TARANTO – Il Giudice per le indagini preliminari, Valeria Ingenito, ha convalidato l’arresto eseguito dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Taranto nei confronti del Capitano di Vascello Giovanni Di Guardo e dell’imprenditore-sindaco di Roccaforzata Vincenzo Pastore, ed ha disposto nei loro confronti la custodia cautelare richiesta dal Pubblico Ministero Maurizio Carbone.
Lo stesso Pubblico Ministero, sulla base del quadro indiziario fornito dai militari della Guardia di Finanza, ha anche richiesto l’applicazione della custodia cautelare nei confronti di una donna M.F. di 31 anni, Tenente di Vascello della Marina Militare, diretta collaboratrice del Capitano di Vascello Giovanni Di Guardo , nonché responsabile dell’Ufficio Contratti della Direzione di Commissariato di Taranto, per i reati di concorso in corruzione aggravata e di turbata libertà degli incanti.
L’ufficiale è stata rintracciata dai finanzieri nella serata di ieri presso la propria abitazione di Crispiano ed associata alla Sezione Femminile della Casa Circondariale di Taranto, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal predetto GIP.
Tangentopoli in uniforme
A portare alla luce la “tangentopoli” militare denominata “il sistema del 10%” fu la denuncia dell’amministratore unico di una società, la “Le.De.”, affidataria del servizio di ritiro e trattamento delle acque di sentina delle unità navali all’ancora nelle basi navali di Taranto e Brindisi. L’allora comandante di Maricommi, capitano di fregata Roberto La Gioia, fu arrestato in flagranza di reato dopo aver intascato l’ultima di una serie “mazzette”. Secondo gli accertamenti degli inquirenti La Gioia avrebbe preteso dall’imprenditore il 10% di un appalto da 650 mila euro, ovvero 65 mila euro da pagare due volte al mese con importi da 2000-2500 euro. Da quel punto in poi le indagini sono proseguite allargandosi a macchia d’olio fino ad arrivare direttamente negli uffici dello stato maggiore della Marina, a Roma.
Mandato per prevenire la corruzione
Dopo l’ondata di arresti che dal 12 marzo 2014 in poi aveva portato in carcere 6 ufficiali, un maresciallo e un dipendente civile della base navale di Taranto, tutti coinvolti nello scandalo che aveva svelato l’esistenza di un sistema di presunte tangenti sugli appalti e le forniture nella base tarantina della Marina militare, il vertice della forza armata aveva deciso di inviare il capitano di vascello Giovanni Di Guardo, 56 anni, a comandare la base Maricommi. Il suo compito doveva essere quello di prevenire altri casi di corruzione.
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