EMANUEL CARNEVALI,
“Partono ‘e bastimente p’ ‘e terre assaje luntane,
cantano a buordo e so’ napulitane!”
(canzone tradizionale napoletana)
L’Emigrazione Italiana negli Stati Uniti d’America
Fra il 1880 e il 1915 approdano negli Stati Uniti quattro milioni di italiani, su 9 milioni circa di emigranti che scelsero di attraversare l’Oceano verso le Americhe. Le cifre non tengono conto del gran numero di persone che rientrò in Italia: una quota considerevole ( 50/60%) nel periodo 1900-1914.
Circa il settanta per cento proveniva dal Meridione, anche se fra il 1876 ed il 1900 la maggior parte degli emigrati era del Nord Italia con il quarantacinque per cento composto solo da Veneto, Friuli Venezia Giulia e Piemonte.Le motivazioni che spinsero masse di milioni di Meridionali ad emigrare furono molteplici.
Durante l’invasione Piemontese, operata senza dichiarazione di guerra, del Regno delle due Sicilie, i macchinari delle fabbriche, non dimentichiamo che Napoli era allora una città all’avanguardia in campo industriale, furono portati al Nord dove in seguito sorsero le industrie del Piemonte, della Lombardia e della Liguria.
Le popolazioni del Meridione, devastato dalle guerra con circa un milione di morti, da cataclismi naturali (il terremoto del 1908 con l’onda di marea nello Stretto di Messina uccise più di 100,000 persone nella sola città di Messina) depredato dall’esercito, dissanguato dal potere ancora di stampo feudale, non ebbero altra alternativa che migrare in massa. Il sistema feudale, ancora perfettamente efficiente, permetteva che la proprietà terriera ereditaria determinasse il potere politico ed economico, lo status sociale, di ogni individuo. In questo modo, le classi povere non ebbero praticamente alcuna possibilità di migliorare la propria condizione. (Tratto dal Web www.emigrati.it)
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