E ancora la mente batte dove il cuore duole! Ieri si è chiusa la scena terrena dei tre protagonisti, vittime diverse, dell’ultima tragedia dell’assurdo e ciò che si legge sui social e sulla stampa è una naturale bagarre di supposizioni, di accuse e di dietrologia che dubito potranno servire e porteranno come sempre a nulla. Quella violenza è ancora così calda e geograficamente vicina da continuare a lasciare tracce nelle nostre coscienze, aggiungendo colori sempre più scuri alla scala di emozioni che la mente materializza alla ricerca di un momento “fisico” in cui individuare la ragione di certe efferatezze che di “razionale” non hanno nulla e che spinge un (cosiddetto) uomo ad uccidere la propria compagna e il proprio figlio!
Forse mi sbaglio ma non credo nell’interruttore che improvvisamente spegne la mente! C’è sempre un prima e un dopo! Ci sono segnali e vite che parlano prima che certi fatti si compiano! La normalità che si attribuisce a certe esistenze e in cui si va a scavare sempre dopo che certe tragedie avvengono, non può definirsi tale!
E’ considerato “normale” il susseguirsi di azioni comuni che tutti gli esseri umani svolgono quotidianamente come dormire, svegliarsi, mangiare, pensare, lavarsi, cucinare, studiare, lavorare ecc… ecc.. ma oltre questa sequenza non può essere definito normale la costruzione di un lucido pensiero assassino, di una calcolata voglia di fare male alla persona che si dice di amare! Ed è impossibile credere nell’amore che arma una mano o una volontà omicida o alla disperazione che fa decidere con lucida follia di uccidere l un bimbo innocente. L’amore ripara, conserva e protegge! Amore e morte non possono incontrarsi…sono agli antipodi! L’amore può solo generare genera vita!
Ed è stato “normale” il tragitto in compagnia del piccolo Andrea dopo averne ucciso la mamma magari mentre chiedeva con domande bambine e spaventate spiegazioni per qualcosa che la sua piccola mente non poteva contenere? Hanno avuto il tempo quel cuore e quella mente assassine di seguire giudiziosamente e sobriamente la strada, incrociare altri automobilisti, fare caso al paesaggio, guardare il cielo e magari fare ancora da padre a quel cucciolo che si affidava mansueto e ancora da figlio a lui che lo aveva generato nell’ineluttabilità di un ruolo che può a volte non seguire il corso della natura? Lo sgomento e il dolore che non riusciamo a collocare si fermano proprio in quei momenti che non potranno mai dirci e spiegare nulla né aiutarci a calare la nostra fragile razionalità in quel buco nero dell’incomprensibile.
Il bisturi della curiosità che si abbatte su certe tragedie, col senno di poi scopre che qualcosa già non andava e dei segnali esistono sempre ma spesso nessuno sa o chi sa fa finta di nulla! E’ questa omertà che dovremmo superare, questo credere di avere sempre tutto sotto controllo. L’umanità sta distruggendo le basi delle sue potenzialità, in questa corsa con la benda sugli occhi dove pur non conoscendo la strada sgomitiamo per arrivare primi, ci stanno sfuggendo tante cose! Stiamo perdendo di vista i punti cardini della nostra esistenza, stiamo barattando la nostra coscienza con il vivere facile di una società che sa solo mostrare ma non sa educare, stiamo scambiando i sentimenti più semplici e innati con il miraggio di poter avere tutto quello che ci sembra alla nostra portata comprese le persone che usiamo e soggioghiamo in nome di diritti acquisiti per il nostro tornaconto in un delirio di individualismo sfrenato. E tutto questo genera confusione e fragilità laddove un NO, un diniego un rifiuto osano contrapporsi tra la nostra presunzione e il diritto del rispetto dell’altro! E quando quell’altro è un essere femminile la diversità di genere alimenta un macabro diritto di prevaricazione che solo una sana e nuova educazione/rivoluzione sentimentale potrà stroncare.
Anna Marsella
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