Il Castello Aragonese di Taranto saluta il 2019 registrando l’incredibile successo di 138.587 visitatori, superando del 14% il già notevole risultato ottenuto nel 2018 di 121.575 visitatori.
Di questi, 49.312 provengono da Taranto e provincia, 68.284 dal resto d’Italia e ben 20.991 stranieri.
Complessivamente dall’apertura del Castello al pubblico nel 2005 i visitatori sono stati 1.010.075 di cui 354.476 Tarantini, 536.855 provenienti dal resto del Paese, 118.744 stranieri. Le reazioni positive ed entusiastiche dei visitatori evidenziano l’importanza dell’opera della Marina Militare, attiva a 360° degli interessi del paese, anche a tutela del patrimonio culturale e storico nazionale.
Oltre alle visite, continua senza sosta la valorizzazione culturale del sito attraverso le attività di manutenzione, di restauro e di ricerca archeologica in collaborazione con la Soprintendenza ai beni culturali e artistici della Provincia di Brindisi, Lecce e Taranto.
APPROFONDIMENTI
Con la sua forma quadrangolare occupa l’estremo angolo dell’isola su cui sorge il borgo antico della città, forma modificata negli anni. Inizialmente era solo una “Rocca” fatta da torri alte e strette e solo nel 1486 l’architetto militare, “Francesco di Giorgio Martini”, ebbe l’incarico di ampliare il castello conferendogli la forma che oggi possiamo ammirare.
A memoria della sua realizzazione una lapide murata sulla “Porta Paterna” che adornata dello stemma degli Aragonesi inquartato con l’arma dei d’Angiò riporta:
“Re Ferdinando aragonese, figlio del divino Alfonso e nipote del divino Ferdinando, rifece in forma più ampia e più solida questo castello cadente per vecchiaia, perché potesse sostenere l’impeto dei proiettili che è sopportato col massimo vigore – 1492.”
Nel corso degli anni la struttura venne rafforzata con nuove torri ed il suo impiego cambiò passando da struttura militare per la difesa a dura prigione fino al 1887, anno in cui il castello torna ad essere sede militare e più precisamente della Marina Militare.
Nella sua storia si ricorda la lunga prigionia del Generale Dumas, primo generale di colore della storia e fonte d’ispirazione del celebre romanzo “Il conte di Montecristo” scritto da suo figlio Alexandre Dumas.
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