L’equinozio di primavera 2017 cade oggi 20 marzo alle ore 11.29. Molti potrebbero essere stupiti: abbiamo imparato che il giorno dovrebbe essere il 21 marzo, ma perché quest’anno si rivela con un giorno d’anticipo? Non si tratta, ovviamente, di un errore. L’equinozio rappresenta il momento in cui il Sole tocca il cosiddetto punto vernale (quando interseca l’eclittica e l’equatore celeste), nel momento in cui passa dall’emisfero australe a quello boreale e viceversa (equinozio di primavera e di autunno). Si tratta, dunque, di un istante, non di un’intera giornata e quest’anno cade esattamente, per l’Italia, alle ore 11.29 di oggi 20 marzo.
L’equinozio di primavera è un fenomeno atteso da sempre ed in tutte le culture. Esso è associato alla fertilità, ed il suo significato etimologico deriva dal latino aequinoctium, riformulazione del più arcaico aequa-nox (notte uguale). Tale nome prende spunto dal fatto che le ore del periodo notturno sono quantitativamente uguali a quelle del periodo diurno. Ma andiamo a vedere quali sono gli aspetti culturali che tale fenomeno porta con sé. Naturalmente, non solo astronomia, ma anche tanta astrologia in questo caso. Nell’antica Mesopotamia infatti l’arrivo primaverile coincideva con la Festa del Nuovo Anno, visto che coincide con il segno zodiacale dell’Ariete, primo segno dello zodiaco. Anche nell’antico Egitto tale fenomeno era molto festeggiato, ed ancora oggi la ricorrenza denominata Sham El Nessim coincide con la primavera ed è una delle feste pubbliche egiziane.
La datazione dell’equinozio nel calendario gregoriano
Nell’originale calendario giuliano, promulgato da Giulio Cesare, l’equinozio di primavera cadeva il 25 marzo. La ragione dell’odierno spostamento al 21 marzo (o, meglio, al 20 marzo, per i prossimi decenni), si lega alle motivazioni stesse della messa in essere del calendario gregoriano. Gregorio XIII, infatti, intendeva ripristinare l’allineamento fra date del calendario ed eventi astronomici esistente al tempo del Concilio di Nicea, tenutosi nel 325. La riforma gregoriana, quindi, non recuperò i tre giorni del 29 febbraio degli anni 100, 200 e 300 né il quarto giorno, che si era già aggiunto a causa del caos nell’applicazione del giorno bisestile intervenuta fra l’omicidio di Cesare e il definitivo decreto di riordino di Augusto dell’anno 8. Fu così che l’equinozio fu stabilmente spostato di quattro giorni rispetto alla sua data originari
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