L’incredibile storia di Dobre, un uomo di 99 anni che, anni fa, ha ceduto tutti i suoi possedimenti alla Chiesa iniziando a vivere poveramente. Quest’uomo parte ogni giorno dal suo villaggio per recarsi nella capitale, Sofia, dove raccoglie soldi a favore di monasteri e chiese. Ha donato circa 40 mila euro raccolti centesimo dopo centesimo, diventando il maggior benefettore della cattedrale sant’Alexander Newskji. La sua figura e il suo stile di vita ricordano quello degli staretz della Russia zarista.
Indossa indumenti riciclati e scarpe autoprodotte e trascorre gran parte della sua giornata a chiedere l’elemosina. Dobri Dobrev oggi ha 99 anni, vive in Bulgaria, a Sofia. Nonostante l’età, la sua parziale sordità e le sue precarie condizioni di vita ha portato a termine una ambiziosa missione: aiutare i più poveri e i più sfortunati. Dobri Dobrev ha chiesto per anni i soldi ai passanti, arrivando a raccogliere oltre 40 mila euro. Ma per lui non ha tenuto nemmeno un centesimo. Ha continuato a vivere con la sua piccola pensione statale di 80 euro e ha dato tutto il resto in beneficienza, come contributo per il restauro di chiese e monasteri e, soprattutto, per il pagamento di bollette di acqua e di energia elettrica degli orfanotrofi. La sua storia toccante, un misto di bontà e di grande fede, sta facendo il giro di internet. Parlano di lui i social network, i blog, i giornali e le televisioni. L’uomo con la barba, che ha perso gran parte dell’udito durante la seconda guerra mondiale, appare in foto e video, con didascalie che raccontano della sua vita. Attraversa ogni giorno la città compiendo circa 25 chilometri a piedi. Si sposta dal suo piccolo villaggio alla capitale Sofia, dove spesso entra in chiesa per pregare per tutti coloro che ne hanno bisogno. Per i bulgari, questa non è una novità. Dobrev è un appuntamento fisso per le strade della capitale, dove molti conoscono il suo nome ma pochi, a quanto pare, sanno che l’elemosina è destinata a progetti più grandi del suo sostentamento. Certo, qualcuno obietterà che quei soldi donati per il restauro di chiese e monasteri si sarebbero potuti destinare a un’altra causa. Ma anche i più scettici dovranno riconoscere che spesso la fede consente alle persone di credere in qualcosa di così importante da compiere grandi cose.
Roberta Ragni su greemme.it
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