lunedì 23 Dicembre, 2024 - 17:30:07

“Lo sguardo dell’anima, nel racconto della passione“. Obiettivo sui percorsi della tradizione spirituale di una città

Foto di Cristina Friuli

 

È una lettura di carattere artistico e culturale, quella che l’associazione Programma Cultura e Domenico Semeraro, direttore artistico della stessa, propongono ai fruitori della esposizione virtuale di opere fotografiche, presente su questa pagina di ARTè….

Studi specifici e accurate ricerche filologiche, attestano le origini delle manifestazioni denominate “riti della settimana santa” già dal primo millennio. La Regione Puglia considera i riti e le processioni del periodo pasquale come proprio patrimonio immateriale e, in attuazione della convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, ne fa materia di tutela e valorizzazione. La loro importanza  non risiede nella manifestazione culturale in sé, bensì nella ricchezza di conoscenza e competenze, che attraverso questi eventi vengono trasmesse da una generazione all’altra.

Fondamentale, per la considerazione di questo tipo di discorso, è ricorrere a quanto presente nei vari codici e testi giuridici, secondo cui punto di partenza dell’immateriale è la tutela della memoria, secondo l’art. 9 della Costituzione (letto in comb. disp. con l’art. 33) e secondo una concezione di cultura in senso antropologico. Il noto giurista M.S. Giannini ha differenziato i concetti di cosa  e di bene in senso giuridico: il bene culturale non è equiparabile a una cosa, in quanto l’identificazione di una cosa non può prescindere dal requisito della corporalità, mentre la nozione di “bene in senso giuridico” si riferisce ad utilità o valori ritenuti meritevoli di tutela dall’ordinamento giuridico. Il concetto di bene culturale è definito come bene immateriale, che si identifica con l’essere testimonianza avente valore di civiltà. Poiché il Codice dei beni culturali è rimasto quasi integralmente strutturato sul criterio della materialità del bene, ne è derivata la necessità teorica di perpetuare un regime di piena differenziazione ontologica fra beni e attività, al cui interno le tradizioni popolari sarebbero rimaste relegate, prima l’intervento dell’UNESCO, che ne ha riconosciuto appieno valore e dignità con la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale del 2003, ratificata in Italia nel 2007.

Foto di Fabiola Vasco

Lo stretto legame con il territorio in cui si svolge e di cui è espressione, pongono le processioni dell’Addolorata e dei Misteri, che si svolgono ogni anno, il giovedì ed il venerdì santo, in stretta connessione con il tessuto socio-antropologico locale. Altrove, non si troverebbe lo stesso animus d’identificazione tra gli esecutori/fruitori del rito. Questo per dire che intercorre sempre un rapporto d’identificazione tra la manifestazione culturale e il gruppo d’appartenenza. La Taranto raccontata attraverso lo sguardo appassionato e introspettivo dei suoi abitanti, diventa visione condivisa di un pensiero armonioso, che ha radici antiche che risalgono a quando la storia iniziò a lasciare i suoi indelebili segni. E, proprio quella storia che si dipana come una matassa di prezioso e lucente bisso, giunge fino a noi con la forza delle tradizioni religiose, beni culturali immateriali, facenti parte dell’identità di questa città.

Un passo a piedi nudi, come quello dei “perdoni”, per sentire sensazioni come il freddo ruvido dell’asfalto; uno sguardo attraverso un campo circolare limitato, come quello dei fori per gli occhi del cappuccio dei confratelli; un lento movimento dell’anima, come quel dondolio rallentato della “nazzicata”. Sono questi i pulsori emozionali, che invitano a riflettere durante la fruizione delle opere fotografiche, perché non sia una osservazione sterile e passivamente subìta, quanto, piuttosto, guidata dall’emozione.

Le foto presentate da Cristina Friuli, Domenico Semeraro e Fabiola Vasco, susciteranno una riflessione sulla fotografia, trasportando emotivamente nel campo percettivo e costruttivo dell’autore. E, come potente forma di comunicazione ed evocazione, quale è, la fotografia è capace di scavare nel sostrato spirituale di una città che vive la sua lacerazione nelle difficoltà del quotidiano, ma che ritrova in queste occasioni, quella coesione intima e resiliente, che può far vibrare la coscienza sociale e risvegliare quella dignità umana, a volte così brutalmente alienata. Una fotografia di quel mondo sommerso di sensazioni, fede, tradizioni. Una commistione di apparenza e spiritualità, sfila per le strade di una città che vive la sua passione, passo dopo passo, con la forza della speranza e la volontà di risorgere.

Alessandra Basile

Fabiola Vasco

Domenico Semeraro

Cristina Friuli

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Notizie su Alessandra Basile

Alessandra Basile
Laurea magistrale in Progettazione e Management di sistemi turistici e culturali e triennale in Scienze dei Beni Culturali per il Turismo, presso l'Università degli Studi "Aldo Moro" di Bari, è presidente della Associazione culturale Programma Cultura, di Taranto, che promuove e valorizza il territorio ionico e regionale, con progetti ed organizzazione di eventi per la divulgazione delle eccellenze del nostro patrimonio culturale. Appassionata di arte, teatro e fotografia, è da anni impegnata nella divulgazione scientifica per la tutela del cielo stellato, dichiarato dall'UNESCO patrimonio dell'umanità. Ha al suo attivo importanti esperienze redazionali con testate nazionali e regionali, con cui collabora per raccontare le bellezze artistiche, culturali e paesaggistiche del territorio.

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