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Micol Bruni: Scanderbeg e le città italiane

Un eroe, un personaggio, un militare tra Adriatico e Mediterraneo, tra Albania e Regno di Napoli. Giorgio Castriota Scanderbeg. Siamo ad una celebrazione importante. 550 anni fa moriva il condottiero. Era il 17 gennaio del 1468. Le città italiane, soprattutto quelle sull’Adriatico, devo molto alla politica di Scanderbeg a cominciare da Venezia.

Si pensi che quando Scanderbeg preparava la difesa contro Murad scoppiò un conflitto con Venezia che si impossessò della città di Dagno trascurando i diritti di Scanderbeg che ne vantava il possesso in base ai trattati di successione con il defunto signore Lek Zacaria.
Scanderbeg dopo una prima vittoria contro Venezia preferì però farsela alleata contro i turchi anche se la città era sempre sospettosa nei confronti dei capi albanesi, infatti, era contraria alla unificazione della Albania per paura che gli Albanesi stessi,potessero riprendersi le città costiere e l’entroterra in loro possesso preferendo la frantumazione in tanti stati indipendenti e usando per questa politica il metodo divide et impera. La diffidenza di Venezia era accentuata in conseguenza della politica filonapoletana che il condottiero albanese aveva iniziato nel 1451 con Alfonso d’Aragona re di Napoli.

 

Con la morte del re nel 1458 e il fallimento della crociata bandita da Pio II nel 1464 vennero meno a Scanderbeg le speranze di una alleanza con i popoli cristiani occidentali per combattere il nemico musulmano turco. E Scanderbeg si rese conto che l’unica potenza occidentale a fronteggiare i turchi era Venezia, la Repubblica di San Marco.
Il 13 dicembre 1463 il Consiglio dei Sapienti del senato veneto stabiliva un accordo con Scanderbeg in base a cinque proposte avanzate dal capo albanese tramite il suo oratore o messo Paolo Gazzullo miles:

I) alla richiesta di aiuti militari Venezia era disposta ad inviare in Albania suoi contingenti di truppe anche di ‘gente italica’;

II) disponibilità di aiuti finanziari necessari alle operazioni di guerra ‘pecunias stipendariarum ipsorum mittemus’;

III) aiuti navali molte galee nelle parti di Dalmazia e d’Albania disponibili ad ‘omnem requisitionem suam’, inoltre una galea sempre pronta nel porto di Cattaro alle necessità di Scanderbeg;

IV) nessuna pace poteva essere conclusa da Venezia con il turco senza che vi fosse incluso Scanderbeg ‘tamquam nostri domini commendato’, così anche Scanderbeg non poteva fare nessuna pace con il turco senza il consenso di Venezia;

V) Venezia si impegnava nel malaugurato caso, ‘quem deus avertat’ che Scanderbeg perdesse i suoi domini a causa della guerra di mantenergli la consueta pensione annuale con l’aggiunta ulteriore di 500 ducati per cui Scanderbeg, ‘cum uxore, liberi set famiglia honorifice vivere poterit’, come dimora poteva scegliere l’isola di Liesne o quella di Curzola o altro territorio del territorio veneto”.

Per Roma Scanderbeg fu sempre il “soldato della cristianità” anche se dal papato in realtà non ottenne mai quello a cui aspirava: una crociata contro i turchi(1). Dal 12 dicembre 1466 al 14 febbraio 1467 fece soggiorno a Roma ma gli aiuti del papa come afferma L. Pastor  “riguardo al concistoro segreto del 7 gennaio 1467 in cui si trattò dei soccorsi da accordarsi all’eroe d’Albania abbiamo la relazione del cardinale Gonzaga secondo cui il papa prometteva di sborsare a Scanderbeg cinquemila ducati, dicendo di non poter dare di più perché costretto a proteggere il proprio paese”(3).

Alfonso d’Aragona divenuto re di Napoli nel 1442 fu tra i sovrani italiani quello che si dimostrò più attento alle idee di Scanderbeg. I primi approcci per la conclusione di un trattato tra i due si ebbero nel 1447.
Nell’archivio della Corona di Barcellona si conserva una lettera scritta da Alfonso a Scanderbeg in data 13 dicembre 1447 da Bari in cui il re facendo riferimento ad una richiesta fatta da Scanderbeg con lettera e con l’ambasceria di frate Antonio di Napoli e dell’abate Pietro suoi inviati speciali esprimeva al capo albanese il suo compiacimento per voler iniziare una guerra contro il capo turco. Garantiva l’ospitalità in terra di Puglia e alla sua famiglia e per le navi ne poteva metterne a disposizioni tre(4).
L’accordo fu concluso a Gaeta il 26 marzo 1451.
Il trattato di alleanza riguardava:
I) il re di Napoli si obbligava a mandare aiuti militari per la difesa delle terre albanesi di Scanderbeg;
II) tutte le terre conquistate da Scanderbeg con l’aiuto del re restano sotto la sovranità di questi;
III) non appena libero dagli impegni di guerra Scanderbeg raggiungerà Napoli per ‘prestare juramento et homagio de fidelitate et de vassallaggio et farrà et eseguirà quanto per la prefata maestà li serà comandato’;
IV) cacciati con gli aiuti del re i turchi dalle terre albanesi Scanderbeg e parenti daranno e pagheranno ciascuno anno ‘alla prefata maestà lo tributo che per lo presente sono tenuti a dare al dicto turco’;
V) ‘tutti i vassalli del Castriota e dei suoi parenti compreranno lo sale dei fondaci li quali ordinerà la prefata maestà a quel prezzi che lo comprono al presente dai fondaci del turco’;
VI) ‘il re Alfonso si obbliga avuto lo dicto paese mantenere et servare tutti li privilegi de la cità de Croja e de tutto albano, come hanno fatto tutti li re d’Albania et menteniri tutti li signori che serranno subiecti a la predicta maestà…’”(5).

Nel maggio del 1451 re Alfonso in esecuzione del trattato con Scanderbeg inviava in Albania il suo luogotenente Bernardo Vaquer con un reparto di cento soldati con l’ordine di riedificare le mura di Croja(6).
Dopo la conquista di Costantinopoli nel maggio del 1453 da parte di Maometto II riprese più forte la pressione ottomana. E nonostante nel 1454 Alfonso inviò l’aiuto richiesto (fucili, carri con vettovaglie e denaro, soldati) affinché Scanderbeg iniziasse la liberazione dell’Albania meridionale, attaccando la città di Berat, il 26 luglio del 1455 per la prima volta venne sconfitto dai turchi a causa del tradimento dell’albanese Moisè Golemi, che passò al servizio del Sultano.
Il 7 settembre del 1457 nella pianura di Albulene Scanderbeg vinse l’esercito turco ma nel 1460 accettò una tregua per riprendere le forze dopo 18 anni di guerra(7). Il 27 giugno del 1458 moriva il re Alfonso V d’Aragona lasciando il trono a Ferdinando.
Nel 1464 quando Ferdinando si era consolidato sul trono di Napoli grato a Scanderbeg per l’aiuto dato, gli donò con diritti e privilegi feudi prestigiosi pugliesi di Monte Sant’Angelo e San Giovanni Rotondo e l’annua provvigione di 1200 ducati. G.M. Monti(8) rileva tre privilegi: quello della marittima cioè della costa sempre riservata al demanio regio, quello della diretta giurisdizione regia e quello di poter esportare e importare qualsiasi merce di qualsivoglia valore dalla costa di monte S’Angelo e dal porto di Mattinata. Il 14 aprile 1464 Scanderbeg a Napoli prestò giuramento al sovrano in qualità di feudatario del regno(9).
A Napoli il re Ferdinando lo aiutò nei limiti, come risulta da una lettera che il re inviò al protonotario Rocca suo ambasciatore presso il papa “li havimo donati ducati mille in contanti. Item ducento carra de grano… item la paga delle fanti che sono di Croja… benché credimmo che tutte queste expese serranno superflue come vederite per la copia delle nove che noi havimo del Turco”(10).

Quindi, tale lettera ci fa capire come la situazione politica e militare per Scanderbeg diventava sempre più tragica. Per questo motivo una volta tornato in patria cercò di riafforzare i rapporti con Venezia, l’unica potenza occidentale in grado di ostacolare il nemico turco.
Verso la fine del 1467 Scanderbeg decise di fare ancora un appello agli albanesi per ricostituire e potenziare la Lega Albanese del 1444. Convocò una assemblea nel 1468 ad Alessio.
In pieno inverno un esercito turco marciava contro gli albanesi e Scanderbeg si preparava a rispondere. Purtroppo, proprio mentre il suo esercito riportava una vittoria nei pressi di Scutari, fu colpito da febbre. E fu così che il “Grande Alessandro” stremato dal male e dalle ormai numerose battaglie si spense ad Alessio il 17 gennaio 1468. Il suo corpo fu sepolto nella Chiesa di San Nicola, dove dieci anni dopo, i soldati musulmani si appropriarono delle sue ossa ritenendole sacri talismani.  Giorgio Castriota, detto Scanderbeg (Gjergj Kastrioti Skënderbeu) era nato a Kruja il  6 maggio del 1405.

Micol Bruni

 

Note
(1) Cfr. Serra, A., L’Albania e la Santa Sede ai tempi di G.C. Scanderbeg, Casa del Libro, 1960.
(2) Cfr. Pastor, L., Storia dei Papi, Edizioni Desclée, Roma, 1925, vol. II, pag. 345.
(3) Cfr. Archivio della Corona aragonese di Barcellona, docum. n° 24 del Reg. 2657 in Mazziotti, I., op. cit.
(4) Mazziotti, I., op. cit.
(5) Cfr. Archivio della Corona aragonese di Barcellona, Reg. 2697 fol. 100 in Cerone, F., La politica orientale di Alfonso d’Aragona, in Arc. Stor. Province Napol., anno 27°, f. 3° e anno 28°. Fasc. 1° ed. Pierro-Veraldi, Napoli, 1902-1903.
(6) Cfr. Cerone, F., op. cit.
(7) Cfr. Mazziotti, I., op. cit.
(8) Cfr. Monti, G.M., La spedizione in Puglia di Giorgio Castriota, Iapigia, Bari, 1939.
(9) Cfr. Mazziotti, I., op. cit.
(10) Cfr. Pall, F., “I rapporti italo-albanesi intorno alla metà del sec. XV”, Arch. Stor. Prov. Napol. 1965, Estr. Società Napolet. Di Soria patria, Napoli, 1966.

 

 

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Notizie su Micol Bruni

Micol Bruni
Nata in Calabria, si è laureata in Giurisprudenza con una tesi dal titolo Gli Arbereshe tra storia e diritto. Studiosa degli aspetti storici delle comunità italo-albanesi, ha condotto ricerche riferite alla letteratura meridionale ed ai viaggiatori stranieri in Italia. Ha curato volumi dedicati ai Beni Culturali ed ha partecipato a studi monografici dedicati a Giuseppe Battista, Carlo Levi, Cesare Pavese, Sandro Penna. Ha pubblicato un volume dal titolo "Poesia e poeti nella metafora" (2007). Insieme al padre Pierfranco ha curato la stesura del testo pubblicato dalla Nemapress ed intitolato "Elio Vittorini - La sfida dello scrittore" (Collana Saggi, 2009). È Presidente dell'Istituto di Ricerca per l'Arte e la Letteratura (I.R.A.L.) ed ha curato, in qualità di presidente e coordinatrice scientifica, la pubblicazione di testi riguardanti la letteratura del Novecento con riferimento a Gabriele D'Annunzio. Ha partecipato a trasmissioni della RAI su temi inerenti la valorizzazione delle culture antropologiche.

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