In attuazione del Progetto territoriale aderente al sistema di protezione e integrazione per i richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR 2014/2016) promosso dal Ministero dell’Interno e dagli Enti Locali, alla quale il Comune di Torricella ha aderito (e per il quale nel triennio incasserà 800.000,00 euro), nel mese di agosto u.s., nella piccola frazione di Monacizzo (circa 300 abitanti) presso il centro di accoglienza composto da tre locali più servizi, giunsero 3 extracomunitari (2 donne e 1 uomo) di nazionalità nigeriana con 2 bambini al seguito.
Da subito gli extracomunitari, che non parlavano una parola di italiano, ebbero difficoltà ad integrarsi nel tessuto sociale del “paesello” dove, spesso in estate, gli stessi abitanti avevano ed anno, problemi di approvvigionamento idrico, dove non ci sono asili, dove non c’è un presidio sanitario, dove non ci sono adeguati mezzi di collegamento con i paesi limitrofi ecc..Se è pur vero che i residenti inizialmente avevano posto una certa resistenza all’arrivo degli extracomunitari (non per una questione di razzismo ma proprio perché avevano anticipato quello che poi è in effetti accaduto), la comunità “monacizzese” ha da subito ben accolto gli ospiti nigeriani. Nonostante ciò. È accaduto che, dopo neanche un mese dal loro arrivo, i nostri amici nigeriani iniziarono a protestare per la qualità del cibo, della colazione e del vestiario inadeguato ai loro costumi e abitudini.
Ma non si fermarono a questo a questo in quanto,insoddisfatti di ciò che la piccola frazione di Monacizzo poteva offrire loro, iniziarono a manifestareimprovvisando degli “show”d’avanti al piazzale della chiesa, tanto che, spesso insieme ai servizi sociali e al 118 dovettero intervenire anche i Carabinieri della Stazione di Torricella. Dopo le continue proteste e le minacce di suicidio (spesso brandivano coltelli), la coppia nigeriana veniva trasferita a Bari mentre, l’altra giovane signora, di 33 anni, di nome “Norcas”,al 5° mese di gravidanza, restava da sola con la sua bellissima bambina di 3 anni (Clarabel).
L’essere rimasta da sola, incinta e con una bambina piccola, ha portato la donna in uno stato di depressione dal quale ne è scaturita la rabbiosa protesta di oggi (che va ad aggiungersi a quella dei giorni scorsi) che, ancora una volta ha richiesto l’intervento del Sindaco Avv. Emidio de Pascale, dei Carabinieri della Stazione di Torricella, del 118 con la dottoressa Mele dell’ASL di Manduria e del Dott. Conte Psichiatra dell’ASL di Grottaglie e, proprio grazie alla professionalità del Dott. Conte se poi a distanza di circa due ore si è riusciti a convincere la signora nigeriana a farsi visitare passando prima dal reparto ginecologico dell’Ospedale di Grottaglie e successivamente a farsi ricoverare presso l’Ospedale “Giannuzzi” di Manduria.
Ma cosa chiede questa signora? Chiede di potersi ricongiungere con il marito che in Italia è arrivato dopo di lei e che ora si trova preso un centro di accoglienza di Padova, ma non solo, la signora non vuole che il marito debba ricongiungersi presso il Centro di accoglienza di Monacizzo, ma in un’altra città o altro centro di accoglienza che non sia comunque a Monacizzo. Questa è una strana vicenda: mentre i“monacizzesi” hanno accettato i nigeriani, i nigeriani non hanno accettato i monacizzesi o quanto meno il tessuto locale in cui questa piccola comunità vive.
Per amor di verità bisogna anche dire che, questa donna sola, incinta, con una bambina di 3 anni, che non parla italiano non ha tutti i torti nel manifestare (magari in modo sbagliato) le sue condizioni di “isolamento”, basti pensare che, nelle sue condizioni soprattutto di donna incinta se dovesse accusare qualche malore, soprattutto di notte non avrebbe a chi rivolgersi. Il sindaco cosa dice? “Ci siamo attivati con la Prefettura affinché acceleri i tempi per ottenere la pratica di trasferimento e il ricongiungimento con il marito”
Quanto bisogna attendere ancora NON SI SA!
Sono credo di sbagliarmi ma, questa vicenda non potrà chiudersi in tempi brevi, e una cosa è certa:il Ministero dell’Interno sta pagando 18.000,00 (diciottomila) euro all’anno per il fitto dei locali che sarebbero dovuti essere adibiti “all’accoglienza e integrazione per i richiedenti asilo e rifugiati”. Stando al progetto sottoscritto dal Comune di Torricella, gliextracomunitari da ospitare nel centro di accoglienza sarebbero dovuti esseri 15,
attualmente quei locali sono occupati da una sola donna in gravidanza e dalla sua bambina di 3 anni che chiede di andare via da Monacizzo, si dice che dovrebbero arrivarne altri 11 di sesso maschile che, nell’eventualità in cui anche questi (come i precedenti)dopo un po di tempo dovessero protestare chiedendo di essere trasferiti altrove,allora, se questa mattina per UNA SOLA PERSONA tra Carabinieri, operatori del centro sociale, psichiatri, medici e infermieri del 118,son dovuti intervenire circa 15 persone, per gli extracomunitari in arrivo, sarà necessario l’intervento dell’esercito.
E la “spending review?” Mi vien da dire: “Non è che quello dei centri di accoglienza sia diventato un “business” su cui molti si arricchiscono con la scusa della solidarietà?”
Mimmo Carrieri su www.vivavoceweb.com
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