Sulla vicenda di Antonio Stano morto a Manduria (Ta) in seguito alle continue sevizie ed angherie compiute da una locale babygang si è detto praticamente tutto. I commenti hanno riguardato la sua morte perché della sua vita in realtà non interessava a nessuno.
Il livello del dibattito sui social è sceso a livelli allarmanti: colpa dei servizi sociali, colpa dei genitori, colpa del prete, colpa delle forze dell’ordine. Uccideteli, buttate le chiavi, a morte anche i genitori, al rogo la città. Giustizialismo forcaiolo della serie “punirne uno per educarne cento” avanzato da improvvisati sociologi e soliti qualunquisti. Come se ci fosse qualcuno che può dirsi davvero esente da responsabilità. Come se “far fuori” una decina di sciagurati adolescenti possa servire a riportare ordine e decoro in questa marcia società contemporanea o a riportare in vita Antonio. Tutti colpevoli, nessun colpevole. E soprattutto nessun cambiamento. Gli autori dei reati pagheranno. Questo è scontato. Per loro la peggiore punizione. Ma può questa vicenda avere fine solo nelle aule di un Tribunale? Assolutamente no.
In Italia vi è un’emergenza culturale. Sia chiaro. Qui è l’intero sistema educativo che ha smesso di funzionare. E la colpa è di tutti. A Manduria ci è scappato il morto e allora i manduriani per l’opinione pubblica passano per i cattivi, gli omertosi. Con l’aggravante che il Comune dal 2018 è commissariato in seguito ad infiltrazioni mafiose nella passata amministrazione. Ma le violenze sessuali, lo spaccio, il bullismo ad opera di adolescenti sono sulle cronache di ogni quotidiano nazionale. Al Sud, quanto al Nord.
E allora l’ultima speranza per giovani e adulti non può che essere una rivoluzione educativa e culturale da combattere tutti insieme. Solo questa ci può salvare. Prima di esporre il proprio pensiero sui social lo si condivida a tavola con i propri figli. Prima di rimproverarli, si pensi a quale esempio si sta dando loro. Prima di ergersi a censori, si rifletta sui propri comportamenti. Si ripristini la logica che ad ogni merito debba corrispondere un premio e ad ogni demerito una punizione.
Ricordiamo alle nuove generazioni che sui libri di storia gli italiani sono celebrati quali esportatori di cultura e civiltà. Poi facciamo loro notare quello che siamo diventati ora e quanto ci siamo imbarbariti. Torniamo ad evidenziare le differenze tra bello e brutto, tra giusto e sbagliato, tra lecito ed illecito. Poi ognuno scelga da che parte stare.
Giulio Destratis
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