Un certo tipo di educazione ha pensato di definire innato per tutte il ruolo di madre, quasi un percorso obbligato da intraprendere a un certo punto della vita quando, si dice, deve scattare per forza quel famoso orologio biologico di cui non tutte però siamo dotate.
Questo ha fatto sì che il mondo ha creduto a quella storia che in ogni donna c’è una potenziale madre, buona per natura, un seme dell’universo che può e deve solo dare buoni frutti.
Non sempre è così!
Madre è anche rifiuto, manipolazione, sbagli e condizionamenti!
Madre può diventare follia che uccide non solo il corpo ma anche le menti!
Le cronache forniscono spunti di riflessioni di come a volte negli spazi asfissianti di alcune sconosciute solitudini proprio colei che ha dato la vita può trasformarsi in strumento di morte e di repressione non solo fisica! E allora in questa sorta di dolcezza collettiva avverto una piccola punta di dolore sordo e pungente pensando a tante maternità diversamente vissute; l’altra faccia di un ruolo che la natura ha reso ugualmente possibile senza selezioni e test d’ingresso.
Ad ogni madre corrisponde un figlio! Ed è quel “prodotto” inconsapevole che non ha potuto sceglierci che attira la mia attenzione perché, diciamo la verità, il merito e la santificazione che ci tocca di diritto non sempre tutte ce lo meritiamo!
A molte di noi sta sulla coscienza non essere state capaci di “manovrare” con cura quelle creature che portiamo alla vita di cui volenti o nolenti abbiamo la responsabilità della loro crescita ma soprattutto della loro serenità e felicità futura!
E volendo osare dall’alto della nostra onnipotenza materna, si potrebbe pensare che l’umanità intera dovrà sempre dipendere da quello che queste creature dolci, buone, meravigliose, instancabili dispensatrici di amore gratuito, avranno seminato!
Anna Marsella
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