sabato 23 Novembre, 2024 - 4:30:54

Niente multe a camionisti, sei agenti della Polstrada ai domiciliari con l’accusa di corruzione

In seguito di indagini dirette dalla Procura della Repubblica (titolare del fascicolo il P.M. Maurizio CARBONE) e condotte da personale della Polizia di Stato, in mattinata è stata data esecuzione ad un’ordinanza applicativa di sei misure cautelari personali di custodia cautelare agli arresti domiciliari, disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari (Paola INCALZA) del Tribunale di Taranto nei confronti di sei appartenenti alla Sezione di Polizia Stradale di Taranto, gravemente indiziati, in concorso con altri soggetti, di più ipotesi di induzione indebita a dare e/o promettere utilità, in relazione a fatti commessi nel territorio di questa provincia nel periodo compreso tra i mesi di Luglio ed Ottobre 2016

Gli indagati, abusando della qualità e dei poteri di appartenenti alla FF.OO, nel corso della loro attività di controllo della circolazione stradale, inducevano diversi conducenti di autoarticolati e rimorchi, a corrispondere loro somme di denaro non dovute, omettendo per contro di elevare verbali di contestazione per violazioni al Codice della Strada.
Gli stessi conducenti sono indagati per la medesima condotta, ovvero per avere, seppure indotti, promesso e/o dato le utilità richieste.

L’indagine ha preso avvio a seguito di una telefonata anonima giunta alla sala operativa della Questura di Taranto, nel corso della quale un ignoto chiamante segnalava la presenza sulla S.S. 100, in direzione di Bari, di un equipaggio della Polizia Stradale intento a caricare nel bagagliaio dell’auto di servizio (posta a fari spenti sul ciglio della strada) alcune casse di pesce prelevate dall’interno di un furgone per il traporto di prodotti ittici fermato per un controllo.

Alla luce di questa segnalazione, e soprattutto delle discordanze emerse nella ricostruzione degli accadimenti relativi ai controlli effettuati da una delle pattuglie in servizio quella sera, proprio nelle immediate vicinanze del luogo oggetto di segnalazione, i dirigenti della Squadra Mobile e del Compartimento della Polizia Stradale Puglia, Sezione di Taranto, hanno deciso di predisporre dei servizi di osservazione e controllo, che se inizialmente non conducevano ad alcun utile risultato investigativo, hanno consentito in ultimo di rilevare e videoregistrare, in almeno due occasioni, l’effettiva consegna di banconote da parte di conducenti di mezzi pesanti sottoposti a controllo dall’equipaggio della stradale verso cui erano maturati i sospetti.
All’esito dei servizi di osservazione e controllo (che in ogni caso sono proseguiti anche nelle settimane successive) è stata richiesta ed autorizzata attività di captazione audio-video all’interno delle autovetture di servizio.

La predetta attività ha consentito di registrare i commenti scambiati tra gli indagati all’interno della vettura monitorata sia nell’immediatezza dei controlli che subito dopo la partenza dei conducenti dei veicoli controllati, quindi i riferimenti fatti a violazioni rilevate alle quali però non era seguita alcuna compilazione di verbali di contravvenzione, con omesso inserimento dei nominativi dei conducenti e dei dati identificativi dei mezzi nelle schede di controllo, tutti elementi indiziari delle condotte delittuose contestate.

Sono stati documentati diversi controlli effettuati su strada nei confronti di autotrasportatori dai quali i suddetti appartenenti hanno ricevuto somme di denaro non meglio quantificate.
I medesimi indagati hanno peraltro maturato nel tempo la convinzione di essere sottoposti a controllo, riuscendo pure ad accertare la presenza degli impianti di monitoraggio installati all’interno delle vetture utilizzate per il pattugliamento delle strade.

Hanno così iniziato a cercare di acquisire ulteriori informazioni su quanto fosse già noto agli inquirenti, addossando la responsabilità della denuncia a loro carico ai vertici del loro ufficio di appartenenza e della Questura, pianificando non solo un’attività di boicottaggio dei servizi tecnici, ma anche una serie di azioni ritorsive e denigratorie nei confronti dei colleghi che stavano indagando sul loro conto.

Nonostante la contezza dell’esistenza di investigazioni a loro carico, gli indagati hanno manifestato sfrontatezza nel reiterare con disinvoltura i delitti loro addebitati, seppure ricorrendo all’adozione di maggiori cautele.

Da qui il ritenuto pericolo non solo di inquinamento probatorio ma anche di reiterazione dei reati della stessa specie che hanno giustificato l’applicazione della misura degli arresti domiciliari.

 

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