MARUGGIO — «Non è più un problema nostro ma del legislatore regionale e nazionale» . Il sindaco di Maruggio, Alberto Chimienti, alza le mani e scarica tutto sulle spalle del dirigente dell’ufficio tecnico, Antonio Curri, a cui toccherà emettere la determina di chiusura dello stabilimento balneare «Nature» di Campomarino. Una misura sofferta ma necessaria, che scatterà appena gli uffici comunali riceveranno il verbale della polizia di Manduria che durante un controllo ha rilevato la mancanza del nulla osta del rischio idrogeologico che la Forestale di Taranto non ha potuto rilasciare perché la struttura non è stata smontata a fine stagione scorsa, così come prevede la legge. «Il problema è tutto lì, quasi nessuno smonta le baracche per poi rimontarle ad inizio stagione: per cui nessuno è in regola» , spiega il primo cittadino che pensa già a cosa accadrà quando tutti i sette stabilimenti presenti sul territorio riceveranno la visita delle forze di polizia. Il proprietario del «Nature» , Annibale Italiano, ha già fatto sapere la sua: «Se chiudo io chiuderemo tutti» . «E addio stagione» , gli fa eco il sindaco Chimienti che pensa al lucroso indotto creato dagli esclusivi lidi meta di un turismo ricercato proveniente anche dal capoluogo. Un grattacapo che non farà dormire il dirigente Curri appena si troverà sulla scrivania l’invito ad operare. «Non abbiamo competenza, al limite possiamo sollecitare la questione dal punto di vista politico invitando Provincia e Regione a prendere provvedimenti» , insiste il sindaco. La questione nasce nel 2008 quando la Corte costituzionale boccia un articolo della legge della Regione Puglia che consentiva di lasciare in opera gli stabilimenti balneari nel corso di tutto l’anno. «L’ambiente è un valore e non una materia» , riaffermavano i giudici costituzionalisti censurando la norma della Regione che disponeva il mantenimento per l’intero anno degli impianti turistico ricreativi già autorizzati per il mantenimento stagionale in deroga ai vincoli previsti dalle normative in materia di tutela territoriale. L’intera categoria è in fermento: «Se avessero fatto i controlli l’autunno scorso e non in piena stagione -dicono i gestori -non avremmo fatto tutti gli investimenti e forse qualcosa si sarebbe potuta salvare» .
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