Efficaci misure di sostegno al reddito dopo la recente calamità, un nuovo piano agrumicolo regionale per la diversificazione e l’ammodernamento degli impianti con aiuti fino al 60% per investimenti realizzati da giovani agricoltori, la sigla di un accordo con la Grande Distribuzione Organizzata per la commercializzazione degli agrumi pugliesi, una attività di promozione sui mass media per incentivare l’acquisto di agrumi pugliesi, l’avvio di controlli a tappeto nei mercati generali per assicurarsi che sulle etichette sia indicata chiaramente l’origine del prodotto.
E’ quanto richiesto da Coldiretti Puglia al Governo regionale, durante il flash mob a cui hanno partecipato il Presidente della Regione Emiliano, il Presidente del Consiglio Loizzo e i consiglieri regionali, per far fronte al crac agrumi in provincia di Taranto, aggravato dal calo dei consumi, scesi sotto i 15 chili a persona l’anno, per effetto di una diminuzione che negli ultimi 15 anni varia da oltre il 20% per le arance ad oltre il 50% per i mandarini.
“E’ ciclico il grave problema della risposta dei mercati e dei prezzi – dice il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – con clementine vendute in campagna a 0,25 – 0,30€ al chilo, aggravato nell’ultima settimana dall’ondata di maltempo che ha investito le campagne tarantine. I magazzini sono pieni di prodotto che i nostri agricoltori hanno raccolto senza sapere neppure a chi venderlo e a quale prezzo”.
Le imprese agricole che si dedicano alla produzione di agrumi in provincia di Taranto con grande sacrificio e sforzo imprenditoriale sono 1.041, il 9% del totale dell’imprenditoria agroalimentare jonica e che producono la stragrande maggioranza del milione e 100mila quintali di arance e clementine pugliesi.
“Sono inaccettabili – denuncia il Presidente della Coldiretti Taranto, Alfonso Cavallo – i prezzi pagati agli agricoltori che non riescono neanche a coprire i costi di raccolta, resi ancora più pesanti a causa dell’ondata di maltempo e della concorrenza sleale dei Paesi comunitari ed extracomunitari che sta determinando un ulteriore calo dei prezzi di vendita del 25%. Un trend drammatico che ha effetti pesanti sul piano economico e occupazionale per le imprese agricole, ma anche dal punto di vista ambientale e per la salute dei consumatori, su cui è necessario intervenire con misure di trasparenza per promuovere i consumi sul mercato interno e favorire le esportazioni”.
Il maltempo ha aggravato un andamento di mercato già molto complicato, depresso dall’effetto Brexit che non ha tardato a farsi sentire. Il Regno Unito è al settimo posto tra i partner della Puglia per le esportazioni più di 369 milioni il valore dell’export pugliese verso questo Paese. La Brexit sta avendo un effetto negativo sugli scambi commerciali dell’agroalimentare pugliese. Così come dal 2013, anno che ha preceduto l’embargo russo, ad oggi è stato registrato il crollo dell’export agroalimentare pugliese fino anche al 63%. Oggi va incentivata la ricerca scientifica, adeguandola alle reali necessità del settore, con attenzione particolare al miglioramento genetico per l’ottenimento di nuove cultivar e al risanamento del materiale di propagazione, introducendo anche innovazioni tecnologiche di processo e di prodotto”.
L’impossibilità di esportare sul mercato russo – secondo Coldiretti – ha peraltro provocato per molti prodotti alimentari una situazione di eccesso di offerta sul mercato europeo con ricadute negative sui prezzi riconosciuti agli agricoltori. Ai danni diretti, poi, vanno aggiunti quelli indiretti determinati dalla diffusione sul mercato russo di imitazioni low cost dei prodotti italiani che rischiano di scalfire l’immagine dei prodotti originali nel tempo.
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