Un noto commercialista manduriano sulle cui generalità c’è uno stretto riserbo, è finito sotto inchiesta con l’accusa di aver sottratto denaro ad una società di cui era curatore fallimentare. Era stato nominato direttamente dal Ministero delle Attività produttive come commissario liquidatore di una cantina vinicola di Maruggio, la Cooperativa produttori agricoli San Giovanni Battista. Dal 2002 ad oggi, però, almeno secondo le fiamme gialle che hanno passato a setaccio il giro d’affari della società in liquidazione coatta, il professionista incaricato avrebbe trasferito denaro della cooperativa agricola sui conti correnti di una società intestata a lui e alla moglie, per una somma di circa trecentomila euro, restituendone nel tempo poco più della metà. A finire nei guai perché scoperto dalla Guardia di Finanza è un noto dottore commercialista manduriano che deve rispondere di peculato e interesse privato in concorso con la moglie cointestataria con una piccola quota di una società immobiliare dove, secondo l’accusa, sarebbero transitate le risorse finanziarie della cantina maruggese.
I militari della Guardia di Finanza della compagnia di Manduria, al comando del capitano Giuseppe Lorenzo, hanno notificato alla coppia un decreto di sequestro preventivo diretto, firmato dal giudice delle indagini preliminari del tribunale di Taranto, Vilma Gilli, per la disponibilità finanziarie pari a 125 mila euro, tanti quanto sarebbe risultato l’ammanco nelle casse della cantina vinicola. Al momento del sequestro la liquidità trovata nei conti correnti dei due professionisti è stata di circa la metà per cui, per pareggiare i conti, sono ancora sotto di 75mila euro.
Ben conosciuto negli ambienti imprenditoriali essendo lui stesso imprenditore titolare di una società immobiliare con sede a Manduria, il commercialista a marzo del 2002 era riuscito a farsi nominare commissario liquidatore direttamente dal Ministero delle Attività produttive. Da allora ha amministrato apparentemente bene la società cooperativa caduta in disgrazia dopo anni di onorata attività nel settore agricolo in generale e oleario e vinicolo in particolare. Gli affari, però, almeno dalle carte che le fiamme gialle sono stati in grado di tirare fuori, andavano bene soprattutto per la sua impresa immobiliare di cui era socio di maggioranza con la moglie che deteneva una piccola quota.
A smascherare il raggiro sono stati gli investigatori dello speciale corpo di polizia finanziaria a cui non sono sfuggiti alcuni movimenti di denaro sui conti della immobiliare manduriana. Da lì sono partiti i controlli conclusi con la denuncia dei coniugi e con l’emissione del decreto di sequestro eseguito in parte per mancanza di fondi. A quanto pare l’indagato che è difeso dall’avvocato Nicola Marseglia respinge le accuse e sostiene di avere già restituito tutta la somma contestata.
Nazareno Dinoi su Quotidiano
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