Giallo a Brindisi sulla nave Staffetta per la morte del marinaio di seconda classe, Giuseppe Antonio Gelsomino.
Il giovane militare di 21 anni è stato trovato morto venerdì 6 agosto, a bordo della nave della Marina Militare “Staffetta” ormeggiata alla base navale di Brindisi. Sarebbe stato ucciso da un colpo d’arma da fuoco, come è risultato da un primo esame del personale del 118.
La dinamica della morte è in fase di accertamento da parte della Procura di Brindisi che ne ha disposto l’autopsia che si terrà nel cimitero comunale luogo dove è stata trasferita la salma. L’arma da dove è partito il colpo sarebbe stata trovata non lontano dal corpo del giovane.
L’arma non era in dotazione alla vittima. Si parla di due colpi esplosi e di episodi di nonnismo ricorrenti. Oggi i carabinieri hanno consegnato alla famiglia, che è a Lanciano in provincia di Chieti, dove anche il giovane viveva da 18 anni, un avviso di indagini per istigazione al suicidio.
Il militare era un volontario in ferma prefissata di un anno. La salma è attualmente disposizione del pm di turno della Procura di Brindisi”.
Su Facebook la sorella del militare, Giorgia Gelsomino, si sfoga e chiede verità sulla morte del fratello. “È morto mio fratello. Non so come, non so quando, non so perché. Chiamo e non mi fanno sapere nulla di concreto. Ho un forte dolore nel cuore. Raccolgo i miei genitori da terra. Il dolore è troppo forte. Ora compaiono notizie sui giornali e in televisione ma a noi nessuno dice niente. Cos’è successo? Cosa sta succedendo? Questo è quello che vorrei scrivere io. Questa è la pena che vorrei leggessero tutti. Perché nessuno parla di cos’è successo dietro le quinte? Chi è Gelsomino Giuseppe? E cosa ne è stato della famiglia? A chi sono arrivate queste condoglianze? E come?”. Questo lo sfogo Giorgia Gelsomino sul suo profilo Facebook . L’ipotesi che il fratello possa essersi suicidato è piombata senza che la famiglia sapesse nulla.
“Il dramma non è finito con le sentite condoglianze fatte per telefono ma continuerà ancora per molto tempo visto che nessuno ci fa sapere nulla di concreto. Si parla di condoglianze – continua Giorgia – ma la famiglia è dovuta venire a sapere di questa ipotesi dalla televisione e dai media.
La famiglia si è dovuta sentir dire dopo diverse telefonate ‘signorina non mi metta in difficoltà. Risponderò a ciò che posso rispondere’. Nessuna fotografia. Nessuna informazione in più. Solo un’ è inutile ora chiamare gli avvocati’. ‘E far venire i tuoi a Brindisi per vedere il corpo. Non si può’. Io non mi sento tutelata. La mia famiglia non si sente tutelata. Si sono riempiti la bocca con la parola suicidio. A noi hanno riempito la testa di non metteteci in difficoltà“.
Volete sapere cosa sa la famiglia?
La famiglia sa solo che ha perso un figlio ed un fratello.
La famiglia sa che non potrà vederlo fino a “lunedì forse martedì”.
La famiglia ha dovuto apprendere la notizia da una telefonata.
La famiglia ha dovuto stringere i denti quando ad ogni domanda veniva proposta sempre la stessa risposta “non mi metta in difficoltà”
La famiglia sa che lì quell’arma non doveva esserci.
La famiglia sa che Giuseppe non aveva un porto d’armi e che si teneva lontano da cose pericolose.
La famiglia sa che Giuseppe Gelsomino ha una ragazza con la quale erano in ballo infiniti progetti.
La famiglia ha lasciato Giuseppe tra sorrisi, abbracci e tanta voglia di rivedersi dopo una licenza presa per poter festeggiare il suo ultimo compleanno.
Ma la famiglia non sa cos’è successo realmente.
La famiglia ha dovuto sentir storpiare il nome del figlio ovunque.
Perché questo è successo.
Nessuno ha chiesto nulla, nessuno sapeva nulla ma tutti hanno aperto la bocca.
Peccato che a casa mia non si sia visto nessuno.
Peccato che mio fratello è morto e che ormai non c’è nulla da fare.
E attenzione..
Le mie non vogliono essere parole di una sorella disperata che vuole difendere il buon nome del fratello.
Io vorrei solo sapere la verità.
Il dolore è tanto le forze poche.
E in ogni caso.. Il risultato non cambierà .
La famiglia distrutta, condoglianze arrivate via telefono, Giorgia racconta che alla famiglia è stato detto di non raggiungere Brindisi: “Inutile che veniate fin qui. Non potete vederlo“; le mancate comunicazioni e tanto bisogno di conoscere la verità e di rispetto per questo ragazzo. La famiglia, originaria di Manfredonia è arrivata a Lanciano tanti anni “non sa cos’è successo realmente” e chiede che venga “accertata la verità“.
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