Alle prime ore del mattino di oggi, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Manduria, coadiuvati nella fase esecutiva dai militari delle Stazioni dipendenti dalla stessa Compagnia, hanno dato esecuzione, nel comune di Lizzano (TA), a 4 provvedimenti cautelari emessi dal GIP del Tribunale di Taranto, dott. Giuseppe TOMMASINO, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica di Taranto, dr.ssa Maria Grazia ANASTASIA, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di rapina a mano armata e furto aggravato di due autovetture utilizzate per la commissione di rapina.
Le indagini hanno consentito di disarticolare un gruppo composto da quattro giovani residenti a Lizzano che, negli ultimi tre mesi, con armi in pugno, in quattro diverse circostanze, si sono alternati nel compimento di tre rapine ad esercizi commerciali e tentarne una quarta in banca.
Le indagini venivano avviate il 13.02.2017, a seguito di una prima rapina perpetrata ai danni di un supermercato di Fragagnano (Ta), ove un ignoto malfattore, travisato ed armato di pistola, irrompeva e, sotto la minaccia dell’arma, si impossessava della somma contante di cassa € 1.950,00. Il predetto, terminata l’azione delittuosa, si dava a precipitosa fuga a bordo di una Lancia Y condotta da un complice. L’auto, rinvenuta dai Carabinieri poco dopo nell’agro di Fragagnano, è risultata oggetto di furto perpetrato pochi minuti prima in quel centro.
I Carabinieri dell’Aliquota Operativa della Compagnia di Manduria, coadiuvati dai militari della Stazione di Fragagnano, all’esito dell’esame delle immagini di numerosi sistemi di videosorveglianza presenti in zona, riuscivano a ricostruire il percorso seguito dai malviventi nelle fasi precedenti e successive al reato predatorio. In particolare, analizzando le immagini del furto della predetta autovettura, gli investigatori individuavano il numero di targa della Fiat Punto di colore scuro a bordo della quale i rapinatori avevano raggiunto quel centro abitato. L’auto, intestata ad una donna di Lizzano, risultava di fatto utilizzata dal figlio convivente della stessa, MOTOLESE Giuseppe, 28enne, pregiudicato con precedenti specifici, con forte somiglianza con il soggetto notato da un testimone abbandonare la Lancia Y subito dopo la commissione della rapina. Ulteriori accertamenti, eseguiti anche attraverso l’escussione di persone informate sui fatti, fornivano altri indizi di reità in capo al MOTOLESE e consentivano, altresì, di identificare il suo presunto complice in CARRIERI Antonio, 36enne di Lizzano, anch’egli pregiudicato per reati specifici.
Nella serata del 06 aprile 2017, a Lizzano, si verificava un seconda rapina presso un esercizio commerciale di rivendita di oggettistica gestito da cittadini cinesi. Due persone travisate, di cui una armata di pistola, si introducevano e si impossessavano del registratore di cassa contenete la somma in contanti di € 500,00, allontanandosi a piedi per le vie adiacenti per poi salire a bordo di una Fiat Panda e dileguarsi, facendo perdere le proprie tracce. Anche in questo caso le indagini si incentravano principalmente sull’acquisizione dei filmati delle telecamere presenti nella zona, che consentivano di individuare il modello di veicolo utilizzato dai malfattori. Alcune ritraevano I movimenti effettuati dai malfattori dei malfattori, immortalati i malviventi, pochi istanti prima di fare irruzione, mentre si aggiravano a bordo dell’utilitaria, peraltro già notata dai militari della Stazione di Lizzano, impegnati in un servizio perlustrativo, con a bordo due giovani del posto, MELE Giuseppe, incensurato di 26 anni, e MOTOLESE Giuseppe.
Le successive indagini accreditavano gravi indizi a carico dei predetti che, tra l’altro, risultavano somiglianti per movenze e caratteristiche fisiche ai malfattori immortalati dalla videosorveglianza del negozio rapinato. A riguardo, veniva interessato personale della Sezione Investigazioni Scientifiche del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale Carabinieri di Taranto, che eseguiva un accertamento antropometrico sulle stature dei due rapinatori rilevate dalle immagini estrapolate dal circuito di video sorveglianza dell’esercizio commerciale, dal quale emergeva che le stesse erano compatibili con quelle dei citati MOTOLESE e MELE.
Un terzo episodio si verificava a Fragagnano il 26 aprile u.s. in danno del supermercato già rapinato a febbraio. Alle ore 19:00, due persone con volto travisato da passamontagna, di cui uno armato di pistola, accedevano nell’esercizio e si impossessavano del registratore di cassa contenente 400,00 euro per poi darsi alla fuga a bordo di una Fiat Punto di colore grigio, parcheggiata poco distante e condotta da un terzo complice. Il personale dell’Aliquota Operativa di Manduria, dopo aver escusso i testimoni e, anche in questo caso, acquisito le immagini di numerosi impianti di videosorveglianza, ricostruiva il percorso seguito dai predetti a bordo della Fiat Punto di colore grigio, prima e dopo la commissione della rapina. In particolare, gli investigatori, dopo aver individuato alcuni segni caratteristici del mezzo, riuscivano a dimostrare che il veicolo era quello in uso a MOTOLESE Giuseppe. In merito, dall’analisi delle immagini acquisite da alcune telecamere installate a Lizzano, veniva dimostrato come il MOTOLESE, il 26 aprile u.s., alla guida della sua Fiat Punto, si era allontanato da quel centro per un tempo sufficiente a raggiungere Fragagnano, perpetrare la rapina e ritornare indietro. A questo punto, le indagini si indirizzavano nei confronti di alcuni soggetti che frequentavano abitualmente il MOTOLESE al fine di poter individuare il suo complice. L’attenzione si focalizzava sul pregiudicato, 43enne CARLINO Salvatore, gravato tra l’altro da precedenti specifici, che, per caratteristiche fisiche e per un tatuaggio sull’avambraccio sinistro, risultava pianamente somigliante all’altro rapinatore. Un ulteriore grave indizio della responsabilità del predetto si otteneva dall’analisi di una foto postata su un profilo Facebook di, nella quale il 43enne indossava un cappello di foggia e di colore identico a quello indossato dal rapinatore durante la rapina.
I Carabinieri riuscivano, inoltre a raccogliere gravi indizi a carico di MOTOLESE Giuseppe e MELE Giuseppe, anche per un singolare tentativo di rapina commesso il 17 maggio 2017, in danno della filiale della BNL di Lizzano. Acquisiti e visionati i filmati delle telecamere di uno stabile ubicato di fronte alla banca, il personale della Stazione Carabinieri di Lizzano riconosceva il MOTOLESE nel malvivente che, vestito con un giubbetto nero, pantaloni di colore chiaro e scarpe ginniche bianche, dopo essersi coperto il volto con un passamontagna, impugnando un taglierino, si era avvicinato all’ingresso dell’istituto di credito e, attraverso la porta a vetri, aveva minacciato la direttrice e la guardia giurata per farsi aprire la porta, salavo desistere per la reazione degli stessi che gli indicavano di aver chiamato il 112.
I militari accreditavano, altresì, il coinvolgimento di MELE Giuseppe che, nella circostanza, aveva assunto una posizione defilata ed aveva fatto da “palo” in copertura del suo complice. Continuando la visione del filmato i militari notavano che, al momento della fuga, il MELE Giuseppe, preso dalla concitazione, non aveva fatto caso alla presenza delle telecamere ed era passato con il passamontagna alzato sulla fronte lasciando scoperto il volto.
Le indagini proseguivano e si indirizzavano nella ricerca del vestiario e dell’arma utilizzata dai malviventi e pertanto, nei decorsi giorni, sono state eseguite delle perquisizioni che consentivano di rinvenire alcuni capi di abbigliamento identici a quelli indossati dai malviventi nell’esecuzione della rapina del 13 febbraio e nel tentativo di rapina del 17 maggio.
E’ stato accertato che le attività predatorie portate a termine hanno complessivamente fruttato all’incirca 2.850,00 euro.
I Carabinieri, nel corso delle odierne operazioni hanno sequestrato presso l’abitazione del MOTOLESE una pistola a salve cal.8, marca Bruni, abilmente modificata per renderla strumento atto ad offendere.
I destinatari delle misure sono stati associati presso la Casa Circondariale di Taranto. Sono in corso accertamenti intesi a verificare il coinvolgimento dei soggetti in altre rapine di similare modus operandi occorse nel settore orientale della provincia ionica nei decorsi mesi.
Il nome dell’operazione deriva dalla capacità dimostrata dai malviventi di portare a termine le azioni con velocità fulminea, anche in un solo minuto. Da qui Operazione Fulmine.
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