È una lettura di carattere artistico e culturale, quella che l’associazione Programma Cultura e Domenico Semeraro, direttore artistico della stessa, propongono ai fruitori della esposizione virtuale di opere fotografiche, presente su questa pagina di ARTè….
Studi specifici e accurate ricerche filologiche, attestano le origini delle manifestazioni denominate “riti della settimana santa” già dal primo millennio. La Regione Puglia considera i riti e le processioni del periodo pasquale come proprio patrimonio immateriale e, in attuazione della convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, ne fa materia di tutela e valorizzazione. La loro importanza non risiede nella manifestazione culturale in sé, bensì nella ricchezza di conoscenza e competenze, che attraverso questi eventi vengono trasmesse da una generazione all’altra.
Fondamentale, per la considerazione di questo tipo di discorso, è ricorrere a quanto presente nei vari codici e testi giuridici, secondo cui punto di partenza dell’immateriale è la tutela della memoria, secondo l’art. 9 della Costituzione (letto in comb. disp. con l’art. 33) e secondo una concezione di cultura in senso antropologico. Il noto giurista M.S. Giannini ha differenziato i concetti di cosa e di bene in senso giuridico: il bene culturale non è equiparabile a una cosa, in quanto l’identificazione di una cosa non può prescindere dal requisito della corporalità, mentre la nozione di “bene in senso giuridico” si riferisce ad utilità o valori ritenuti meritevoli di tutela dall’ordinamento giuridico. Il concetto di bene culturale è definito come bene immateriale, che si identifica con l’essere testimonianza avente valore di civiltà. Poiché il Codice dei beni culturali è rimasto quasi integralmente strutturato sul criterio della materialità del bene, ne è derivata la necessità teorica di perpetuare un regime di piena differenziazione ontologica fra beni e attività, al cui interno le tradizioni popolari sarebbero rimaste relegate, prima l’intervento dell’UNESCO, che ne ha riconosciuto appieno valore e dignità con la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale del 2003, ratificata in Italia nel 2007.
Lo stretto legame con il territorio in cui si svolge e di cui è espressione, pongono le processioni dell’Addolorata e dei Misteri, che si svolgono ogni anno, il giovedì ed il venerdì santo, in stretta connessione con il tessuto socio-antropologico locale. Altrove, non si troverebbe lo stesso animus d’identificazione tra gli esecutori/fruitori del rito. Questo per dire che intercorre sempre un rapporto d’identificazione tra la manifestazione culturale e il gruppo d’appartenenza. La Taranto raccontata attraverso lo sguardo appassionato e introspettivo dei suoi abitanti, diventa visione condivisa di un pensiero armonioso, che ha radici antiche che risalgono a quando la storia iniziò a lasciare i suoi indelebili segni. E, proprio quella storia che si dipana come una matassa di prezioso e lucente bisso, giunge fino a noi con la forza delle tradizioni religiose, beni culturali immateriali, facenti parte dell’identità di questa città.
Un passo a piedi nudi, come quello dei “perdoni”, per sentire sensazioni come il freddo ruvido dell’asfalto; uno sguardo attraverso un campo circolare limitato, come quello dei fori per gli occhi del cappuccio dei confratelli; un lento movimento dell’anima, come quel dondolio rallentato della “nazzicata”. Sono questi i pulsori emozionali, che invitano a riflettere durante la fruizione delle opere fotografiche, perché non sia una osservazione sterile e passivamente subìta, quanto, piuttosto, guidata dall’emozione.
Le foto presentate da Cristina Friuli, Domenico Semeraro e Fabiola Vasco, susciteranno una riflessione sulla fotografia, trasportando emotivamente nel campo percettivo e costruttivo dell’autore. E, come potente forma di comunicazione ed evocazione, quale è, la fotografia è capace di scavare nel sostrato spirituale di una città che vive la sua lacerazione nelle difficoltà del quotidiano, ma che ritrova in queste occasioni, quella coesione intima e resiliente, che può far vibrare la coscienza sociale e risvegliare quella dignità umana, a volte così brutalmente alienata. Una fotografia di quel mondo sommerso di sensazioni, fede, tradizioni. Una commistione di apparenza e spiritualità, sfila per le strade di una città che vive la sua passione, passo dopo passo, con la forza della speranza e la volontà di risorgere.
Alessandra Basile
Fabiola Vasco
Domenico Semeraro
Cristina Friuli