Il primo censimento del secolo ventesimo, quello del febbraio 1901 (il IV dall’Unità d’Italia), registra a Maruggio una popolazione presente con fissa dimora pari a 2.002 abitanti e 490 famiglie. Sono stati nominati rilevatori, i commessi comunali: Cesare Rosiello, Francesco Riezzo e Felice Prisco. Per il lavoro “straordinario” svolto, saranno ricompensati rispettivamente con lire 33.000, 22.000 e 17.000. Il censimento ha rilevato che l’assetto urbano del paese è rimasto tale e quale rispetto ai decenni precedenti. Solo dopo l’Unità è possibile rinvenire alcune deliberazioni municipali che decidono provvedimenti in materia di lavori pubblici, da realizzarsi all’interno del centro urbano e degli interventi per rendere agibili (con argini, livellazioni e sistemazioni) le strade provinciali, che mettono in collegamento Maruggio con Manduria (asse principale per i traffici commerciali), con Sava e Torricella (ancora inesistente).
All’interno del paese, le minuscole e bianche abitazioni si susseguono a schiera, adagiate lungo le vie principali. Le case, tranne qualche rara eccezione, sono veri e propri tuguri. Tutte poste a piano terra e muniti di ricovero per il cavallo. Le stanze sono massimo tre: sala, camera e cucina. In cucina troneggiano dei monumentali camini con grandi focolari anneriti e sedili di pietra. I letti sono in genere molti alti e pesanti, di ferro, con “sacconi” (materassi) imbottiti di “pajargina” (paglia di orzo) o di “cranoni” (foglie secche del granturco). Il bagno è costituito da un grosso buco tondo, comunicante con una fossa morta. Il buco, detto anche cesso, situato all’esterno dell’abitazione, si chiude con un tappo di legno o di pietra. Per pulirsi, essendo sconosciuta la carta igienica, si usano appositi panni e stracci utilizzati da tutti i membri della famiglia. Nelle buone famiglie il cesso è costituito da un grosso vaso cilindrico di coccio o di metallo su cui ci si siede. Negli anni seguenti sarà utilizzato “lu rinali” (orinale). Ci si lava saltuariamente i piedi e le altre parti del corpo usando grosse bacinelle (“vacili”) o conche (“pile”, usate anche come lavatoio), con sapone verde fatto in casa. Meno male che l’estate ci si lava nelle acque limpide della marina di Maruggio (Campomarino).
Tonino Filomena
scrittore e storico
Per scriverci e segnalarci un evento contattaci!