. L’impossibilità di confermare il sospetto con una accurata dissezione cadaverica confina l’ipotesi in un ambito di probabilità che parzialmente potrà essere confermata dall’esame istopatologico che verrà condotto sulle zone cutanee target interessate dal fenomeno descritto. Il buono stato di nutrizione dell’animale e i reperti osservati tendono ad escludere o quantomeno a ritenere improbabile una genesi infettiva della morte.
Dopo una accurata fase di preparazione, durata diversi giorni, “è intervenuto sul posto – aggiunge la Jonian Dolphin Conservation, che nei giorni precedenti il ritrovamento aveva avvistato tre capodogli nel golfo di Taranto – il Multicat di Ecotaras con il quale l’animale è stato inabissato utilizzando una zavorra da 2,5 tonnellate. L’evento è di grandissima rilevanza scientifica e sarà fondamentale il monitoraggio periodico per comprendere il processo di decomposizione di un animale così importante avviando importanti azioni di ricerca”.
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