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Maruggio, concluso il convegno su “La bugia risorgimentale”.

MARUGGIO (TA) – Sabato 4 dicembre 2010, presso la Biblioteca Comunale, dinanzi ad un numeroso pubblico attento e qualificato, si è svolto, come previsto, l’incontro di studio sul Risorgimento Italiano dal tema: “La bugia risorgimentale”. Il convegno, organizzato dal Centro Culturale “Berto Ricci” e coordinato da Daniela Molendini, dopo l’Inno ai Briganti, eseguito magistralmente dal Gruppo Folk “Aria di Casa Nostra”, è stato aperto dallo scrittore e ricercatore storico Tonino Filomena.

Tonino Filomena, dopo aver elencato le “bugie” risorgimentali scritte sui libri scolastici, ha ricordato le gesta leggendarie del brigantaggio politico in Puglia con il sergente borbonico Pasquale Domenico Romano e, in particolare, la resistenza antiunitaria nel tarantino condotta da Cosimo Mazzeo (alias Pizzichicchio), “brigante” di S. Marzano. L’autore di Paese Nostro, ha concluso sferrando dure critiche alla massoneria locale “artefice di un risorgimento rivolto esclusivamente a suo favore con conseguente impoverimento della già impoverita classe contadina del tempo”.

Hanno fatto seguito gli interventi di Dario Basile, che  ha tracciato il percorso storico-politico della massoneria europea, e di Mario Massa, che si è soffermato su Garibaldi, definendolo “avventuriero prezzolato”, e su Mazzini al quale “non ne andava una bene”.

Interessante e ricco di contenuti l’intervento (fuori programma) di Antonio Edoardo Favale, il quale ha voluto ricordare ai presenti il contributo che hanno dato i Borboni alle popolazioni meridionali.

I lavori del convegno sono stati conclusi dallo scrittore Pierfranco Bruni il quale, dopo aver “ammonito” quanti inneggiano al Risorgimento e all’Anti-Risorgimento, ha dichiarato: “E’ stato un Risorgimento incompiuto, ma è altrettanto vero che l’Unità d’Italia era necessaria. Ci furono degli errori ma più che altro il quadro di analisi interessa sia i fatti che i personaggi a partire da Garibaldi e Mazzini. Bisogna parlare di insorgenze e non di fenomeno legato al brigantaggio. Non si poteva non lavorare per l’unificazione ma nello stesso tempo non si doveva accettare l’unificazione a tutti i costi. Si tratta di una analisi sulla quale non tutto è stato definito. Ma l’Unità d’Italia andava fatta”.

Particolarmente gradita la presenza di docenti, scrittori e osservatori provenienti dalle province di Taranto e Lecce, oltre che dall’assessore comunale Alfredo Longo.

Al termine della manifestazione, il gruppo folk ha continuato ad eseguire le più belle canzoni della nostra tradizione popolare.

F.F.

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Un commento

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    Dell’unità si intende celebrare 150 anni,è un non senso,passi celebrare centenari,ma 150enari è evidentemente una forzatura; una storia così triste,unità pervasa di violenza,mattanze,giochi sporchi…e,non da poco, i cittadini erano, e siam rimasti ,sudditi,altro che festeggiamenti.Tutto cominciò col re sabaudo che versava in grave crak finanziario ,e volle impossessarsi dei cospiqui patrimoni delle 2 Sicilie:ci riuscì,e non si sa che fine fecero i tesori delle Sicilie.Garibaldi,artefice dell’unità,(ma anche di stragi) di fronte ad angherie sabaude sul popolo, dopo l’Unità si pentì, e dichiarò: i popoli oppressi hanno diritto di ribellarsi.L’unità non era necessaria,e si è dimostrata rovinosa.

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