“Cari amici, fin dalla adolescenza ero consapevole di appartenere ad una famiglia «decentemente ma atrocemente povera». Non avevamo libri in casa. Nemmeno uno. I miei genitori erano contadini. Riuscivano a malapena a farmi camminare con le scarpe risuolate e con gli indumenti di “seconda mano” che mi passava un mio cugino ricco. Avvertivo il bisogno, quasi fisiologico, di possedere libri. Non per “bel vedere”, – naturalmente – ma per leggerli. Il mio più grande desiderio era avere un libro tutto mio. Avevo due amici che possedevano migliaia di libri in casa, ereditati dai loro nonni ricchi sfondati, ma si guardavano bene dal prestarmeli. Ne avessero almeno letto uno. Quante umiliazioni ho dovuto sopportare per aver solo accarezzato o annusano un loro libro. Mi servivano pochi spiccioli per acquistarne almeno uno. Ciononostante anche quelle poche lire mancavano. Che fare, dunque? Non mi restava altro che rubarli. Ne ho rubati di libri ai supermercati. Non me ne sono mai pentito. Il tempo è stato galantuomo con me. Oggi per “vendicarmi” di quei due amici (si fa per dire) mi compro in media un libro ogni settimana, e per “legittima difesa” li scrivo pure. Ho deciso così di regalare il libro che vedete in copertina ad alcuni ragazzi poveri del mio paese, le cui famiglie non ce la fanno neanche a riparare le scarpe rotte dei loro figli o ad acquistare un indumento per Natale. Regalerò un libro (e non solo uno) ad ognuno di loro, e chiederò scusa per averlo fatto. Che Dio mi fulmini se non lo faro!”
«La bellezza dell’attimo vive per sempre, sino alla fine del mondo. Se domani noi non ci saremo, chi ricorderà quest’attimo di incomparabile splendore? E se il mondo dovesse finire domani; se non dovessero più susseguirsi né albe, né tramonti, né cieli né montagne, chi o cosa potrebbero mai conservare lo stupore, il fascino, la magia di questo attimo unico, irripetibile, così sospeso fra la terra e il cielo, fra il giorno e la notte? Vi sono momenti che imprigionano nel flusso del tempo che si perde, e momenti che dischiudono prospettive fatte di eternità: attimi che vivranno per sempre, sino alla fine del mondo.»
(Francesco Lamendola in Arianna Editrice).
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