domenica 24 Novembre, 2024 - 1:00:11

Lettera aperta del Prof. Bruni al Ministro Gelmini sulla riconferma di un libro contenente errori storici.

Gent. Mo Ministro, già alcuni mesi denunciammo la questione relativa alla adozione di un testo scolastico che presentava e presenta degli errori storici ben evidenti in un Liceo della Provincia di Taranto: Liceo Giuseppe Moscati di Grottaglie.
Nelle nostra denuncia si evidenziavano non solo gli errori ma anche le omissioni. Il testo ancora oggi continua a circolare in questo e in altri Liceo ma la cosa più grave è che il testo in questione è stato nuovamente adottato per l’anno scolastico in corso. Ci sembra una provocazione non solo istituzionale e politica ma anche pedagogica che non può essere tollerata. Le chiediamo di prendere urgenti provvedimenti sulla questione perché tra le altre cose il fatto assume connotati politici ben evidenti considerando la posizione politico – ideologica di uno dei  due autori. Ma, Gent.Mo Ministro, andiamo per ordine. E’ veramente uno scandaloso che un libro di storia della letteratura dove sono stati …… riscontrati evidenti errori storici, nelle datazioni di alcuni scrittori, venga riadottato e riconfermato in alcuni Licei e tra questi al Liceo Moscati di Grottaglie in provincia di Taranto. Sarebbe ora di chiamare in causa il Dirigente Scolastico per le sue responsabilità in merito a tale faccenda già denunciata alcuni mesi fa. Ma se la  denuncia politico – culturale non ha avuto i suoi effetti credo che il Ministro deve intervenire immediatamente non solo per una questione di ordine didattico e formativo ma anche di ordine squisitamente politico.
Si ribadisce il fatto che il Ministro dovrebbe aprire lo sguardo e gli orizzonti sui libri che vengono adottati negli Istituti superiori. Non possono essere ammessi errori e omissioni. Una storia della letteratura non è un pensiero in libertà sulla letteratura. Una storia della letteratura è una ricostruzione su dati certi e presenze all’interno della temperie del Novecento (parlando di Novecento). La politica dell’adozione dei libri scolastici certamente andrebbe rivista, riconsiderata, ricontestualizzata e non per motivazioni di natura politica ma di scientificità vera e propria.
Non si tratta di innescare nuove polemiche o dibattiti intorno ad una proposta argomentativa su un  problema letterario o storico o filosofico o artistico. Le interpretazioni e le chiavi di lettura hanno la loro particolare e necessaria importanza ma si va oltre.
Anzi si deve avere il coraggio anche di superare alcune proposte che hanno un preciso marchio ideologico. Ma è inaccettabile quando la chiave di lettura su un autore o su un libro o su una visione letteraria si presenta agli studenti con dei vizi e degli errori storici di fondo e accanto a questi vengono meno i presupposti scientifici, ovvero: l’errata datazione di nascita e morte di alcuni autori, l’errata data di pubblicazione nella nascita di alcune riviste, la  completa omissione di particolari  politici come per esempio la citazione della data di iscrizione ad un partito che va bene per un determinato schieramento citando persino la data di iscrizione e l’omissione per un altro.
Circolano libri scolastici che vengono affidati a studenti liceali sui quali si constatano errori di fatto. Fin qui la considerazione. Ma ci saranno pure delle responsabilità per chi vaglia e adotta questi testi? In più occasioni ho già avuto modo di dimostrare e mostrare situazioni di parzialità ed errori in testi scolastici.
Uno dei testi che si dice vada per la maggiore ed è adottato da Dirigenti scolastici e docenti, ovvero dalle scuole è il percorso di Gian Mario Anselmi e Gabriella Fenocchio: Tempi e immagini della letteratura con il coordinamento di Ezio Raimondi, diviso in 6 parti, Edizioni scolastiche Bruno Mondadori,  del 2004. Mi è capitato tra le mani il volume 6, dedicato al Novecento, adottato al Liceo Giuseppe Moscati di Grottaglie Taranto.
Non entro nel merito interpretativo e politico (di parte a primo acchito) e metodologico anche se sul piano di una critica più appropriata sarebbe chiaramente necessario e i dubbi, oltre che alle lacune e alle forzature, sono tante. Ma mi soffermo, in sintesi, su alcuni particolari non confutabili.
A pagina 53 si parla del dibattito letterario e delle riviste in Italia. Nel citare la rivista PRIMATO, diretta da Giuseppe Bottai e Giorgio Vecchietti, la si fa nascere nel 1939. Data completamente errata. Il primo numero della rivista esce il 1 marzo del 1940. Errore da prendere come refuso? Bene. Nella pagina successiva entrando nel merito i compilatori sostengono: Bottai promuove una rivista più sua, Primato, che esce a Roma dal 1939, col sottotitolo Lettere ed arti d’Italia. Dunque non si tratta di un semplice refuso.
Si tratta, a parere degli esperti, di un errore di non poca importanza considerato il ruolo che svolgeva la bottaiana rivista. Nel 1939, l’Italia non è ancora in guerra. Il 1 marzo del 1940 si avvicina alla dichiarazione di guerra del 10 giugno e la rivista, anche se in un attraversamento culturale, pone una discussione forte non solo sulle arti ma anche sulla politica mediterranea. Infatti il Mediterraneo è alla base della discussione tanto che  la rivista doveva chiamarsi con una metafora che portava il nome di Ulisse. Il 1940, per Bottai, è una data strategica anche perché pone in discussione le riforme sulle culture varate il 1939. E’ un errore non perdonabile perché vizia tutta la discussione sulla letteratura degli anni Quaranta.
Pagina 167. Si parla di Corrado Alvaro. Si dice che dopo diverse esperienze letterarie: Nel 1926 diventa anche segretario di redazione di 900. Costretto a trasferirsi a Berlino per le sue posizioni antifasciste. A Berlino Alvaro arriva il 1928 collaborando a La Stampa e a L’Italia Letteraria, tanto che  su questa rivista nel 1929 intervista il fascista Luigi Pirandello, tessera PNF 1924. Torna in Italia il 1930. Negli stessi anni scrive ed è impegnato sui maggiori quotidiani italiani e fa l’inviato e inoltre  pubblica un reportage – saggio inno a Mussolini dal titolo:  Terra nuova. Prima cronaca dell’Agro Pontino.
Pagina 869. Ignazio Silone. Lo si fa morire il 1977. Falso. Muore, invece, il 22 agosto del 1978. Cosa significa un anno? Tantissimo nella vita di uno scrittore come Silone. Perché? Perché lascia un romanzo incompiuto dal titolo Severina, che racconta, in un tracciato narrativo, passaggi che giungono sino ai suoi ultimi giorni. Ma quali? E poi c’è di mezzo una riflessione che interessa i fatti sia del 1977 sia quelli relativi alla stagione prima della morte di Aldo Moro, che per la cronaca avviene il 9 maggio del 1978.
Ci rendiamo conto su quali testi studiano o dovrebbero studiare i nostri figli?
Un’altra piccola chicca, ma questa sa molto di ideologico: sia da una parte che dall’altra ma è bene stabilire una dialettica.
Cesare Pavese, pag. 582. Si legge: Alla fine della guerra si iscrive al Pci e collabora con L’Unità di Torino. Bene. Ma perché si omette che nel 1933  prende la tessera del PNF, negli anni 40 scrive sulla bottaiana Primato e durante il confino in Calabria scrive delle lettere a Benito Mussolini usando questi toni: Eccellenza, mai io mi ero sognato di fare della politica di qualunque genere, e tanto meno dell’antifascismo. Non mi rivolsi sinora all’Eccellenza Vostra benché consigliatone da parenti e beneficati che ne conoscono tutta l’umanità per una naturale ripugnanza a intralciare con piccole cose la giornata di Chi ha ben altro cui attendere” (Lettera a Mussolini, datata  15 gennaio 1936 XIV).
A pagina 585 nel commentare la fine del personaggio Santa nel capitolo ultimo de La luna e i falò, sempre di Pavese, si esclude qualsiasi interpretazione storico – politica per fare spazio ad una lettura antropologica eliminando la fase storica della uccisione di Santa, uccisa e bruciata dai comunisti. Se ne sono guardati bene a soffermarsi e a proporre agli studenti una indagine del genere.
Potrei andare oltre. Omissioni imperdonabili. Da Alberto Bevilacqua a Giovannino Guareschi: aspetti sui quali si ritornerà. Ma il problema non è che si compilano e pubblicano testi del genere. Il problema serio è che entrano in adozione tali testi che non dicono la verità storica, che sbagliano le date e, quindi, come tali non hanno un percorso scientifico.
Ci sono responsabilità? Certo. E gravi responsabilità culturali e morali incombono sui Dirigenti scolastici, dico Dirigenti perché sono la sintesi delle strutture scolastiche sul territorio.
È un fatto che va denunciato pubblicamente e ed è bene che si sappia che i ragazzi anche al Liceo Moscati di Grottaglie Taranto –  hanno studiato e studiano su questo testo.
Un’ultima domanda – curiosità: perché si omette il nome di Giovannino Guareschi, l’autore del celebre Don Camillo? Perché si dimentica Alberto Bevilacqua, (classe 1934), se non per una mera citazione che riguarda la sua attività di regista, ma si tratta di un insignificante piccolissimo mezzo passaggio, e si offrono riflessioni su Vincenzo Consolo, su Daniele De Giudice, su Pier Vittorio Tondelli, su Patrizia Valduga? Perché Sartre diventa un punto di riferimento e Camus semplicemente affidato alle citazioni? Perché a Moravia si dedica addirittura un modulo? E gli scrittori cattolici: da Giovanni Papini a Diego Fabbri, da Mario Pomilio a Giuseppe Berto sono fuori dalla storia della letteratura perché cattolici?  O sono  scrittori da non  proporre agli studenti?Ma è necessario ora entrare nel merito diretto del problema. Il Ministro è chiamato a rispondere direttamente di questa scandalosa vicenda ricordando che uno degli autori è stato, tra l’altro, impegnato politicamente e personalmente nelle file della sinistra ed è stato, e forse lo è ancora, tra i candidati alle primarie per la candidatura a sindaco per il Pd nella città di Bologna.

Si tratta, dunque, di una questione squisitamente pedagogica ma tocca anche questioni di politiche che sviano il cosiddetto politicamente corretto.
Pertanto si chiede di intervenire con urgenza e capire le motivazioni per le quali si insiste su questo testo nonostante i chiari errori evidenziati.

Pierfranco Bruni

Vice Presidente Nazionale del Sindacato Libero Scrittori Italiani

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