A distanza di non molte stagioni, di tempo e di passaggi di memorie, mi ritrovo a raccontare il dolore delle ferite nei legami di sangue che sono vita nella vita.
Dopo mio padre, dopo nostro padre che è un’aquila in volo con le sue tartarughe, con le quali non smette di dialogare, mia madre non c’è più.
Nostra madre non c’è più.
Cara Giulia, sorella mia, sembra incredibile, tra le nostre partenze e i nostri ritorni veloci, che quegli occhi, quel viso, quella malinconia, quel sorriso appeso quasi sempre al filo di una antica tristezza, come le donne greche, che cantavano nenie e favole, non ci siano più… pur in un’immagine che resta solcata nei nostri cuori, nel nostro vissuto con loro, con lei nostra madre, e nei nostri sguardi.
Giulia non facciamo altro che parlare di lei, non facciamo altro che toccare le cose che lei ha vissuto, non facciamo altro che guardarci e tracciare, nel nostro silenzio e nelle nostre parole, i suoi dettagli, i suoi oggetti, i suoi vestiti…
Questa vita è fatta di dettagli.
Se ne è andata nostra madre con passo leggero, come una nuvola o un’ombra che attraversa gli orizzonti, e il nostro amore è un paesaggio fermo in quella clessidra con punti di sabbia che ci riportano gesti di infanzia che abbiamo vissuto per non dimenticarli più.
Abbiamo pianto tutte le lacrime fino a non averne più.
Abbiamo versato tutto il nostro pianto fino a non aver più pianto.
Immobile, statuaria, nobile e serena sembrava dormire in quella bara che custodiva tutta la nostra storia o la nostra vita, sorella mia, fatta di storie che sono il nostro passato, le rimembranze, una memoria che abbiamo trasmesso ai nostri figli in un viaggio in un tracciato d’amore.
Ti ricordi, cara Giulia, le nostre estati a Trebisacce…
i nostri Natali…
o come si aspettava l’Epifania…
Vanno via così le immagini che mi porto dentro e che non riesco ancora a focalizzare, a bloccare, a fermare in un pensiero compiuto…
Ci sono assenze che non mi permettono ancora di vivere la consapevolezza di questa assenza…
Nostra madre non c’è più.
Non sembra vero. Eppure sappiamo che siamo nel gioco di queste esistenze e il dolore per questa assenza è una mancanza che lacera…
Io sono quello che sono perché ci sono stati loro, c’è stata questa madre, madre Maria, battagliera, la bersagliera che viveva di orgoglio per ciò che siamo riusciti a creare.
Tu sei quella che sei perché papà Italo è stato un combattente che non ha mai conosciuto la resa e mamma Maria che si è lasciata andare per incontrarlo e cantare per lui ancora “Vola colomba, vola colomba bianca…”.
Sì, come una colomba ha raggiunto la sua aquila. Sono mano nella mano, ora.
Sì sarai sempre al mio fianco. Giulia cara. Sarò sempre al tuo fianco. Saranno sempre dentro di noi. Papà e mamma.
Così come saremo dentro Simona, Pierpaolo, Marilena, Micol, Claudia, Virgilio. Saranno loro i nostri incastri e noi saremo per loro la via che Italo e Maria sono stati per noi.
Mi sento smarrito. Siamo smarriti.
Aspetto che il telefoni squilli, ho nostalgia di quelle telefonate e di quella voce che giungeva in qualsiasi ora perché ci diceva che c’era…
Giulia cara, non c’è più nostra madre ed io la cerco e tu la sogni ed è come se abitassimo un’isola dalla quale il mare soffia sul vento e non il vento sul mare, e dal pontile restiamo in attesa delle paranze nelle sere che hanno tramonti di misteri…
Ricordi?
Le parole fuggono, sono capricci e sono risonanze…
Riuscirò a scrivere la storia di mamma Maria? La nostra storia.
Non c’è più e sono trascorsi soltanto pochi giorni…
Ascoltaci mamma… Giulia ed io ti chiamiamo da queste assonanze (e dalla tua assenza) e tu con le tue preghiere raccontaci ancora le favole nella tua benedizione. Salutaci papà in questo vostro incontro che è eternità.
C’era una volta… Continueranno ad esserci…
Pierfranco Bruni