La data è quella del 19 gennaio 2018, due giorni fa. L’atto, firmato dal presidente della Provincia di Taranto, Martino Tamburrano, dà il via alla “procedura referendaria su iniziativa del Comitato promotore “Taranto futura” in materia di separazione del territorio della provincia di Taranto dalla Regione Puglia ed annessione alla Regione Basilicata”. Dietro all’iniziativa c’è l’avvocato Nicola Russo, già fautore del referendum sulla chiusura dell’Ilva, battuto dai No nel 2013, che ora si spinge più in alto con la proposta choc di annettere l’intera provincia jonica alla Basilicata facendo di Taranto la terza provincia di quella regione.
Il quesito a cui dovrebbero rispondere i residenti della provincia di Taranto è questo: “Volete che il territorio della Provincia di Taranto sia separato dalla Regione Puglia per entrare a far parte della Regione Basilicata?”.
L’istanza presentata dal comitato promotore a novembre del 2016, è stata esaminata mercoledì scorso, 17 gennaio, dal segretario generale dell’Amministrazione provinciale di Taranto che l’ha validata trasmettendola alla presidenza per le determinazioni di sua competenza. La disposizione firmata da Tamburrano, autorizza la raccolta delle 15.000 firme necessarie per la presentazione della proposta referendaria. La petizione che partirà il prossimo 10 febbraio interesserà tutti i comuni dell’area jonica le cui amministrazioni locali dovranno collaborare istituzionalmente mettendo a disposizione le proprie strutture comunali.
Per i promotori del referendum sarà l’inizio di un lunghissimo iter dagli esiti tutt’altro che scontati e dalle difficoltà enormi. Ottenute le quindicimila firme richieste e ricevuta l’approvazione della Corte di Cassazione, la Provincia di Taranto approverà la proposta e fisserà la data della consultazione referendaria consultiva. Per la validità del referendum occorrerà raggiungere un quorum di votanti almeno del 30% degli elettori. Vince chi otterrà un parere in più. In caso di vittoria del Si all’annessione alla Basilicata, tale parere non sarà vincolante. Partiranno solo allora una serie di passaggi istituzionali complicatissimi che si concluderanno con il decreto del presidente della Repubblica che su proposta del Consiglio dei ministri indirà il referendum vero e proprio per la cui validità occorrerà che si esprima la maggioranza dei votanti. La stessa cosa si dovrà fare nella Regione Basilicata che dovrà accogliere l’annessione. La materia sarà poi di competenza parlamentare.
Per il momento gli unici a sostenere la proposta referendaria qui a Taranto sono i promotori dell’iniziativa aderenti al comitato “Taranto futura”. Nessun segnale ufficiale neanche dalla Basilicata se non qualche notizia diffusa dalla stampa locale con i primi timidi pareri espressi sui social. Ed è qui che nasce la polemica tra chi vorrebbe Taranto come capoluogo della regione Basilicata e chi, invece, alza le barricate attorno a Potenza.
Mercoledì 24 gennaio alle ore 11, ne salone della giunta della Provincia di Taranto, il comitato promotore tarantino presenterà l’iniziativa per la costituzione dei comitati per la raccolta firme presso tutti i paesi della provincia.
Nazareno Dinoi su Quotidiano di Taranto
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