TARANTO – Un alto ufficiale della Marina militare italiana, il capitano di vascello Giovanni Di Guardo, comandante della base di Maricommi di Taranto, è stato arrestato in flagranza con l’accusa di corruzione nella serata di mercoledì 14 settembre dalla guardia di finanza assieme all’imprenditore Vincenzo Pastore, sindaco di Roccaforzata e presidente della società cooperativa Teoma che si occupa di pulizie.
Comunicato ufficiale della Guardia di Finanza:
I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Taranto hanno eseguito due arresti in flagranza di reato nei confronti di un alto Ufficiale della Marina Militare in servizio a Taranto,G.D.G. di 56 anni, e di V.P., tarantino di 69 anni, presidente di una cooperativa nel settore delle pulizie.
L’attività è stata eseguita nell’ambito di indagini, già in corso da mesi, connesse ad un procedimento penale originato dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Taranto – dr. Maurizio Carbone.
Nel tardo pomeriggio di ieri, nell’ambito di un servizio di osservazione e pedinamento sono stati individuati l’ufficiale e l’imprenditore incontrarsi in zona centrale della città.
Sulla scorta di probanti indizi gli stessi sono stati fermati e perquisiti quindi trovati in possesso di due buste contenenti complessivamente 5 mila euro in contanti.
Per entrambi si è pertanto proceduto all’arresto – nella flagranza del reato di corruzione – e tradotti nella locale Casa Circondariale a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Sono in corso di esecuzione perquisizioni ed ulteriori accertamenti finalizzati a fare piena luce sulla vicenda.
Dalla Marina Militare pieno sostegno alla Magistratura
La Marina in una nota ribadisce «il proprio pieno sostegno all’azione della Magistratura» sottolineando di aver «incrementato al proprio interno le attività ispettive e di controllo finalizzate a prevenire e contrastare il fenomeno della corruzione per garantire la massima trasparenza e a salvaguardia del personale che presta quotidianamente servizio con spirito di sacrificio e senso dello Stato, compiendo il proprio dovere anche a rischio della vita»
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