Ciao io sono Alessandra di Amisio e il mio nome deriva dal greco alexein, che significa proteggere-difendere, e da andros cioè uomo e significa quindi protettrice degli uomini, e scusate se è poco, ma io dico sempre la verità!
Sarei stata addirittura la leggendaria moglie di Diocleziano, paro paro il persecutore mascherato più famoso della storia, che siccome mi ero fissata che dovevo a tutti i costi difendere la causa dei cristiani che venivano perseguitati, che ero entrata proprio nel comitato di liberazione e, siccome non mi perdevo mai manco un’assemblea, che mi avevano nominato rappresentante d’istituto, alla fine per eccessivo zelo, non vuoi che ti ho fatto incavolare proprio lui, l’imperatore in persona, nonché mio marito, che quando ha scoperto i miei traffici illeciti, è andato su tutte le furie e ha scatenato tutta la sua immonda ira verso di me, ordinando addirittura di decapitarmi il 18 aprile del 303, primo anno della sua violenta e sanguinaria persecuzione.
Ma prima di fare questa brutta fine, vi devo raccontare la storia di Alessandra e le 7 sorelle, Eufrasia, Claudia, Giuliana, Matrona, Teodosia ed Eufemia, che erano tutte mie compagne di assemblea e che, per la nostra condotta di vita, fummo notate dal prefetto Teotecno, un altro tra i più feroci persecutori contro i cristiani, e se la prese con noi e iniziò a seguirci e a darci il tormento, e inviò i suoi scagnozzi che ci acciuffarono e ce ne fecero passare di tutti i colori. Tanto che, ad un certo punto, la più grande di tutte Teodosia, dovette scendere in campo facendosi portavoce del gruppo, e invitò tutti a moderare un attimino i toni. Poi Teodosia si rivolse ai bruti, che erano davvero malintenzionati, e con un discorso ad effetto riuscì a far capire loro che noi 7 sorelle non avevamo più l’età per tenere testa a certi affronti, che proprio non ce la facevamo fisicamente che stavamo quasi sempre a digiuno e vorrei vedere voi quanto resistete quando vi mantenete a pane e acqua, che qua non abbiamo manco più gli occhi per piangere e, tra l’altro, potremmo essere le loro madri… che mica si fa così.
Insomma tanto fece che a questi li vennero gli occhi lucidi e se ne tornarono alle case loro. Ma il prefetto, non contento, mica si arrese, ci prese e ci trascinò a forza in una processione pagana, durante la quale i simboli e le immagini degli dei venerati dai pagani venivano lavate in uno specchio d’acqua, e ci misero praticamente alla gogna su un carro in piedi, ricoprendoci di insulti di ogni tipo. Il prefetto ordinò poi alle sacerdotesse di Minerva e Diana di offrirci corone e vestiti, proponendoci di seguirle, ma noi, cocciute, rifiutammo. Fu così che Teo fece legare me e le altre ad una pietra pesante, ci portarono su una barca e ci buttarono giu. E questo è quanto. Vi confido un segreto, tornassi indietro, non so se rifarei la stessa cosa…
Jenne Marasco