MANDURIA – Alle prime luci dell’alba, i Carabinieri del Reparto Operativo di Taranto e della Compagnia Carabinieri di Manduria (TA), hanno eseguito 4 misure cautelari (la prima in carcere e le restanti agli arresti domiciliari) nei confronti di:
1. DALEMMO Luigi, nato a Brindisi (BR) l’01.03.1993, associato presso l’Istituto Penitenziario di Taranto;
2. PICCINNI Antonia, nata a Manduria il 22.02.1972, associata agli arresti domiciliari;
3. TONDO Loredana, nata a Manduria (TA) il 10.03.1990, associata agli arresti domiciliari;
4. DI LAURO Antonio, nato a Manduria (TA) il 18.10.1962, associato agli arresti domiciliari;
il primo ritenuto responsabile dell’omicidio preterintenzionale del manduriano MASSARI Antonio, mentre gli altri tre del reato continuato di favoreggiamento personale del suddetto (in concorso per le due donne).
Le Misure Cautelari sono state emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Taranto – Dott. Pompeo CARRIERE, su richiesta del Sostituto Procuratore Dott.ssa Antonella DE LUCA, che concordavano appieno con le risultanze investigative del Nucleo Operativo della Compagnia CC di Manduria.
L’indagine trae origine dall’arrivo presso l’Ospedale Civile di Manduria, avvenuto intorno alle ore 18:00 del 07.02.2013, del 40enne MASSARI Antonio, fruttivendolo ambulante del luogo. L’uomo giungeva in ospedale accompagnato da due individui allo stato ancora non identificati, con escoriazioni al capo, ferite alle mani, e varie algie addominali e lombo-sacrali che inizialmente rimandavano ad un possibile investimento stradale o a percosse; un rapido peggioramento nella serata, determinava poi il suo trasferito presso il reparto di Neurochirurgia del SS Annunziata di Taranto, ove decedeva alle ore 08:00 del 16.02.2014, senza mai aver ripreso conoscenza e senza aver avuto la possibilità di rilasciare dichiarazioni alla P.G. Nelle prime ore della mattina successiva al ricovero i Carabinieri rinvenivano la vettura utilizzata dalla vittima. Il veicolo, con i finestrini semiaperti e senza sicure alle portiere, veniva trovato precariamente parcheggiato nei pressi di un deposito di legna condotto da PICCINNI Antonia e dalla figlia TONDO Loredana, rispettivamente moglie e figlia di Pietro TONDO, da tempo, detenuto, legato alla criminalità organizzata manduriana facente capo a STRANIERI Vincenzo, anch’esso da tempo in carcere.
Nel deposito lavorava saltuariamente anche DALEMMO Luigi, fidanzato di TONDO Loredana.
Le testimonianze raccolte nell’immediatezza, in linea con altre che sarebbero state poi acquisite o integrate in seguito, indicizzavano le lesioni di MASSARI Antonio come ad opera di terzi.
La vicenda, nei tratti preliminari, iniziava quindi a prendere una direzione, arricchendosi di un altro resoconto importante, quanto al luogo di rinvenimento dell’auto.
Infatti, DALEMMO Luigi dichiarava di essere stato lui a convocare telefonicamente MASSARI Antonio presso il deposito, contattandolo tramite il telefono del fratello con il quale, in quel momento, si trovava presso il mercato ortofrutticolo di Francavilla Fontana. Motivo della “convocazione”, a sua detta, era l’intento di chiarire personalmente alcuni apprezzamenti ritenuti troppo confidenziali nei confronti della propria ragazza e concluso “pacificamente” l’incontro, avrebbe visto il MASSARI Antonio salire a bordo di una vettura di passaggio, lasciando sul posto la propria.
Da qui in poi, attraverso un fitto esame del traffico telefonico ed una conseguente geolocalizzazione consentita dalle celle, le indagini circoscrivevano lo svolgimento dei fatti in un arco di tempo di circa 30 minuti, a partire dall’arrivo del MASSARI al deposito (presumibilmente ore 17:11 ) sino all’accettazione in ospedale (ore 17:45).
Tornando alla natura delle lesioni riportate dalla vittima, un primo sommario parere autoptico le riconduceva ad un violento trauma da precipitazione, con impatto della parte posteriore del tronco e del cranio contro una superfice piana a larga base, come accade in caso di caduta da un’altezza di alcuni metri. In tal senso, il deposito si presentava subito estremamente compatibile; infatti, come dettagliatamente rilevato in sede di un accurato sopralluogo effettuato dalla Sezione Investigazioni Scientifiche del Reparto Operativo CC di Taranto congiuntamente al medico legale incaricato Dott. CHIRONI coadiuvato da un ingegnere consulente tecnico del P.M., vi è una rampa interrata alta circa 3 metri, quindi decisamente idonea alla precipitazione ed alle lesioni ipotizzate in sede di valutazione autoptica che, nella sua conclusione definitiva, confermava tale dinamica, aggiungendo anche la presenza di piccoli traumi verificatisi verosimilmente prima di quello maggiore (dovuto alla caduta) localizzati al volto (sopracciglio sinistro), sulle nocche della mano sinistra e sugli avambracci, ove in particolare, venivano rilevati segni tipici di un “afferramento” . Tutti questi elementi sono stati ritenuti chiaramente riconducibili a quel luogo ed a quell’incontro, che non si concluse evidentemente in maniera pacifica, ma trascese in scontro fisico ed aggressione ai danni del malcapitato, nel corso del quale questi precipitò dalla rampa cadendo all’indietro e procurandosi le lesioni poi risultate mortali. Su questa base, l’Autorità Giudiziaria ha contestato il reato di omicidio preterintenzionale che DALEMMO Luigi avrebbe commesso aggredendo MASSARI Antonio e procurandogli la caduta fatale. La serrata e progressiva attività di escussione di tutti i soggetti a vario titolo collegabili alla vicenda (congiunti della vittima, indagati ed operai del deposito legna), condotta con l’ausilio di intercettazioni telefoniche ed ambientali, ha permesso di portare alla luce un’articolata e continuata attività di favoreggiamento posta in essere soprattutto dalla TONDO e dalla madre. Queste, sin da subito e sistematicamente, si sono prodigate in azioni commissive ed omissive, fornendo informazioni false, asserendo di non aver mai notato DALEMMO Luigi incontrare MASSARI Antonio nel deposito, tantomeno di aver visto la vettura di quest’ultimo parcheggiata proprio sotto il loro esercizio commerciale. Entrambe hanno infatti negato di aver avuto modo di osservare quanto accadeva nel deposito, sebbene vi fosse un sistema di videosorveglianza collegato con la casetta che funge da ufficio e con l’attigua abitazione. A tal proposito, ne avevano addirittura asserito l’inefficienza causata da eventi atmosferici; l’apparato, invece, era di fatto funzionante e ben orientato nella visuale, eccezion fatta per “l’insolita” mancanza dell’hard disk destinato alla registrazione, così come accertato dai Carabinieri intervenuti e confermato dal consulente tecnico.
In aggiunta a ciò, forti del potenziale intimidatorio legato all’appartenenza ad una famiglia con notoria storia criminale, hanno condizionato le versioni degli operai che quel giorno erano a lavorare nel deposito, alcuni dei quali sono arrivati a negare qualsiasi legame di natura extralavorativa, nei confronti sia della famiglia dei datori di lavoro che di quella della vittima.
Tutti gli indagati, con l’aiuto delle rispettive famiglie, hanno cercato di sottrarsi ad ogni monitoraggio investigativo.
Le investigazioni hanno consentito altresì, di individuare in DI LAURO Antonio un altro soggetto collocabile con sicurezza sul luogo dei fatti, negli orari di interesse ed in stretta relazione con DALEMMO Luigi. DI LAURO Antonio, nel suo tentativo di non riferire nulla di concreto alla P.G., è stato praticamente inchiodato dai suoi contatti telefonici con l’utenza del fratello della vittima (sulla quale DALEMMO ha ripetutamente contattato MASSARI Antonio) e con lo stesso DALEMMO Luigi; ignaro che i Carabinieri avessero già esaminato il suo traffico telefonico, aveva accampato una versione decisamente vaga e poco credibile, improntata sull’unica certezza di non aver visto MASSARI Antonio all’interno del deposito e comunque tacendo informazioni e circostanze determinanti per far luce sui fatti nonchè strumentali ad eludere le indagini a carico del presunto autore.
L’A.G. ha ritenuto, quindi, sussistente per tutti gli indagati destinatari della misura cautelare, un serio pericolo di inquinamento delle fonti di prova, in un contesto locale connotato da un forte potere di intimidazione, specie per DALEMMO Luigi che, trovandosi in una posizione processuale più gravata, potrebbe essere maggiormente spinto e motivato negli intenti di inquinamento probatorio, e per tal motivo raggiunto dalla misura più afflittiva della custodia carceraria presso la Casa Circondariale di Taranto. In merito al reato contestato, di omicidio preterintenzionale, anche sulla scorta del referto autoptico, pervenuto dopo la contestazione formale, che ha evidenziato ferite da difesa, non si può escludere che l’accusa per l’omicida, in atto prudenzialmente contenuta all’ipotesi di preterintenzionale, possa mutare in omicidio a titolo di dolo eventuale.
Gli altri tre indagati sono stati invece sottoposti agli arresti domiciliari presso le rispettive abitazioni in Manduria.
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