C’era una volta un seminario per villeggiatura estiva. Quell’imponente e grazioso edificio (v. foto), posto in fondo alla stradina a ridosso del ristorante “Piccole Ore”, era il luogo in cui i giovani chiamati da Dio venivano invitati ad abbandonare le vanità della vita
per candidarsi a diventare preti.
Il seminario era affollatissimo di ragazzi provenienti per lo più dai paesi vicini (Maruggio, Manduria, Oria, Avetrana, Sava), appartenenti a famiglie povere e alle fasce d’età corrispondenti alla scuola media e alla scuola superiore. Passavano la giornata a studiare (filosofia, teologia, sacra scrittura) e a pregare. Altro che Facebook e roba simile.
Tutto ebbe origine ottantasei anni fa. Correva l’anno 1930. Il 24 novembre di quell’anno, il vescovo di Oria e il maestro muratore Antonio Molendini di Maruggio, stipularono un contratto per la costruzione del seminario in un’area fabbricabile di proprietà dello stesso vescovo Antonio di Tommaso.
Dopo appena cinque mesi, sotto la direzione dell’ingegner Gaetano Dimitri di Manduria, iniziarono i lavori di costruzione. “La pietra-tufo occorrente, per graziosa concessione del Parroco di Maruggio (Pietro Bellanova) sarà cavata…dal fondo in contrada Cristaldo (nei pressi del cimitero) di proprietà della Parrocchia”. I lavori furono ultimati (badate gente!) nel giro di tre anni. Altro che le odierne “consegna dei lavori”.
Nei decenni che seguirono il seminario vescovile divenne il vanto della diocesi e dei maruggesi in particolare.
Dopo quasi mezzo secolo (maggio 1982), al solo fine di una sciagurata e infelice speculazione edilizia, il seminario fu “venduto”, ne cambiarono la sua “destinazione d’uso” (con il beneplacito dei politici di allora e dell’allora vescovo di Oria) e lo “lottizzarono” per trasformarlo in piccoli e vergognosi alloggi per turisti balneari. Oggi è sotto gli occhi di tutti a spregio del nobile passato della nostra comunità. Non più Casa del Signore – dunque – ma casette per Signori, frivoli e blasfemi. Amen.
Tonino Filomena
Scrittore, storico documentarista
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Mi spiace rettificare la notizia, ma il terreno era di proprietà di mio nonno notaio Domenico Mossi, regalato al vescovo di Oria per la costruzione della sezione estiva del seminario vescovile