domenica 24 Novembre, 2024 - 15:42:22

Oggi si festeggia Santa Paola: l’assistente di greco di quella furia di San Girolamo

 

Ciao io sono Santa Paola – e tutti muti per due secondi – ma no no, un momento, non il boss malavitoso, io sono Paola detta anche la romana a Betlemme, e conosciuta perché ero una fan di Girolamo, il mio guru, che tutti conoscono come Padre e Dottore della Chiesa, il professore che aveva tradotto dal greco al latino la Bibbia e che era talmente una testa calda che litigava con tutti, tanto che se ne partì per l’Oriente, ritirandosi nel deserto della Calcide, dove vi rimase un paio di anni vivendo da eremita, e dove la leggenda vuole che l’unico amico che avesse trovato fosse addirittura un leone, l’unico essere vivente che gli rimase accanto, grato perché gli avrebbe tolto una spina dalla zampa. Spesso faceva penitenza colpendosi ripetutamente con un sasso. Era così integerrimo che a volte diventava tremendamente misogino, se la prendeva con le femmine, per esempio non poteva vedere le pizoche, « mogli senza marito, questa nuova specie di puttaneggio» così diceva (ndr). Aveva un caratteraccio ma aveva anche un sacco di cose da insegnare quell’uomo, era il mio mito!

Io all’epoca ero una nobildonna senza problemi che viveva in una bolla dorata, ma dopo un tranquillo matrimonio alle spalle che mi ha dato 4 figlie femmine Blesilla, Paolina, Eustochio e Rufina e un maschio Tossozio jr, che sono i miei pezzi de core e dopo l’improvvisa dipartita del mio caro marito, decisi di prendere baracca e burattini e di partire per l’Aventino raggiungendo la casa di Marcella e le altre, tutte seguaci di Girolamo, la quale aveva messo su un vero e proprio monastero domestico, tipo una comune fatta tutta di donne, in cui si viveva giusto con quello che passava il convento. Era finita la pacchia.

Nel frattempo Girolamo era ritornato a Roma, dove si impegnò a diffondere l’ascetismo tra gli aristocratici, riscuotendo grande successo tra le nobildonne, cosa che suscitò molto scalpore in giro dando origine a pettegolezzi maliziosi, che si sa che la gente ha la lingua lunga solo quando si tratta delle cose degli altri, infatti a sparlare fu soprattutto la nobiltà del clero romano, che egli definiva volgare e ignorante e dal quale infatti aveva preso le distanze.

Nonostante le malelingue, io e Marcella, siccome sapevamo il greco ed eravamo delle brave studentesse, diventammo subito le cocche di Girolamo, fondando un club di donne lettrici che andavano pazze per la Bibbia, aiutandolo nella traduzione,tant’è che poi alla fine si convinse a occuparsi della nostra direzione spirituale. E fu così che divenne il nostro guru, nel bene e nel male.

Mia figlia maggiore Blesilla, siccome era molto intelligente, non per niente era figlia mia, divenne la pupilla di Girolamo, ma aveva la salute cagionevole, e io le ripetevo sempre che non poteva essere molto severa con se stessa come gli imponeva la disciplina ascetica che seguivamo tutti, e infatti non passò molto che si ammalò e morì.  Non vi dico quante me ne hanno dette e quante ne ho sentite di cose brutte su Girolamo, ma io non sono mai riuscita ad odiarlo.

Con l’avvento del nuovo papa,  Siricio, che non poteva tanto vedere a Girolamo, fummo costretti tutti a lasciare Roma alla volta della Palestina, compiendo numerosi pellegrinaggi e un viaggio in Egitto e fondando monasteri a Betlemme e nei dintorni. La vita era frugale ma si tirava avanti. Io stessa ho insegnato l’ebraico e aiutato Girolamo nella sua opera. L’ho sempre sostenuto.

E niente alla fine negli ultimi anni di vita caddi in miseria e sono morta il 26 gennaio 404, come oggi, e ai miei funerali sono venuti tutti i vescovi della Palestina e moltissimi monaci e monachemiei amici. Fui sepolta nella grotta di san Girolamo vicino alla grotta della Natività, sotto l’altare a Betlemme e il discorso di commiato che mi fece il mio caro Girolamo viene ancora ricordato come la sua lettera più fine, tanto che ogni volta che lo leggo ancora non ci credo che l’abbia scritto quella gran testa calda quale era…

Jenne Marasco

 

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Notizie su Jenne Marasco

Jenne Marasco
Jenne Marasco nata a Sava dove tutt’ora risiede. Laureata in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università di Lecce, Indirizzo Storico Artistico. Ha conseguito la maturità scientifica al Liceo De Sancits Galilei di Manduria. Ha lavorato in ambito culturale per Eventi e Festival di Cinema occupandosi di Comunicazione, Ufficio Stampa, Organizzazione, Recensioni di Cinema e di Storia del Territorio. Ha collaborato alla realizzazione di documentari su personaggi di rilievo come il poeti e artisti salentini, e su tematiche storiche dedicate alla memoria. Ha collaborato come assistente alla regia al documentario “Viviamo in un incantesimo” (omaggio a Vittorio Bodini 2014). Ama molto leggere ha la grande passione della scrittura.

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