martedì 24 Dicembre, 2024 - 13:36:34

Maruggio – Primo censimento del XX secolo, Febbraio 1901 quanti eravamo

Pianta di Maruggio all’inizio del secolo XX redatta da Nicola de Marco

Il primo censimento del secolo ventesimo, quello del febbraio 1901 (il IV dall’Unità d’Italia), registra a Maruggio una popolazione presente con fissa dimora pari a 2.002 abitanti e 490 famiglie. Sono stati nominati rilevatori, i commessi comunali: Cesare Rosiello, Francesco Riezzo e Felice Prisco. Per il lavoro “straordinario” svolto, saranno ricompensati rispettivamente con lire 33.000, 22.000 e 17.000. Il censimento ha rilevato che l’assetto urbano del paese è rimasto tale e quale rispetto ai decenni precedenti. Solo dopo l’Unità è possibile rinvenire alcune deliberazioni municipali che decidono provvedimenti in materia di lavori pubblici, da realizzarsi all’interno del centro urbano e degli interventi per rendere agibili (con argini, livellazioni e sistemazioni) le strade provinciali, che mettono in collegamento Maruggio con Manduria (asse principale per i traffici commerciali), con Sava e Torricella (ancora inesistente).

All’interno del paese, le minuscole e bianche abitazioni si susseguono a schiera, adagiate lungo le vie principali. Le case, tranne qualche rara eccezione, sono veri e propri tuguri. Tutte poste a piano terra e muniti di ricovero per il cavallo. Le stanze sono massimo tre: sala, camera e cucina. In cucina troneggiano dei monumentali camini con grandi focolari anneriti e sedili di pietra. I letti sono in genere molti alti e pesanti, di ferro, con “sacconi” (materassi) imbottiti di “pajargina” (paglia di orzo) o di “cranoni” (foglie secche del granturco). Il bagno è costituito da un grosso buco tondo, comunicante con una fossa morta. Il buco, detto anche cesso, situato all’esterno dell’abitazione, si chiude con un tappo di legno o di pietra. Per pulirsi, essendo sconosciuta la carta igienica, si usano appositi panni e stracci utilizzati da tutti i membri della famiglia. Nelle buone famiglie il cesso è costituito da un grosso vaso cilindrico di coccio o di metallo su cui ci si siede. Negli anni seguenti sarà utilizzato “lu rinali” (orinale). Ci si lava saltuariamente i piedi e le altre parti del corpo usando grosse bacinelle (“vacili”) o conche (“pile”, usate anche come lavatoio), con sapone verde fatto in casa. Meno male che l’estate ci si lava nelle acque limpide della marina di Maruggio (Campomarino).

Tonino Filomena
scrittore e storico

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