Si chiamerà “contributo al servizio pubblico radio-tv”, firmato dal sottosegretario Giacomelli è pronto, manca solo il via libera di Matteo Renzi.
Addio al vecchio canone come lo conosciamo e via libera al nuovo sistema di finanziamento del servizio pubblico messo a punto dal Governo che scatterà dal 2015 e sarà pagato anche da chi non ha la televisione.
COME CAMBIA
Il nuovo contributo al servizio pubblico radio-tv sarà molto più basso. Si pensa ad una forbice tra i 35 e gli 80 euro, a seconda delle capacità di spesa dei nuclei famigliari (calcolata sul reddito, ma anche sui consumi e altre variabili).
Nessuna famiglia, dunque, nemmeno le più ricche, pagherà più di cento euro per finanziare il servizio pubblico radio-tv, e molte pagheranno parecchio di meno, fino ad un terzo rispetto agli attuali 113,50 euro del canone Rai (mentre si studia un’esenzione per le famiglie con soglie di reddito minime).
Saranno inoltre chiamati alla cassa anche quei contribuenti che hanno fatto disdetta del canone Rai e quelli che non lo pagano perché non posseggono televisori né apparecchi «atti alla ricezione del servizio radio televisivo.
Con questa nuova norma si rottama dunque la vecchia legge sul canone Rai, che vincola l’obbligo del pagamento al reale possesso e trasforma l’obolo in un contributo strutturale delle famiglie al servizio pubblico, un servizio che lo Stato offre e che i contribuenti finanziano.
E come pagheremo? Dovrebbero scomparire i bollettini e l’importo sarà pagato insieme alle tasse, forse con un F24.
Insomma, pagare meno ma pagare tutti. Forse.
Fonte: www.finanzautile.org
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