Non siamo alla ragione critica e neppure alla pura ragione. Se Hegel “costruisce” la fenomenologia sulla base di un illuminismo già superato l’unico che resta, in un contesto in cui il pensiero abita in incipit la metafisica, non ci resterebbe che Schopenhauer. Dimensioni che Giovanni Gentile fa sue per porre all’attenzione l’estetica dell’atto come “attualismo” di un Vico mai tramontato…
Se l’attacco al Ministro Giuli, ora su una visione di Hegel, diventa una “opzione” o una “opinione” mi sembra un fatto di estrema strumentalizzazione. Se si vuole arrivare al punto di dire che Gentile non fu un filosofo solo perché era un fascista la cosa è pericolosamente grave.
La linea è proprio questa che interagisce con la “eredità” “fascista” del Ministro. Alias Giuli non è un uomo di Cultura. Mi sembra ancora di più farraginoso il tutto.
Se poi si aggiunge che secondo le sinistre gli “intellettuali” di destra abbiano “il senso di inferiorità” l’infiorata della strumentalizzazione è completa.
Partiamo da un presupposto. La cultura di destra non ha alcun senso di inferiorità. Anzi agli intellettuali che un tempo camminavano con il quotidiano di partito nella tasca della giacca o dei pantaloni usando slogan senza senso si contrapponevano non altri intellettuali, ma uomini che la cultura la vivevano, l’hanno vissuta, l’hanno abitata e continuano ad abitarla.
Basterebbe dare una occhiata ai testi pubblicati nel corso di questi anni se pur in piccole case editrici. L’elenco è lunghissimo. Il dato è che le sinistre non leggono, non si aggiornano, non amano le comparazioni. Cercano il cavillo per dire cosa? Una sola ultima riflessione.
Se Massimo Cacciari considera Gentile il più importante filosofo del Novecento non solo italiano qualcosa vuol dire. A chi lo dice?
Se Hegel tornasse a scrivere spiegherebbe loro che la filosofia è un dubbio pur nella necessità di cercare la verità e Schopenhauer rappresenterebbe il mondo pessimo nel quale viviamo recuperato dal nicciano Manlio Sgalambro.
Il resto fomenta quisquilie perché ormai si sentono completamente tagliati fuori dai grandi temi delle civiltà metamorfizzate in antropologia. È tanto il loro marxismo che li conduce al livore. E ora venitemi a dire che non conosco la storia del fascismo. Dovrebbero leggere la storia della cultura del Ventennio con la documentazione prodotta da Renzo de Felice. Ovvero non con la ideologia della prassi ma con i documenti reali. Smettiamola di contestare e aggredire Giuli con le eredità fasciste.
Pierfranco Bruni