Nell’estate del 1968, un giovane protagonista affronta un’esperienza che cambierà la sua vita sulla spiaggia di Campomarino di Maruggio. Insieme al suo amico di scuola, si imbatte in un evento inaspettato mentre si gode i doni portati dal padre da un viaggio in Svizzera. Un improvviso vento li trascina in mare i ragazzi lontano dalla spiaggia, mettendo alla prova il coraggio e l’amicizia del protagonista. Con determinazione e grazie all’intervento di estranei altruisti, i due ragazzi riescono a sopravvivere. Questa avventura di mare diventa una lezione duratura sull’importanza dell’amicizia, del coraggio e della solidarietà nelle sfide impreviste della vita.
Il racconto
Era l’anno 1968 e avevo appena 9 anni. In quella stagione, mio padre Giovanni aveva un compito importante: accompagnare don Antonio Saponaro, fratello del suo datore di lavoro dott. Pietro, in una casa di riposo per ciechi a Gallarate. Nel frattempo, mio fratello Tonino era al suo fianco per offrire assistenza. La vicinanza con la Svizzera si presentò come un’opportunità unica: fare un salto dai miei zii emigranti Lino, Mimina, Cristoforo e Maddalena, che risiedevano a Triengen, un affascinante paese nei pressi di Lucerna.
Quando mio padre e mio fratello ritornarono da quel viaggio, portarono con sé una serie di doni per tutta la famiglia. A me fu donata una canna da pesca con un mulinello, in perfetto accordo con la mia passione per il mare. Mio fratello Tonino ricevette un materassino da mare gonfiabile, mentre mia sorella Anna Rita ottenne un costume da bagno con i volà e un set di pentole per bambini, in perfetto stile di giochi domestici.
Il mio amore per il mare era profondo sin dall’infanzia, un amore che mio padre aveva coltivato insegnandomi a nuotare. Ogni estate, la nostra famiglia aveva la tradizione di trascorrere giorni meravigliosi sulla spiaggia di Campomarino, situata sul lato destro del porto. Tuttavia, quella particolare estate del 1968 sarebbe stata unica nel suo genere.
In quel luogo di mare, incontrai un amico di scuola e di giochi, Gigi. Era inevitabile che il nostro incontro si trasformasse in ore di avventure lungo la battigia. La mia emozione più grande era poter mostrare al mio compagno il lettino da mare che mio padre aveva portato con sé. Decidemmo così di sdraiarci su quella superficie galleggiante sull’acqua, ignari dell’evento che avrebbe rivoluzionato la nostra giornata.
Un repentino vento di tramontana si levò, trascinandoci verso il largo. Mentre io cercavo di mantenere la calma, il mio amico in preda al panico si lasciò cadere in acqua staccandosi dal materassino, nonostante la sua inesperienza in nuoto. Senza esitazione, mi lanciai in acqua, determinato ad aiutarlo. Raggiunsi il mio amico e lo sollevai sulle spalle, tenendolo come si dice a “cavaluccio”.
Nonostante la mia giovane età, mi resi conto che la mia forza sarebbe stata cruciale in quel momento. Lottammo contro l’acqua che ci smmergeva, cercando di respirare tra un sforzo e l’altro, mentre cercavo di mantenerci in superficie. Agitai le mani nell’aria, sperando che qualcuno notasse la nostra difficoltà.
La fortuna ci sorrise quando due uomini si fecero avanti. Uno di loro era Vito Stani, il genero del mio padrino di cresima, il dottor Pietro Saponaro. Senza esitazione, Vito e il suo amico corsero in nostro aiuto. Quell’atto di altruismo e coraggio ci salvò dalla situazione critica. Anni dopo, il ricordo di Vito Stani rimane ancorato nella mia mente come un simbolo di gentilezza e di aiuto disinteressato.
Oggi il mio amico Gigi racconta questo episodio ogni volta che abbiamo modo di incontrarci nel mio paese natale Maruggio.
Quella giornata mi insegnò l’importanza dell’amicizia, del coraggio e della prontezza di spirito nei momenti di difficoltà. Il mare, che da sempre ha avuto un posto speciale nel mio cuore, diventò il palcoscenico di una lezione di vita che non avrei mai dimenticato.
Fernando Filomena