mercoledì 13 Novembre, 2024 - 17:12:44

Lo scrittore e il viandante.

Da D’Annunzio a Prezzolini lungo la letteratura e la cultura italiana del Novecento. Un attraversamento tra storia e richiami estetici nel cuore del Novecento letterario italiano. Lo scrittore vive nelle tempeste. Tra le rocce del dubbio, coltiva un inquieto fuoco di brace che veglia frammenti e amori perduti. Questo il filo rosso che impagina il nuovo contributo di Pierfranco Bruni, ‘Lo scrittore e il viandante. Dall’estetica all’avventura’ (ed. Centro Studi e Ricerche Francesco Grisi), in libreria in questi giorni.
Il testo si arricchisce di un DVD dedicato a Edmondo De Amicis, Grabriele D’Annunzio, Corrado Alvaro tra i viaggi e il Mediterraneo raccontato da Marilena Cavallo, studiosa di letteratura del Novecento e Vice Presidente dell’Istituto di Ricerca per l’Arte e la Letteratura, che traccia un profilo singolare tra gli scritti e le immagini in un attraversamento di viaggi nel cuore del Mediterraneo. Una proposta che innova perché si realizza un dialogo tra la voce narrante e le immagini che permettono di visualizzare un percorso che è letterario in termini tradizionali ma anche marcatamente estetico.
Un lungo viaggio tra inchiostri e malinconie ma anche tra sogni e speranze che nascono nella ricerca di senso. Il libro di Pierfranco Bruni, che in queste pagine gioca con le conchiglie del tempo alla ricerca del labirinto perduto, è un’analisi originale di Gabriele D’Annunzio, di cui si indaga l’estetica connessa al sentimento tragico del Vate, per poi scandagliare l’anima di Carducci, ‘ponte tra due secoli’, finendo con intingere la penna nel sentimento di Edmondo De Amicis e Giuseppe Prezzolini.
Perché, scrive Bruni, ”Il viandante e lo scrittore si parlano, si raccontano, si danno un senso in un viaggio che diventa metafore del tempo. La letteratura non è segreto, non ha bisogno di segreti. La letteratura – rimarca lo studioso calabrese – è mistero, perchè lo scrittore cerca parole nel deserto”. Lo fa grazie a ”un silenzio che manifesta la parola che non urla”.
Il tracciato che compie Bruni ha una linea precisa che va da Omero a Virgilio, dalla sacra scrittura alla Divina Commedia. La partenza è sempre un viaggio a metà, dove la parola è inevitabile incontro tra il luogo e il tempo.
Lo scrittore può attraversare o abitare sempre lo stesso mare, ma sa che quel mare è la costante metafora della non stabilità. Trovata una parola nel dolore o nella nostalgia, occorre ripartire per altre coste.
”Il vero navigante o il vero marinaio – scandisce Bruni – non si serve della bussola. Ascolta il vento e dialoga con le onde e con i chiaroscuri delle tempeste. Lo scrittore vive nelle tempeste, mai cercando la quiete. Ha bisogno del perduto equilibrio per recuperare il senso stesso del perduto.
Tra i destini. Ci sono destini ma anche misteri, come le storie che D’Annunzio ha tratteggiato nei nostri percorsi. Siamo fatti di percorsi perche? Siamo sempre in viaggio. Anche quando abbiamo raggiunto la nostra Itaca il viaggio non si arresta”. Diventiamo pellegrini perché in fondo la letteratura è un pellegrinaggio all’interno di noi stessi. E poi? ”Poi conta le stelle. Ogni stella e’ una magia”.
Una lunga metafora che vive all’interno della pagina letteraria. Un andare nel di dentro della letteratura attraverso il pensiero critico ed estetico ma con il sapere dello scrittore. Infatti il libro di Bruni si legge come se fosse un narrato, un vissuto sulla corda di una partecipazione costante tra esperienza, vissuto e testimonianza.

Tonino Filomena

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