La rara versione del Prélude à l’après-midi d’un faune nell’orchestrazione per undici strumenti ad opera di Schönberg e Sachs nel 1920, è stata eseguita in concerto il 14 gennaio scorso, al Teatro Fusco di Taranto, diretta dal M° Nadir Garofalo, giovanissimo direttore d’orchestra e compositore tarantino, per il cartellone della 75° Stagione Concertistica degli “Amici della Musica Arcangelo Speranza”.
La prima esecuzione di questa opera avvenne il 22 dicembre 1894, a Parigi, presso la Salle d’Harcourt della Société nationale, in rue Rochechouart. Ispirata all’egloga di Stéphane Mallarmé, l’opera di Debussy è un poema sinfonico, ossia una composizione, solitamente di un movimento solo, di radice romantica, che racconta in musica un’idea poetica, ispirata da opere letterarie in versi, in prosa o testi filosofici, considerata il prototipo dell’Impressionismo musicale. Questa corrente compositiva, analogamente al ruolo che la sua controparte pittorica attribuisce alla luce, pone come forza motrice della narrativa musicale il timbro degli strumenti e il “colore” del suono che producono. Vengono esplorate, quasi fino all’esasperazione, le possibilità timbriche spesso ai limiti delle estensioni, generanti atmosfere sempre leggere, trasparenti e dai contorni mai nitidamente definiti.
L’armonia non segue le regole tradizionali, soffermandosi spesso in sospensioni, ritardi ed esplorando sonorità inusuali rispetto a quelle occidentali della musica, appartenente al periodo classico o romantico. L’impressionismo musicale porta innovazione anche per quanto riguarda le forme, preferendo pezzi brevissimi alle tipologie di composizione tradizionali della musica classica, come la sonata, la sinfonia, e il concerto. L’opera del compositore francese dipinge, dunque, un Fauno che si è appena svegliato da un sonno pomeridiano, immerso in un paesaggio bucolico, che racconta delle esperienze amorose con alcune ninfe vissute la mattina, prima di tornare a rifugiarsi nella languida solitudine del sogno. Musicalmente, il personaggio del fauno si incarna nella melodia quasi vagante del flauto, che si esprime in disegni cromatici ascendenti e discendenti, sempre di carattere sognante e sospeso, quasi nostalgico e immerso nel mare di ricordi felici e beati, intorno al quale sono proiettate le luci e le ombre dell’orchestra, che mai lo avvolge o lo ingloba, secondo un’estetica tipicamente impressionista.
Nella sua straordinaria sensibilità, in un equilibrio timbrico di rara riuscita e nel gesto direttivo sempre fresco e giovane, ma pieno di peso e forza assertiva, l’omaggio alla bandiera dell’impressionismo debussyano, che l’Ensemble Orchestra Taras ha saputo dipingere dinanzi agli occhi della mente del pubblico presente in sala è stato di alta qualità. Le immagini scorrevano nelle note dell’opera del compositore, con pennellate di colori decisi, dai contorni sognanti e volutamente poco definiti, colpiti e fatti splendere dalla luce, che rivela agli uomini il sublime, nascosto nella natura, pronto a dischiudersi dinanzi alle sensibilità più vibranti, elevate dalla musica. L’esibizione è stata elegantemente arricchita dall’impiego di strumenti d’epoca, coerenti con la composizione eseguita, donando una profondità inedita e prestigiosa al lavoro della giovane orchestra tarantina.
Marco Masiello
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